1 giugno 2012
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Biografia di Giuseppe Salvatore Riina
• Palermo 3 maggio 1977. Mafioso. Detto “Salvo”, ma anche ’u Picciriddu (per dire che era il figlio maschio più piccolo). Terzogenito di Salvatore Riina (vedi scheda). Attualmente sottoposto alla misura della sorveglianza speciale a Padova.
• Aveva ormai la sua prima residenza ufficiale a Corleone (vedi Giovanni Francesco Riina) quando gli agenti della Dia lo intercettarono mentre si vantava col fratello maggiore Giovanni della sua prima mafiosata (aveva «fottuto un bidone di 40 litri» a un benzinaio costringendolo a smettere di scioperare). A ventiquattro anni sceglie o gli scelgono una Bagarella per fidanzata, figlia di un cugino della mamma Ninetta. Quando suo fratello Giovanni finisce in gabbia, viene designato successore del padre, che nutre grandi aspettative su di lui (se Giovanni gli assomiglia fisicamente Salvo ha preso da lui la prontezza di ragionare).
• Viene arrestato il 5 giugno 2002 per associazione mafiosa ed estorsione grazie a una microspia piazzata sulla sua Audi. Condannato in via definitiva a 8 anni e 10 mesi di reclusione (Cassazione, 8 gennaio 2009), ha già scontato le pena e attualmente è sottoposto alla misura della sorveglianza speciale a Padova.
• La cimice rivelò anche la sua passione per gli orologi («Sai io, minchia, ho due orologi conservati che ci vogliono occhi per guardarli, cose che gli altri se le possono sognare… ed è tutto sarbatu (“conservato”)… ne ho uno in oro rosso con la padella grossa, poi ho un Cartier con il cinturino in cuoio, uno con il quadrante di oro rosso pure quello, uno di acciaio normale… cose che non si vedono»).
• Lavora per una Onlus (“Famiglie contro l’emarginazione e la droga”).
• «Non vedo mio padre da dieci anni. Non lo tocco da venti. Di lui so che sta male, che è stanco, malato. Ha il Parkinson e un cuore malandato. Vorrei abbracciarlo, certo, ma so che lo farò solo quando sarà morto» (intervistato da Oggi, nel 2012).
• «Per me è un orgoglio chiamarmi Riina. È un cognome che mi è stato dato da due genitori capaci di insegnarmi tante cose: i valori, la morale. Io sono onorato di essere figlio di Totò Riina e Antonietta Bagarella […]Credo nello Stato italiano. Poi posso non condividere alcune delle leggi, ma l’importante è che le rispetto. Non mi riconosco invece in alcun partito politico e quindi non voto» (intervistato dal Corriere Veneto, nel 2013).
(a cura di Paola Bellone).