31 maggio 2012
Tags : Enrico Astori
Biografia di Enrico Astori
• Melzo (Milano) 25 settembre 1936. Architetto. Fondatore con la sorella Antonia e la moglie Adelaide di Driade (ninfa dei boschi, anima di secolari alberi sacri e cosmici che si lasciavano morire se abbandonati), «un pezzo di storia del design italiano» (l’Espresso).
• «Una natura curiosa, percettiva, prensile, attratta da tutto quello che è nuovo e diverso. Un capofamiglia che allarga il nucleo ad architetti, artisti e designer fino a trasformarlo in tribù, e si dimostra insofferente a schemi rigidi e a modelli consolidati. Sperimentatore instancabile negli anni Ottanta, lancia un allora poco conosciuto creativo dal nome Philippe Starck e convince solidi progettisti come Toyo Ito a cimentarsi nella produzione di mobili. Infine apre la porta di casa e dell’azienda a un allora bizzarro scultore israeliano di nome Ron Arad, che gli porta improbabili prototipi fatti a mano in cui solo l’occhio di un talent scout riesce a vedere il futuro geniale designer» (Alessandra Mammì).
• Lavora in azienda anche la figlia Elisa (Milano 9 marzo 1971), pure lei architetto.
• «Perché sono un designer di mobili italiano? Perché soltanto in Italia esistono persone degne di questo nome. Quando parli a dei fabbricanti di mobili francesi – generalmente lo evito – hai davanti delle persone che fanno: allora signor Starck, pare che i suoi disegni rendano quattrini. Non può disegnarmi qualche mobile? Pausa. A quel punto dico loro: lo metterete a casa vostra? Ah no, la mia vita è la mia vita e la mia industria è la mia industria. Li saluto e arrivederci. Qui in Italia, quando si presenta un progetto a Claudio Luti di Kartell, a Enrico Astori di Driade, a Piero Gandini di Flos, a Umberto Cassina di Cassina, è un vero piacere. Amano il progetto, l’amano con passione. Con loro non c’è bisogno di spiegare, non c’è bisogno di parlare. L’industriale italiano ha seguito questo tipo di cultura. Una cosa deve avere una data forma in un dato momento; un oggetto deve essere fatto in un dato momento; alcune cose non sono da fare. È questo l’aspetto straordinario, è l’armonia» (Philippe Starck). (a cura di Lauretta Colonnelli)