1 giugno 2012
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Biografia di Massimo Ranieri
• (Giovanni Calone) Napoli 3 maggio 1951. Cantante. Vincitore del Festival di Sanremo 1987 con Perdere l’amore, più di recente ha avuto grande successo con una trilogia di classici della canzone napoletana (Oggi o dimane, 2001; Nun è acqua, 2003; Accussì grande, 2005). Attore (Metello di Bolognini, La patata bollente di Steno, Civico zero di Citto Maselli, numerosi sceneggiati tv, molto teatro). Conduttore tv (nell’89 Fantastico). Regista di opere liriche (Traviata, Cavalleria rusticana). Si è raccontato in Mia madre non voleva. Autobiografia di Giovanni Calone. Che sarei io (Rizzoli, 2007).
• «Mi piacerebbe non finire mai di esercitarmi nella disperazione dei produttori che badano ai costi e vogliono andare veloci».
• Vita Quinto di otto figli (quattro maschi, quattro femmine), il padre Umberto era operaio all’Italsider, la mamma Giuseppina casalinga. «Se mia madre ha messo al mondo Giovanni Calone, mio padre ha fatto nascere Massimo Ranieri: mia madre mi ha fatto crescere, mio padre mi ha permesso di diventare l’uomo che sono. Perché lui non ha mai smesso di sognare accanto a me».
• Racconta di aver imparato a cantare a 8 anni per non essere gettato in mare: «C’è un ponte sull’acqua per chi vuol andare da via Caracciolo a Castel dell’Ovo. Quando ero ragazzino i miei amici e miei cugini si buttavano da quel ponte a raccogliere le monetine. In sostanza facevano le foche ammaestrate per i turisti. E io ero il focone: per richiamare l’attenzione dovevo cantare e se non cantavo questi non guadagnavano una lira. Così due di loro mi tenevano dal ponte sospeso sull’acqua. O cantavo o mi buttavano a mare, giocando sul ricatto che io non sapevo nuotare... insomma un’angoscia. A nuotare davvero ho imparato solo quando avevo 43 anni».
• A 12 anni faceva il cantante di matrimoni: «Sembra incredibile ma a spingermi a cantare in napoletano fu Vittorio De Sica: venne in camerino, ero giovane, allora cantavo in italiano, fu un concerto orrendo e quando lo vidi mi tremavano le gambe. Lui mi abbracciò, mi strinse la testa tra le mani e disse: “Figlio mio, ma come, tu che sei napoletano, e con la voce che ti ritrovi...”. Non me lo sono mai dimenticato» (da un’intervista di Gino Castaldo).
• Nella sua autobiografia racconta che anche Anna Magnani contribuì a farlo cantare in napoletano: «Una volta mi chiamò nella sua roulotte, aveva una chitarra: “A ragazzi’, la conosci ”sta canzone?”. E cominciò a cantare Reginella, accompagnandosi da sola. ”No, signora, non la conosco”, risposi con la timidezza che non mi abbandonava mai quando ero di fronte a lei. “E che cazzo di napoletano sei!”, mi folgorò».
• «Nel 1967 il primo successo, Pietà per chi ti ama, bissato due anni dopo con la storica Rose rosse; nel 1970 e nel 1973, i trionfi a Canzonissima, rispettivamente con Vent’anni e con Erba di casa mia. Quindi il teatro, Patroni Griffi, Scaparro, Strehler. Il cinema con Bolognini e Lelouch. Il musical, la televisione, l’opera» (Rita Sala).
• «Bolognini aveva deciso che la mia faccia era quella di Metello. Gli volevano imporre Belmondo, l’intellighenzia di allora era contraria a un giovincello, per di più cantante, ma Bolognini mi rassicurava: “Tanto il film lo fai tu”. Rifiutai Rosse rosse, mi avrebbero dato 20 milioni contro i due e mezzo che presi per il film da Pratolini. All’inizio pensavo che Metello fosse un antico romano. Ero troppo giovane per capire l’importanza di quello che mi stava accadendo, ma il mio destino di interprete è cominciato grazie a Bolognini. Poi abbiamo fatto Bubù e Imputazione d’omicidio per uno studente, film che lui non amava e che fu costretto a girare per esigenze di produzione. Fu l’unica volta in cui si arrabbiò anche con me. Era inquieto, insoddisfatto».
• «La mia vita si divide in tre: anni Sessanta, anni Novanta, forse il momento culminante dopo la seconda esperienza con Strehler. Fu la consacrazione, e come se mi avesse detto: ora sei un attore, hai la patente, io ti definisco come attore e mo’ puoi andare in giro. Ora è la terza fase, in cui analizzo tutto quello che mi ha lasciato il passato».
• «Giorgio Strehler mi scelse per L’anima buona di Sezuan. Al primo provino mi chiese di mimare un aeroplano. Mimare? Io? Restai pietrificato. La moglie Andrea Jonasson mi sussurrò: “Non aver paura di Giorgio”. Ma lui sbraitava, perché sapeva che avevo già fatto teatro con De Lullo, Patroni Griffi e Valli, pensava venissi dall’accademia. “E quello sarebbe un aeroplano?”. Mi impappinavo sulle battute di Brecht. E lui: “Forza, perdio! Brecht si può tagliare. E se mi incazzo, taglio pure Shakespeare e Moliere!”, che erano i suoi mostri sacri. Strehler è stato il mio maestro».
• «Quale malalingua aveva detto a Eduardo che non volevo lavorare con lui. Ero a Milano, provavo Brecht con Strehler. A un certo punto fece capolino quel grande uomo di teatro di Franz De Biase. “Guaglio’, sta arrivando”. Entrò De Filippo e mi fissò: “I’ vulisse sape’ pecché nun vulite fatica’ cu’ mme!”. Io, spaurito e sconcertato: “No, che dite! No è o’ vero. È una strunzata!”. E lui: “Ah vabbuò. Statte bbuo’”. E se ne andò. Ancora oggi non so chi sia stato a soffiargli nell’orecchio quella menzogna».
• «Luchino Visconti mi fece un provino per un film su “Caruso in America”. Io intonai l’aria de I Pagliacci e per poco non mi si spezzarono le corde vocali. Capii che noi cantanti leggeri siamo un pallido surrogato di quelli lirici. Luchino se ne andò di lì a sei mesi e il film non si fece. Ma mi aveva scelto».(a Stefano Mannucci) [Tmp 14/10/2013].
• Da ultimo molto attivo a teatro: Canto perché non so nuotare... da 40 anni (imparentato con lo spettacolo Tutte donne… tranne me andato in onda su Raiuno nell’autunno 2007), grande successo di pubblico, arrivato ormai a settecento repliche e con il quale continua ad esibirsi; Riccardo III di Shakespeare, di cui è anche regista; Viviani varietà e il recital Sogno e son desto (che è stato anche proposto a gennaio 2014 in prima serata su Raiuno). Sempre su Raiuno, tra il 2010 e il 2012, ha portato in scena quattro commedie di Eduardo de Filippo (Filumena Marturano; Napoli milionaria; Questi fantasmi; Sabato, domenica e lunedì).
• È single. «La mia vita è un continuo stare fuori. Che senso avrebbe una moglie che ti aspetta a casa, sola, e tu che stai in giro… Per dieci anni ho avuto una convivenza, quasi un matrimonio. Ed è finita così…Certo, la sera, capita che quando ti addormenti fissi il soffitto a occhi sbarrati». Fino al 2010 stava con Leyla Martinucci (Taranto 23 luglio 1984), figlia del cantante lirico Nicola. Si sono lasciati dopo una convivenza di otto anni. «Quando finisce una storia importante per ricominciare ci vogliono almeno gli stessi anni di quanto è durata».
• Scelse una puntata di Tutte donne... tranne me, il 19 gennaio 2007, per riabbracciare platealmente la figlia - Cristiana, nata nel 1971 da una relazione con Franca Sebastiani - dalla quale si era tenuto a distanza per 35 anni. «Recito, ballo, tutte cose che amo. Ma facendo tutte queste cose meravigliose ne ho persa una molto importante. A quel tempo ero un cantante molto famoso e avevo 18 anni. Mi hanno trascinato via da questa storia dicendomi che era un danno alla mia immagine. Una parola che mi ha sempre fatto schifo. L’unico alibi che ho è che ero giovanissimo e inesperto». Solo nel 1997, dopo un ricorso della madre in Tribunale, Cristiana aveva potuto fare il cognome del padre. (Franca Sebastiani è morta il 29 maggio 2015, aveva 66 anni).
• Critica «Quello che spunta sul palco è dunque un attore che canta con una potenza vocale che pochi possono esibire, e mostra gestualità sicura e presenza svelta, merce rara in un semplice interprete» (Marinella Venegoni vedendo Oggi o dimane, il tour del 2001-2002).
• «L’ultimo straordinario erede di una tradizione nobile di grandi interpreti della melodia. Da Rose rosse a Luigi Tenco, passando per Bindi e Battiato, Ranieri racconta tutta la melodia italiana e internazionale con un grande affresco canoro» (Felice Liperi).
• «Verrebbe voglia di sottoporlo all’antidoping al termine della serata (una puntata di Sogno e son desto, ndr), nel corso della quale non si è risparmiato, dando fondo alle sue qualità di cantante, attore, intrattenitore, persino di eccellente ballerino» (Massimo Tosti) [Iog, 23/012014].
• Frasi «Ho cominciato a fare l’artista da molto piccolo, tutto mi è arrivato quasi naturalmente, una cosa dopo l’altra, a prezzo di tanto lavoro, ma anche con le scansioni giuste. Ho incontrato gente che mi ha valorizzato».
• «Cantare mi piace, ma cantare solo non mi basta. Ho rinunciato a diventare ricco quando ho cominciato a recitare anche in teatro, abbandonando tournée internazionali, serate, comparsate in televisione e dischi incisi uno dietro l’altro» (a Simonetta Robiony).
• «Mi prenderò cura di te. Spero di essere un buon padre» (alla figlia che non vedeva da 35 anni).
• Fede «Ho sempre pensato che un uomo senza fede sia perso, senza futuro. L’uomo ha bisogno della spiritualità. Personalmente, poi, sono molto religioso. Il Signore è sempre stata una certezza nel mio percorso umano e artistico. Di nuovo grazie a Dio se ho incontrato delle persone straordinarie che mi hanno fatto del bene. Lui con la sua mano mi ha sempre accompagnato, protetto, guidato» (a Giulio Serri).
• Vizi «Il mio conto in banca non crescerà mai, perché tutto quello che guadagno lo reinvesto. Quando faccio uno spettacolo faccio in modo che non ci sia mai una calza smagliata di una ballerina, mai, che non ci sia un granello di polvere sul palcoscenico, mai».
• «Non mi importa di case, macchine…ci sono colleghi che hanno l’aereo privato, figuriamoci. Il mio lusso, la sera, è gustarmi due dita di whisky, con un po’ di ghiaccio perché il sapore è troppo forte. Un altro lusso è fare sport, tenermi in forma, una corsetta anche quando sono in tournée» (a Paolo Conti).
• Appassionato di motori, è sponsor del pilota di Formula 3 Francesco Castellacci.
• «Lo sfizio che si toglie ogni tanto? “Mandare affanculo qualcuno che non sopporto”» (ad Andrea Scarpa) [Vty 13/10/2010].
• Politica Per le europee del 2009 firmò l’appello al voto per la “Lista comunista e anticapitalista” (Rifondazione e Comunisti italiani). Dice di avere «fiducia in Renzi, in questo periodo di grande confusione, dove la politica è sbrindellata. Dovrebbe salvarci il nostro orgoglio, il nostro spirito di unione» (a Stefano Mannucci).
• Tifo Napoli: «Da piccolo impazzivo per Sivori, ma giocavo centravanti perché mi sembrava troppo imitarlo. Così mi ispiravo a José Altafini, che mi attraeva per la caparbietà» (a Gabriella Mancini).