1 giugno 2012
Tags : Sabina Ratti
Biografia di Sabina Ratti
• Roma 26 novembre 1956. Manager Eni (responsabile della Sostenibilità). Nel 2007 eletta nella Costituente del Pd (con Rosy Bindi). Figlia di un ambasciatore dell’Eni nel mondo, è sposata con Alessandro Profumo. «Non avevano nemmeno vent’anni, erano già fidanzati. Un giorno lei ha scoperto di essere incinta. E certo che il bambino lo teniamo, e anzi festeggiamo, e non importa se all’inizio dobbiamo vivere da mamma e papà. La casa c’era, veramente, l’avevano regalata a Sabina i genitori. Bisognava sistemarla e allora Sabina ci andava tutti i giorni anche con il pancione, e lui studiava e lavorava, e meno male che c’era papà Ratti perché sennò magari il posto al Banco Lariano Alessandro non lo avrebbe trovato. Oggi non si vergogna a dirlo e anzi lo dice al mondo tramite intervista all’Indipendente: quel primo lavoro? Tutto merito di mio suocero. Sabina allora se ne fregava se qualcuno tra gli amici li guardava un po’ così, come due strani esseri fuori tempo, ma come fanno a sposarsi così presto?, e il mondo da vedere?, e le esperienze da fare?, e se poi scoprite che non andate d’accordo? Invece loro sono rimasti assieme e hanno cresciuto il figlio Marco studiando e lavorando anche se il bambino piangeva troppo e faceva impazzire i nonni, e hanno finito l’università, e ad Alessandro non importa granché di essere uscito dalla Bocconi a quasi trent’anni, e come dargli torto vista la carriera. E insomma sembrano perfetti testimonial delle tesi pro-life, i figli si fanno quando vengono e non quando li volete, la carriera si fa lo stesso» (Marianna Rizzini).
• «È l’epica di una coppia molto unita, anche se lei a Milano non ha mai voluto farsi chiamare signora Profumo, per paura forse di perdere in individualità, anzi era lui che si divertiva a dire: “Preferisco essere considerato il marito di Sabina”, quando Sabina Ratti si candidò alle primarie del Pd, capolista per Rosy Bindi (Con Rosy, Democratici davvero) e Profumo l’accompagnò a votare. Non voleva, con la sobrietà di una signora che non mette in tavola le bottiglie di champagne ma la scaraffa per non sembrare cafona, dividere i successi del marito, ma pretende adesso di aggrapparsi all’insuccesso, indicando anche la strada futura: “Comunque non è la fine del mondo, non c’è mica solo l’Unicredit!”» (Annalena Benini).
• Quando il marito si dimise da amministratore delegato di Unicredit, fu lei ad annunciarlo ai giornalisti.
• «Le cronache raccontano di lei che entra nei salotti ripetendo due volte i saluti (“ciao ciao, come stai come stai”)» (Alessandro D’Amato).
• Impegnata nell’associazionismo, si è detta amareggiata dall’esperienza nel Pd: «Mi sono sentita trattata come una figurina dell’album Panini. In quanto donna, sono molto delusa. L’ho fatto per dovere civico, per mettere la mia esperienza al servizio di una buona causa. In più mi piaceva l’idea di assegnare il 50 per cento dei posti alle donne», ma «non è andata così. Hanno scelto le donne solo in quanto mogli di qualcuno: del banchiere, dell’imprenditore...».
• Nel 2007 vista alla prima della Scala con un tabarro rosso: «Un omaggio ai monaci birmani».
• Guida la moto, una Ducati rossa.