1 giugno 2012
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Biografia di Carlo Ripa di Meana
• Marina di Pietrasanta (Lucca) 15 agosto 1929. Politico. Ex presidente della Biennale di Venezia (1974-1979), eletto al Parlamento europeo nel 1979 e nel 1994, commissario europeo alla Cultura e all’Ambiente nelle due commissioni Delors (1985-1992), ministro dell’Ambiente nell’Amato I (1992-1993), ex portavoce dei Verdi (1993-1996), ex presidente di Italia Nostra (2005-2007), da ultimo presidente del Comitato nazionale del paesaggio e presidente onorario dell’Associazione italiana wilderness (Aiw).
• «Secondo di una nidiata di sette tra fratelli e sorelle. Quella di Ripa di Meana era la generazione di chi ebbe vent’anni nel secondo dopoguerra e pensò che tutto fosse possibile purché ci si schierasse dalla parte del Partito comunista. C’era anche lui in quella mitica redazione dell’Unità dei primissimi anni Cinquanta al numero 149 di via Quattro Novembre, il quotidiano che dirigeva Pietro Ingrao e dove primeggiavano Alfredo Reichlin, Luigi Pintor, Maurizio Ferrara. Un giorno gli si presentò Ingrao a offrirgli un incarico politico oltre frontiera: andare a Praga, nel cuore dell’impero dominato dall’Urss, a dirigere il mensile in otto lingue degli studenti comunisti. Ripa di Meana accetta e parte. La Praga del tempo è un crocevia di tutte le sinistre europee. Un giorno arriva uno studente milanese alto e allampanato, uno che ha già fatto della politica il suo mestiere, un certo Bettino Craxi. Ripa gli sta subito simpatico e perciò Craxi glielo chiede diritto diritto: ma che diavolo è questo comunismo reale? E Ripa gli risponde che è una roba cupa che sa di miseria. Comincia allora un’amicizia umana e politica che si romperà soltanto nell’estate del 1992, quando Ripa si dissocia pubblicamente dai corsivi intimidatori nei confronti dei magistrati milanesi che Craxi stava pubblicando sull’Avanti!» (Giampiero Mughini). Nel 1977, in sintonia con il Psi, organizzò una Biennale del Dissenso invitando gli intellettuali dell’Est comunista in esilio. Il Pci boicottò l’iniziativa, i direttori delle varie sezioni si dimisero, «Ripa di Meana combatté su molti fronti e contro molti ostacoli, ma riuscì a vincere la battaglia. Il successo fu eccezionale» (Giovanni Russo).
• Da ambientalista, contrario all’ecomostro del borgo di Monticchiello in Val d’Orcia (su cui vedi anche Alberto Asor Rosa), al megainsediamento di villette e palazzine vicino ai palazzi gonzagheschi di Mantova, al parcheggio interrato in piazza Sant’Ambrogio a Milano, agli ascensori del Vittoriano e al ristorante sulla terrazza, alla tramvia nel centro di Firenze («un delirio irragionevole») ecc.
• Nel 2007, intervenendo a un appuntamento della rassegna Cortina InConTra, chiese perdono alla famiglia di Luigi Calabresi per aver firmato un documento pubblicato nel 1971 sul settimanale l’Espresso in cui si incolpava il commissario di polizia assassinato nel 1972 del delitto dell’anarchico Giuseppe Pinelli, morto nel 1969 dopo un volo dal quarto piano della questura di Milano.
• «È molto probabile che voterò per il centrodestra» (alla vigilia delle politiche 2008, incerto tra il Pdl e la lista anti-aborto di Giuliano Ferrara).
• Nel 2013 si schierò dalla parte di Gianni Alemanno, candidato sindaco di Roma. Alle politiche votò per Berlusconi: «Nella qualità dell’uomo Berlusconi, dato mille volte cotto, mille volte morto, ho trovato una sintonia con le cose profonde: in campagna elettorale diceva verità infinitamente più pacate di quelle naif di Bersani...» (Concetto Vecchio) [Rep 12/5/2013].
• Nel 2008 fu sottoposto a un’operazione a cuore aperto.
• Sposato con Marina Punturieri, più nota all’epoca del matrimonio come Marina Lante della Rovere. «Eravamo a Parigi, all’inaugurazione del centro Pompidou. Io ero presidente della Biennale, in compagnia di Michel Guy ministro della cultura e con Chirac, allora sindaco di Parigi. Al mio fianco Gae Aulenti, a cui ero legato. Arrivò Marina, gelosissima, e senza una parola mi inflisse un calcio alla gamba sinistra: mi spaccò la tibia. Sotto gli occhi di tutti» (a Maria Corbi). «Come può succedere che un libertino, gloriosamente soprannominato Orgasmo da Rotterdam, a un certo punto si sposi? “Lei mi piaceva ma ero recalcitrante, faceva cose che consideravo disordinate, come scrivere il suo numero di telefono sui preziosi abat-jour della casa che mi aveva prestato Wally Toscanini. Fu abile nel farmi sentire un piccolo contabile della mia libertà. Percepii meschina, ridicola, la teorizzazione del non sposarsi. E allora come oggi la cosa che più mi fa cader le calze è sentire qualcuno dire la mia compagna”» (da un’intervista di Camillo Langone).
• Con Marina hanno adottato un figlio, Andrea.