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 2012  giugno 01 Venerdì calendario

Biografia di Katia Ricciarelli

• (Catiuscia) Rovigo 18 gennaio 1946. Soprano. Attrice. Studi al Conservatorio di Venezia, nel 1971 vinse il concorso internazionale televisivo Voci verdiane. Repertorio che spazia dal Settecento al verismo. «Solo le mezze calzette non vengono mai fischiate».
• A otto anni aveva già una voce «lirica»: «Impostata, piena, ne avevo quasi vergogna. Mi sembrava di aver a che fare con una bestia più grande di me. Eppure ho dovuto fare gavetta e sacrifici: cantavo nelle carceri o al circo per portare soldi in famiglia».
• Crebbe con la mamma a Bassanello («dove, come se non mi fosse bastata quella in Polesine nel 1951, finii alluvionata una seconda volta nel 1966»): «Sono stata povera, ma povera davvero. Ho lavorato in fabbrica, facevo i transistor, i primi registratori; poi la commessa alla Upim». Il suo modello non fu la Callas: «No, aveva una voce diversa, più metallica. Assomiglio semmai di più alla Tebaldi». Aveva un sogno: «Quello che desideravo più di ogni altra cosa era cantare con Mario Del Monaco. Lo feci a Bruxelles, in Otello».
• «Tutti parlavano di Iris Adami Corradetti, ex celebre cantante, che insegnava contemporaneamente a Padova, a Venezia e anche al liceo musicale di Rovigo. Andai da lei e le dissi che volevo studiare con lei. Mi sorrise, sedette al pianoforte e mi fece cantare qualche cosa. “Sei molto brava”, disse, “ma sei troppo giovane. Se vuoi diventare una cantante, non devi sforzare la voce ora che le tue corde vocali sono in formazione. Torna da me quando avrai compiuto 18 anni”. A 18 andai a Padova in cerca della Corradetti. Si ricordava di me. Insegnava solo al Conservatorio di Venezia. Mi iscrissi e divenne la mia insegnante. Il viaggio giornaliero Rovigo-Venezia e ritorno era un inferno. Decisi di fermarmi a Venezia. Trovai una stanza che dividevo con un’altra ragazza, povera come me. Per sostenere le spese, risparmiavamo su tutto. Compreso il cibo. Furono gli anni più tristi della mia vita. Non per i sacrifici, ma per la solitudine. Venezia era un ambiente chiuso. Non avevamo amicizie. Eravamo sempre senza soldi e quindi non potevamo uscire da sole. Avevo il cuore che mi scoppiava. Per rabbia studiavo ore e ore. Al Conservatorio ero la migliore, ma ero anche una ragazza sola e disperata. Tenni duro e mi diplomai con il massimo dei voti».
• Dicono che è stata aiutata dalla bellezza («Pelle d’alabastro e occhi azzurri di trasparente intensità»): «Ma io all’inizio ero una ragazzotta così così, un po’ burinotta».
• «Il mio debutto in teatro risale al 2 ottobre 1969, al Teatro Sociale di Mantova. Ero protagonista della Bohème di Puccini. Avevo 23 anni. Ricordo tutto di quella sera. Debuttavo perché avevo vinto un concorso molto importante, l’Aslico (Associazione lirica concertistica italiana) di Milano. Lo avevo vinto in modo strano. Avevo trionfato nelle selezioni e nelle semifinali. Ero sicura della vittoria. Per la finale scelsi l’Ave Maria dell’Otello di Verdi, un brano adattissimo alle mie dote vocali, che mi permettono di emettere note limpide ed eseguire ”filati” pianissimi, che sembravano venire dal cielo. Ma durante l’esibizione, arrivata a quella magica nota finale, rimasi senza voce. Avrei voluto piangere, sprofondarmi, sparire, scappare. Ma mi venne in aiuto il mio carattere puntiglioso. Rimasi lì, ferma, impietrita per qualche attimo, poi chiesi alla giuria di poter ripetere la romanza. Mi fu concesso e lo feci con una tale maestria, una tale perfezione, da commuovere tutti e vinsi» [Chi, dicembre 2009].
• Dotata di un timbro vocale di grande bellezza e luminosità e di una buona predisposizione al canto d’agilità, raggiunse l’apice della carriera tra gli anni Settanta e gli Ottanta: Donizetti, Rossini, Verdi e Puccini gli autori più frequentati. Fu colta ancora «in forma strepitosa, dolcissima, bellissima, commovente» (Dino Villatico) nel Bianca e Falliero di Rossini al Festival di Pesaro dell’86, e poi «Desdemona ideale, soave e qui, finalmente, senza portamenti e con pochissimi appoggi: e intonatissima» (Michelangelo Zurletti) nell’ Otello scaligero dell’87 con Carlos Kleiber sul podio. «Il momento indimenticabile? “Me lo regalò von Karajan all’audizione per il disco della Tosca con i Berliner (del 1980 - ndr). Al pianoforte, gli occhi azzurri glaciali, disse: Da quarant’anni aspettavo un legato così’”» (Claudia Provvedini). Qualcuno le rimproverava una certa freddezza interpretativa (per Elvio Giudici la sua Desdemona in disco dell’85 è afflitta da «una povertà d’espressione avvilente, in pratica ridotta solo al piagnucolio o al soffio sgomentato»), in ogni caso il declino fu più rapido che in altre cantanti.

• «Ciò che mi ha più ferito sono stati i fischi alla Scala per la Luisa Miller, nell’89. Ho sentito l’odore del sangue appena in scena: non avevo neppure cantato una nota. Amo il pubblico italiano perché è vivo; ma quando si portano i fischietti a teatro è maleducazione». «La miscela detonante non ha avuto nemmeno bisogno d’una miccia lunga: sono bastate le indecisioni della bionda protagonista al termine della cavatina Lo vidi, e il primo palpito, una ventina di minuti dal fischio d’avvio, per far esplodere i cecchini dell’ultimo ordine e il clima dichiaratamente ostile». La leggenda scaligera racconta che al termine del duetto del terzo atto con il padre si lasciò scappare un «Dio vi maledica» al pubblico che non la lasciò quasi finire. «Quella sera Pippo Baudoschiaffeggiò un loggionista nel dopo-serata. Lei diventerà una diva della televisione e non metterà più piede alla Scala» (Pierluigi Panza).
• Il suo rapporto conflittuale con il pubblico della Scala risale però al 1973, quando si esibì in Suor Angelica di Puccini. «Nei giorni che precedettero l’esecuzione ci fu una grande campagna pubblicitaria a mio favore. Forse esagerata. I nemici organizzarono la vendetta. Fin dall’inizio dello spettacolo avvertii che il pubblico era diviso in due fazioni: i miei ammiratori e i miei nemici. Ogni applauso era turbato da fischi ingiustificati. Dopo la mia romanza Senza mamma, si sentì una voce gridare forte: “Sei divina, bravissima”. E scoppiò il finimondo. La Scala divenne un’arena infuocata. Le due fazioni del pubblico si insultavano ferocemente. Volarono pugni, calci, ci furono feriti. Ero indignata, perché quell’esibizione alla Scala, tanto sognata e attesa, si stava trasformando in un fiasco. Ma sapevo di avere la coscienza a posto. Sapevo di cantare bene. Per questo non ho mollato. Ho sfidato il pubblico e ho portato a termine l’opera» [a Chi, dicembre 2009].
• «Da 40 anni mastico lirica, dove tutte le eroine sono melodrammatiche. Ma io amo ridere, sono una mattacchiona, mi piacciono le persone con senso dell’umorismo e affronto tutto con ironia. Io vado avanti qualsiasi cosa succeda, non ci penso neanche un minuto a piangermi addosso, non c’è tempo».
• Adesso preferisce cantare nei recital: «Il tempo passa, vorrei evitare di sembrare patetica e sentirmi dire ”questo lo facevi meglio vent’anni fa”. Preferisco scegliermi un repertorio, quello per cui la gente mi ricorda, e offrirlo in serate informali, dove oltre che cantare dialogo col pubblico».
• Alle elezioni politiche del 2001 si candidò con il partito Democrazia europea (D’Antoni e Andreotti) come capolista alla Camera (ma non fu eletta). Disse all’epoca: «Sono sempre stata dc. Il mio mondo, quello in cui sono cresciuta, è quello dei Mariano Rumor, dei Toni Bisaglia, degli Aldo Moro. Solo che non ho mai votato. Prima ero troppo giovane, poi ero sempre in giro... E quando ho cominciato a pensare che era il caso di votare non mi andava di votare per nessuno».
• Alle amministrative del 2012 fu capolista della lista civica “Mira che cambia”, per il comune di Mira (Vicenza).

• Alle soglie dei sessant’anni debuttò nel cinema con La seconda notte di nozze di Pupi Avati vincendo il Nastro d’argento come miglior attrice: «Un giorno Avati mi telefona, e io pensavo che forse volesse una mia piccola partecipazione come cantante. Invece no, mi chiede di leggere la sceneggiatura, mi spiega che idea ha avuto. Io l’ho letta e ho ritrovato una parte di me». Con il regista bolognese anche in Gli amici del bar Margherita (2009). Ha recitato con Cristina Comencini in Bianco e nero (2008), ultimo ruolo cinematografico ne La sedia della felicità (2014) di Carlo Mazzacurati.
• «Avrei voluto iniziare il cinema prima, così non avrei interpretato solo la mamma, ma anche la fidanzata!».
• Da ultimo, vista nella fiction tv Un matrimonio, sempre di Pupi Avati . In tv anche Carabinieri (2007) e Un passo dal cielo (2011).
• Il 18 luglio 2008 debuttò come attrice teatrale al Festival di Borgio Verezzi, protagonista di Gloriosa dell’inglese Peter Quilter, regia di Enrico Maria Lamanna: interpretava Florence Foster Jenkins che, nota come la peggiore cantante del mondo, riuscì ugualmente a conquistare folle di fan. Dal 2013 porta in scena Altro di me... spettacolo tratto dall’autobiografia Altro di me non saprei narrare (Aliberti, 2008) e scritto da Maurizio Costanzo ed Enrico Vaime.
• In occasione dei suoi quarant’anni di carriera, nel dicembre 2009 si esibì al teatro La Fenice di Venezia, duettando con molti colleghi, tra cui Massimo Ranieri, Albano, Ron. L’evento andò in onda su Canale5.

• Ha detto: «Sto bene con i maschi perché mi è sempre mancata una figura maschile, paterna da bambina, poi da donna un figlio». È stata sposata 18 anni con Pippo Baudo, con cui fece l’amore tre quarti d’ora dopo averlo conosciuto (all’hotel Quirinale di Roma, una e mezzo del mattino): «All’inizio del nostro matrimonio mi mandavo dei fiori da sola per provocarlo, perché mi chiedesse chi era che li aveva mandati. Però non lo faceva». Finì, confidò, «perché lui mi mancava di rispetto»: «Di tutta questa vicenda si può dire, parafrasando il titolo di una telenovela, Anche i ricchi piangono, che anch’io ho pianto. E tanto». Lei a un certo punto gli chiese, attraverso i giornali, di tornare («Pippo, alla nostra età, che cosa abbiamo fatto?») ricevendone un netto rifiuto. Ancora nel 2008 s’è lamentata con Tv Sorrisi & Canzoni: «Il giorno del mio compleanno mi aspettavo una telefonata da Pippo, si sarà dimenticato. Può succedere, ma ci contavo».
• «Se tornassi indietro, rifarei tutto. Una cosa la cambierei: al divorzio con Pippo Baudo ci arriverei dopo tre anni. E non dopo diciott’anni di matrimonio (...) Mano a mano che passa il tempo, mi rendo conto di una cosa sola: sento che non c’è stato amore. Da parte mia sì, c’era, dall’altra non ne sono sicura. Come è possibile cancellare tutto? Perché non si può dire: tra noi è andata, è finita, ma non gettiamo via tutto e manteniamo un rapporto cordiale? Sono delusa».

• Storia anche con José Carreras: «Un grande artista, un gentilissimo compagno, un grande amore e una grande intesa». Ma col tempo cambiò giudizio: «Guai se un uomo non mi fa ridere, peggio se pensa solo a se stesso, come mi capitò con José Carreras».
• Un’altra relazione, la ebbe con l’impresario teatrale Paolo Grassi: «È stato l’uomo che, nel corso della mia vita, mi ha affascinato più di ogni altro. A poco a poco ci innamorammo. Segretamente, perché lui era famoso. Io avevo 26 anni e lui il doppio dei miei. Ma l’età non contava. Mi sentivo attratta da lui. E lui era perso di me. I pochi amici che conoscevano la storia erano entusiasti. Avevano fatto di tutto per allontanarmi da Carreras e invece favorivano Grassi. Accanto a lui, dicevano, sarei diventata la regina della Scala e di tutti i teatri. Decidemmo proprio di sposarci. Era cosa fatta. Ma all’ultimo saltò tutto. Tornai a cantare con Carreras e capii che lui mi aveva stregato. Per Grassi avevo un’ammirazione infinita, per Carreras una passione infinita» [Chi, dicembre 2009].
• «A questa età ho capito che più di un marito serve un amico: il collante di un matrimonio è l’amicizia, non il sesso, che adesso proprio non mi interessa. C’è chi dice che va avanti fino a 70-80 anni: ma come fanno a non rompersi le palle? Io voglio vivere la mia vita, andare a dormire tranquilla nel mio letto» (a Marina Cappa) [Vty 10/10/2012].
• Vive a Bardolino (Verona), in una casa affacciata sul lago di Garda.
• Assieme all’amica Mariagrazia Di Nardo, ha fondato la casa di produzione Mkm.

• Nel 2006 partecipò al reality show La fattoria, in cui fece, a seconda dei punti di vista, la parte della cattiva o della capa.
• Nel novembre 2012 cantò l’Inno di Mameli allo stadio Olimpico di Roma in occasione della partita di rugby Italia – Nuova Zelanda. «Ma ha dimenticato buona parte del testo e ha modificato la frase “Dov’è la vittoria” in “Dov’è la di Scipio”, attirandosi i fischi del pubblico e qualche sorriso degli stessi giocatori» [Fat 19/11/2012].

• Giocatrice: «L’unica volta che sono passata per Las Vegas sono stata tre giorni e tre notti senza dormire davanti a una slot machine». Fama di spendacciona: «Per me il denaro non ha importanza. Son soldi miei».