1 giugno 2012
Tags : Remo Remotti
Biografia di Remo Remotti
• Roma 16 novembre 1924 – Roma 22 giugno 2015. Attore, pittore, scrittore, poeta, cantante ecc.
• Ha girato film con Moretti, Bellocchio, Verdone, Taviani, Scola, Coppola, Marshall, Allen. È apparso nel Medico in famiglia e ha messo in scena i suoi testi teatrali. Le sue opere d’arte sono esposte anche alla Galleria d’arte moderna di Roma. Da ultimo visto in tv ne I Cesaroni (2009) e Viso d’angelo (2011), al cinema come il barbone ne La banda dei Babbi Natale (Paolo Genovese 2010), e come Annibale in Viva l’Italia (Massimiliano Bruno 2012).
• «Mio padre morì quando avevo dodici anni. Era un uomo meraviglioso e la sua scomparsa incasinò ogni cosa. Mia madre si attaccò ossessivamente a suo figlio e io mi sentii soffocato, iperprotetto, perduto. Se non fossi scappato di casa, nonostante la scuola dei marinaretti di Via Flaminia e la succursale “Caio Duilio”, dove tra una vogata e l’altra i precettori non dimenticavano di ricordarci la necessità di essere virili: “Che fai? Piangi? Me ce li hai i coglioni?”, sarei sicuramente diventato un frocio da pisciatoio (…) Ho fatto qualunque mestiere. Il padroncino per una cooperativa di tassisti, l’impiegato di una compagnia aerea, il contabile di una fabbrica di plastiche. Dopo qualche anno tra i poveri di Lima e le luci abbaglianti del Waikiki, dopo aver frequentato una scuola di pittura e aver passato un mese e mezzo in un ospedale psichiatrico per una mattana al locale tennis club, feci ritorno in Italia. Non avevo un soldo e dopo sette anni in Perù indossavo gli abiti del pugile suonato. Il primo colloquio di lavoro, con il mio bel vestitino pulito e la mia laurea in tasca, lo feci con Furio Colombo al tempo addetto alla valutazione del personale per la Olivetti. Colombo emanava efficienza, intelligenza e sicurezza. Mi fece decine di domande. Si informò sui libri che avevo letto, sulla politica sudamericana, sui miei interessi. Dopo il colloquio mi congedò con i suoi migliori auguri. Non era andata bene. Andai a ubriacarmi» (a Malcom Pagani).
• «“Gesù Cristo era tornato tra gli uomini e non c’erano dubbi: Gesù Cristo ero io”. Così, nella sua autobiografia Diventiamo angeli (DeriveApprodi) racconta la sua “seconda volta in manicomio, nel terribile ospedale per malattie nervose di Spandau”. Era il 1968: ancora tredici anni, e avrebbe preso la sua rivincita su tutti quegli “strizzacervelli” che lo bollarono a più riprese come “un grave nevrotico”, divertendosi a ribaltare i ruoli una volta per tutte nell’interpretazione di un Sigmund Freud in piena crisi edipica nel terzo film di Nanni Moretti Sogni d’oro. “Figlio unico di madre vedova”, per liberarsi catarticamente da un affetto materno asfissiante, scrisse La madre di Freud, una storia autobiografica che propose con “grande faccia tosta a Moretti il quale – miracolo – accettò in pieno il pacchetto”. Così lui si ritrovò di lì a poco a girare a Cinecittà nel ruolo dell’inventore della psicoanalisi. Ne nacque un sodalizio artistico che continuò in Bianca, dove Remotti era Siro Siri, amante attempato e instancabile di giovani fanciulle, e poi con Palombella rossa, in cui vestiva i panni di consigliere spirituale di Silvio Orlando» (Gaia Giuliani).
• «Sono ebreo per parte di madre ma non ho mai praticato, la dimensione spirituale mi affascina purché non abbia etichette».
• «Se dico che mi piace la fica sono volgare? Non credo. Sono onesto».
• «Una volta mi raccomandavo: “Molto sesso prima del decesso”, viaggiavo e vivevo solo per la sorca. Adesso abito in una città in cui se escludi il sole non è rimasto niente e non ho più consigli, ma solo desideri residui».
• «Sboccato, provocatorio, allegramente ossessionato dalle donne» (Gloria Satta).
• Nel 2014 ha festeggiato i suoi novant’anni con la mostra di quadri e sculture “Ho rubato la marmellata” alla galleria De Crescenzo & Viesti di Roma. «Iniziai spinto dal grande pittore Mambor e non mi sono mai piegato ai compromessi del sistema. E pensare che nel ’75, nauseato dai meccanismi del mondo dell’arte, vendetti i miei quadri a prezzi stracciati tappezzando Roma di manifesti con il mio volto. “Remotti è matto” c’era scritto».
• Dalla seconda moglie Luisa Pistoia ha avuto la figlia Federica quando lui aveva già 65 anni.