Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Stefano Arienti

• Asola (Mantova) 1961. Artista. «Vengo da un mondo molto diverso, sono figlio di contadini. L’arte contemporanea è stata il completamento dei miei interessi».
• «Uno dei pochi artisti italiani affermati sulla scena internazionale» (Rocco Moliterni).
• Ha studiato agraria, laureandosi con una tesi in Virologia, su una malattia particolare della vite. «Ho scoperto che l’arte arricchiva il mio interesse per la scienza». Ripete che è stata l’arte a scoprire lui e non il contrario. Il primo contatto: «Nel 1985 andai a visitare una mostra collettiva all’interno di una fabbrica dismessa al centro di Milano, la Brown Boveri. C’erano gessetti colorati e cominciai a disegnare sui muri scrostati, creando variazioni, aggiunte, qualcosa che prima mancava. Ho fatto anche delle barchette di carta, molto semplici, piegando pagine di fumetti. Qualcuno ha pensato che fossero opere d’arte. E c’era chi comprava queste opere anche se io non le consideravo tali» (a Stefano Chiodi).
• Poi scopre Mimmo Rotella e comincia a manipolare e trasformare grandi poster murali: «È un modo per far vedere che il diluvio di immagini che ci circonda e si insinua nella nostra vita può essere personalizzato, esorcizzato e non subìto passivamente». Oggi continua a sperimentare materiali di uso quotidiano, utilizzando tecniche e metodologie inesplorate. Con carta, polistirolo, testi e immagini, stoffe e fotografie dà vita a un mondo leggero e giocoso. «Più che un inventore mi considero un cercatore». Raccoglie le cose che trova per caso. Per due anni ha collezionato palline di gomma, quelle che si ottengono mettendo una moneta in un distributore. Nel 2000 ha ricevuto l’invito a fare una mostra per bambini al Castello di Rivoli. «Ho proposto un’opera la cui forma sarebbe stata decisa da me e dal pubblico di bambini: erano loro l’ingrediente che mancava per trasformare la mia raccolta di palline in un oggetto artisticamente interessante. Mi sono fatto prestare un grande tappeto blu che ho steso sul pavimento e poi vi ho rovesciato sopra milletrecento palline di gomma che i bambini potevano disporre in tutti i modi». Ha intitolato l’opera Il tempo considerato come una spirale di pietre semipreziose. Nel 2008, mostra alla Fondazione Querini Stampalia, Venezia. Nell’autunno del 2010, la sua terza personale, natura, natura, natura al greengrassi di Londra. Nel 2012 ha partecipato alla performance sperimentale Fenix con un video (Custodie vuote) proiettato sul sipario tagliafuoco del Teatro La Fenice (a cura di Lauretta Colonnelli).