1 giugno 2012
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Biografia di Giovanni Battista Re
• Borno (Brescia) 30 gennaio 1934. Cardinale (creato nel 2001 da Giovanni Paolo II). Prefetto emerito della Congregazione per i vescovi.
• Figlio di un falegname, famiglia di contadini della Val Camonica che dagli archivi comunali risulta essere a Borno dal 1630. Dopo i primi anni di sacerdozio nella diplomazia vaticana, nel 1971 fu chiamato in segreteria di Stato, nell’89 divenne sostituto per gli Affari generali, nel 2000 fu nominato a capo del dicastero che sceglie i vescovi in tutto il mondo, nonché presidente della Pontificia commissione per l’America Latina. Fu tra i papabili dell’ultimo conclave.
• «È silenzioso, riservato, odia la luce dei riflettori. Di lui non si ricordano interviste chilometriche, ritratti compiaciuti e ben orchestrati. È un maniaco della precisione. Un lavoratore implacabile. Memoria di ferro. Conoscitore dei più segreti meccanismi della macchina di governo papale. Il più perfetto esemplare di manager curiale, dicono gli avversari. “Monsignor Efficienza”, l’ha definito Le Monde. Dietro i ritratti ufficiali si nasconde però un uomo di forti passioni, l’opposto del gelido burocrate. “Un lombardo dal carattere forte, che non parla per slogan, va dritto al cuore delle questioni”, lo descrive l’ex senatore Guido Folloni che lo conosce dai tempi in cui dirigeva Avvenire. La prima passione di Re è la Chiesa, che serve con dedizione. L’altra è la politica, in continuità con la scuola di due grandi predecessori che hanno giocato un ruolo decisivo sullo scacchiere italiano. Il primo è Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, bresciano come Re, braccio destro di Pio XII, che diede il via libera alla nascita della Dc di De Gasperi sconfiggendo chi in curia avrebbe preferito un partito cattolico di destra. Il secondo è Giovanni Benelli, sostituto di Paolo VI negli anni 70, l’uomo che portò Re in segreteria di Stato, arcivescovo di Firenze e superpapabile dei due conclavi del 1978, punto di riferimento in un momento di contestazione dentro e fuori il mondo cattolico. Re invece si è trovato a gestire gli anni 90 di Tangentopoli e della spaccatura della galassia democristiana in mille partitini. “L’italiano della segreteria di Stato ha sempre avuto una grande influenza sulla politica”, dice Gennaro Acquaviva, negli anni 80 ambasciatore di Craxi in Vaticano. “Ma rispetto ai Casaroli e ai Silvestrini, Re appartiene a un’altra stagione. È una persona che considera un valore dire la verità e parla con franchezza”. In ogni momento cruciale, la scissione tra i popolari e Rocco Buttiglione, la nascita dell’Ulivo, il tentativo di Berlusconi di accreditarsi come erede della Dc, c’è qualcuno che è andato in pellegrinaggio dal Sostituto per un consiglio o semplicemente per vantare un contatto in Vaticano. Dal punto di vista politico Re è un centrista moderato, preoccupato dalla divisione dei cattolici, ma non un nostalgico della Dc. È duttile, se la situazione lo richiede cambia strategia. Parla con tutti, obbligando gli interlocutori al segreto. Però qualcosa ogni tanto trapela. Si sa per esempio che fu il grande sponsor del tentativo di Martinazzoli di salvare la Balena Bianca. Sono noti i suoi rapporti con Francesco Cossiga, Gianni Letta, Romano Prodi e con un altro illustre bresciano, il banchiere Giovanni Bazoli. In Vaticano è stato tra i primi a dialogare con Botteghe Oscure» (Marco Damilano).