1 giugno 2012
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Biografia di Gianfranco Ravasi
• Merate (Como) 18 ottobre 1942. Cardinale (creato da papa Benedetto XVI il 20 novembre 2010). Presidente del Pontificio consiglio della cultura (riconfermato da papa Francesco il 29 marzo 2014), direttore della Pontificia commissione per i beni culturali e della Commissione per l’archeologia sacra, in sintesi una sorta di «ministro della Cultura di papa Ratzinger» (Paolo Foschini). Membro della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e per le società di vita apostolica. Commissario generale della Santa Sede per l’Expo di Milano 2015. «Il motto che ho scelto per la mia nomina vescovile me lo ha suggerito il professor Massimo Cacciari. Si intitola “Praedica Verbum”, Annuncia la Parola».
• «Mio padre l’ho conosciuto quando rientrò dalla guerra. Avrò avuto circa tre anni. Mia madre era geniale. Capiva tutti i miei libri di studio pur non essendo attrezzata a farlo» (a Vittorio Zincone) [Set 2/8/2013].
• Da vescovo fu titolare della diocesi di Villamagna di Proconsolare, una città romana nei pressi di Cartagine, antica Africa cristiana. Già prefetto della biblioteca-pinacoteca Ambrosiana di Milano (1989-2007), docente di Esegesi dell’Antico Testamento alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. Ordinato sacerdote nel 1966, dopo la laurea in Teologia all’Università Gregoriana si laureò in Archeologia all’Università ebraica di Gerusalemme. «Sacerdote più letto e stimato dai laici» (Mauro Anselmo), scrive da vent’anni sul domenicale del Sole 24 Ore e poi su Famiglia Cristiana, Jesus, Avvenire (la rubrica Il Mattutino, arrivata attorno ai 5.000 appuntamenti). Formidabile divulgatore: le sue presentazioni della Bibbia hanno tanto successo tra il pubblico, da costringerlo a firmare autografi a fine serata. Noto anche per le apparizioni in tv (su Canale 5 dall’88) nel programma Le frontiere dello spirito, dedicato alla spiegazione della Bibbia.
• «Con le sue esegesi, affascina anche strati di pubblico che alla messa non vanno mai e con la Chiesa hanno della ruggine. E così le sue conferenze: tanto richieste in ogni angolo d’Italia che per averle occorre mettersi in fila con uno o due anni di anticipo. Ravasi è un formidabile predicatore cristiano, è un Bernardino da Siena, un Paolo Segneri, un Bossuet in versione moderna e mite. Non legge, sembra che ogni volta improvvisi, ma il suo periodare ha l’infallibile scansione di un libro stampato. Spazia con competenza su qualsiasi tema, e per ogni cosa ha pronta la citazione di un autore illustre, sempre però con la Bibbia come origine e fine di tutto. È un’enciclopedia vivente da prima che inventassero i computer. E anche dopo la loro invenzione continua a scrivere a penna, senza correzioni, con tanto di note a piè di pagina. Un Pico della Mirandola del terzo millennio» (Sandro Magister).
• «Non faremo qui l’elenco delle sue opere, diremo soltanto che numerose librerie religiose in Italia tengono uno “scaffale Ravasi”» (Armando Torno). Da ultimo ha pubblicato, tra gli altri, Questioni di fede (2010), Guida ai naviganti (2012), La Bibbia in un frammento (2013), Il cardinale e il filosofo (con Luc Ferry, 2014), tutti editi da Mondadori.
• Nella mancata visita del papa alla Sapienza vide «solo un rituale di sberleffi. Lo scontro-confronto tra chi crede e l’ateo c’è sempre stato. Nell’800 avveniva tra idealismo e marxismo, da una parte, e la Chiesa dall’altra. Si combattevano visioni del mondo (...) Adesso invece lo scontro è con intellettuali alla Odifreddi: scrivono pamphlet segnati dall’irrisione. Non c’è più confronto tra visioni e prospettive, ma solo un battibecco sarcastico, un duello alla ricerca della battuta che ferisce di più. Così si suscita una reazione uguale e contraria, magari scomposta, e le ragioni del dialogo e della riflessione svaniscono» (ad Antonio Bozzo).
• Premiato con la Grande medaglia d’oro agli Ambrogini 2007.
• Dal 2013 è presidente della Casa di Dante in Roma, al posto di Giulio Andreotti (1919-2013).
• Tra le attività a cui tiene di più c’è l’organizzazione del “Cortile dei Gentili”, la struttura vaticana per il dialogo con i non credenti.
• Ha un profilo su Twitter: «Gesù avrebbe potuto tranquillamente usare Twitter: “Restituite a Cesare quel che è di Cesare...” non sono più di 50 caratteri ed è tutto pienamente comprensibile. Ed efficace» (Antonio Gnoli) [Rep 20/4/2014]. I tweet, però, li detta: «Io non uso telefoni cellulari e nemmeno computer» (a Vittorio Zincone).
• Legge centinaia di libri ogni anno: «Ammetto però che i contemporanei non mi appassionano più di tanto. Leggo molto di notte. Dormo poco più di quattro ore e mi bastano. Mi piace esplorare le inquietudini degli autori» [Zincone, cit.].
• Per essere più vicino ai giovani ha studiato le canzoni di Amy Winehouse: «Una fatica incredibile visto l’inglese stropicciato e la musica particolarmente ardua per le mie orecchie. (…) Vedo passare i ragazzi sul Lungotevere con le cuffie e gli occhi fissi sui loro smartphone. Se voglio coinvolgerli devo sapere che cosa ascoltano e che cosa guardano».
• «Di croci ne potrei cambiare una al giorno. È il regalo più comune che riceviamo noi vescovi».