Rassegna, 31 maggio 2012
Pianura Padana, i vulcani di sabbia che mangiano le case
• Durante i durante i terremoti di magnitudo superiore a 5, soprattutto se prolungati, i terreni della Pianura Padana sono soggetti al fenomeno della “liquefazione”. Il suolo passa dallo stato solido a quello fluido, perde consistenza, sprofonda e trascina con sé tutto quel che su di esso trovava appoggio: case, fabbriche, capannoni. «La liquefazione è responsabile di buona parte dei disastri di questa sequenza di terremoti» ha spiegato Paola Montone, sismologa dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia alla Dusi su Rep. La sabbia liquefatta non si limita a far perdere di consistenza il terreno. La pressione del sisma la spinge anche verso l’alto e la fa spruzzare fuori dal terreno come da una fontana. I geologi chiamano questo fenomeno “vulcanelli” e molte delle vittime del sisma hanno raccontato la sensazione di venir catapultati all’improvviso dalla terraferma al mare. Il materiale che risale, nel frattempo, apre in profondità delle voragini che risucchiano verso il basso il terreno in superficie. «Ho visitato delle case pochi giorni prima del sisma», ha spiegato ancora Paola Montone. «Erano tutte costruite a dovere. Ma la costruzione più solida del mondo non può nulla se il terreno gli sprofonda sotto ai piedi». Immagini simili erano arrivate anche dal terremoto di Fukushima: edifici paradossalmente intatti ma ribaltati come soldatini di piombo caduti a terra. La morbidezza della sabbia della Pianura Padana infatti amplifica fino a 7-8 volte la violenza delle onde sismiche rispetto alla roccia compatta. Ma ora che i segni della liquefazione si moltiplicano sulla superficie della zona ferita dal terremoto, per gli ingegneri chiamati a progettare in zone a rischio sismico si apre un nuovo ordine di problemi.