1 giugno 2012
Tags : Carlo Rambaldi
Biografia di Carlo Rambaldi
• Vigarano Mainarda (Ferrara) 15 settembre 1925 – Lamezia Terme 10 agosto 2012. Artista. Tecnico degli effetti speciali. Due Oscar, per Alien (Ridley Scott 1979) ed E.T. (Steven Spielberg 1982), uno come Special Achievement Award per King Kong (John Guillermin 1976).
• «Tre anni fa quando ero su questo palcoscenico per King Kong non conoscevo l’inglese e dissi soltanto “Thank you”. Adesso ho imparato l’inglese e posso dirvi “Thank you very much”» (all’Oscar per gli effetti speciali di Alien).
• Da ultimo ha progettato i personaggi della versione musicale della Divina Commedia composta da monsignor Marco Frisina.
• Figlio di un meccanico di biciclette, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna. «Ho cominciato a studiare scultura a cinque anni. Vivevo a Ferrara, e lì il terreno è sabbioso, ma scoprii presto che sui bordi dei fossi, se si grattava un po’, ogni tanto veniva fuori un pugno di creta. Con l’argilla riuscii a costruirmi un intero presepe. A quel tempo non si trovavano neanche i giocattoli. I nostri soli balocchi erano una piccola giostra a molla e un cavallino montato su una piattaforma di cartapesta rossa. Poi qualche bamboletta. E niente più. La creta mi offrì la possibilità di fabbricarmi da solo i giocattoli che desideravo. Quella fu la mia prima esperienza di una creatività che dura tuttora, anche se con materiali meno poveri».
• «Il produttore Dino De Laurentiis aveva cominciato a girare King Kong con un modello americano di gorilla meccanizzato. Fatti i primi provini, si era accorto che quel gorilla non rispondeva alle esigenze del film. Mi chiamò e mi disse: “Io giro tutta la pellicola, lascio fuori le scene in cui comparirà il gorilla realizzato da te”. Andai a studiarmi i gorilla di tutti gli zoo americani. Finalmente, a San Diego, trovai quello che secondo me era adatto per ispirarmi. Fu come scegliere un attore. Lo fotografai, lo filmai, lo feci anche arrabbiare (dovevamo capire bene com’è un gorilla quando è furioso). Non riuscii a farlo sorridere perché i gorilla non sorridono. Poi meccanizzai il modello. E quel modello “recitava”, sapeva stare sulla scena. Per il viso di E.T., invece, mi ispirai al mio gatto di razza himalayana. Spielberg voleva rughe simili a quelle di Hemingway e di Einstein, io non lo ascoltai» (da un’intervista di Luigi Dell’Aglio).
• «“Siamo quelli che non hanno lavorato col computer ma solo con gli effetti meccanici. In otto o dieci persone, e non in 80 come oggi, si faceva tutto: controllavamo gli 85 punti di animazione del pupazzo di E.T. e i 4 quintali di crine di cavallo con cui si rivestiva il corpo alto 15 metri di King Kong” (...) Ma è divertente come lavoro? “Mentre lo si fa non è divertente, perché ci sono mille problemi e mille incognite; poi alla fine, se riesce, allora sì. Ricordo quando mi chiamarono per risolvere il problema del kolossal con Charles Bronson White Buffalo in cui c’era appunto il bufalo di 6 metri che però non funzionava. Dovetti intervenire molto in fretta perché intanto scadevano i contratti degli attori e la Mgm stava col fiato sospeso. Ma ce l’abbiamo fatta anche quella volta, io e i miei ragazzi abbiamo fatto galoppare quel bufalo che ancora se lo ricordano”» (a Maurizio Porro).
• L’Università di Genova gli ha conferito una Laurea honoris causa in Ingegneria meccanica.