31 maggio 2012
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Biografia di Dario Argento
Roma 7 settembre 1940. Regista. «Sono il più grande assassino d’Italia. In 30 anni di carriera avrò ucciso 90 persone. A furia di farlo, so bene come dare una pugnalata oppure strozzare». Maestro dell’horror. Tra i suoi film: L’uccello dalle piume di cristallo (1970), Il gatto a nove code (1971), Quattro mosche di velluto grigio (1971), Profondo rosso (1975), Phenomena (1985), La terza madre (2007), interpretato dalla figlia Asia e dall’ex compagna Daria Nicolodi, ultimo capitolo della Trilogia delle Madri, realizzato dopo i cult Suspiria (1977) e Inferno (1980) • L’unico episodio “fuori tema” della sua filmografia è Le cinque giornate (1973), ambientato durante i giorni dell’insurrezione della cittadinanza milanese contro gli austriaci del 1848. Tra gli interpreti Adriano Celentano • Nonostante la novità del tridimensionale, scarsi incassi nel 2012 per Dracula 3D (presentato a Cannes). Ha prestato la voce a uno dei personaggi del film Disney Monsters University (2013). Ha condotto su Rai Movie 100 pallottole d’Argento.
Vita Sua madre, Elda, bellissima modella brasiliana, arrivata in Italia con il fratello Elio Luxardo, diventò la prima fotografa di moda e di cinema nel dopoguerra (i più celebri ritratti di Gina Lollobrigida, Sofia Loren e Claudia Cardinale sono opera sua). Il padre Salvatore Argento (1914-1987), produttore cinematografico, ex partigiano di Giustizia e Libertà, nato a Perugia ma vissuto sempre a Roma, aveva combattuto in Jugoslavia, «e ci raccontava di aver salvato la vita al suo ufficiale, che era il direttore d’orchestra Carlo Maria Giulini. Ma papà era stato anche compagno di scuola di quel Pietro Koch che con la sua banda, una sorta di polizia privata, con tanto di carcere privato presso la pensione Jaccarino, terrorizzò Roma nel 1944» • «La mia infanzia è stata un periodo tranquillo. Non ho avuto nessun trauma. Forse ho sofferto di alcune assenze. Di chi? Dei miei genitori. Soprattutto mia madre. Faceva la fotografa, viaggiava molto. Io stavo con i nonni e i miei fratelli. Ma non ricordo questo come una sofferenza. Anzi. Sono sempre stato un solitario. Mi nascondevo in soffitta a leggere. Avevo paura che mi giudicassero presuntuoso» • «A undici anni una febbre reumatica mi recluse in casa per parecchi mesi. Saccheggiai la libreria di papà. Shakespeare e il Cyrano de Bergerac solleticarono la mia vena romantica. Il piacere di D’Annunzio e l’edizione completa edita da Einaudi delle Mille e una notte mi turbarono. Poi trovai I racconti del grottesco e dell’arabesco di Edgar Allan Poe: cadaveri riesumati, denti e cuori strappati... Passai dalla masturbazione al culto dell’orrore e del mistero. Così si è iniziato tutto»• «Prima di decidere di fare un film mio ho fatto di tutto un po’. Sono scappato e tornato a casa, sono stato critico cinematografico e sceneggiatore, poi mi sono deciso e ho girato œ» • In gioventù fu vice critico cinematografico a Paese Sera: «Teorizzavo, con la nouvelle vague (l’avanguardia cinefila francese), che non esistono film brutti, che, magari per cinque minuti, c’è qualcosa da vedere in ogni pellicola. Uno scandalo. Quando recensivo con entusiasmo i film western di quel fascistone di John Ford e i gialli di Hitchcock mi arrivava la letterina di richiamo del direttore, Fausto Coen: “Quello americano è fatuo divertimento”, scriveva. Non era l’unico problema, non sopportavo l’invadenza dei dirigenti del Pci» • «Scrissi con Bernardo Bertolucci la sceneggiatura di C’era una volta il West di Sergio Leone, costruimmo il personaggio della protagonista scegliendo una donna forte, ex puttana, e anche questa fu una piccola rivoluzione» • «Gli amici si chiamavano Franco Piperno e Oreste Scalzone, ero vicino a Potere Operaio. Quando andai a vivere con Daria Nicolodi, nella nostra camera da letto, sopra il materassone appoggiato a terra come si usava, avevo fatto costruire una immensa stella rossa di legno. Una volta, un produttore americano la vide e mancò poco che cancellasse il contratto» • «Ho avuto i miei primi successi negli anni Settanta. Il genere in quegli anni era una lunga strada deserta, c’era Carpenter, c’era De Palma. L’orrore era più delicato allora, soddisfaceva un bisogno di fantastico soprattutto del pubblico maschile. Oggi è tutto più cruento, l’orrore che arriva dall’America è moltissimo, punta alle emozioni forti, agli effetti speciali. Io ho continuato per la mia strada, e adesso ho scoperto che il mio pubblico è soprattutto femminile. Chissà, forse perché uso in genere protagoniste donne» • Oltre che di Asia, avuta da Daria Nicolodi, è padre di Fiore (Roma 3 gennaio 1970), attrice, avuta dal matrimonio con la restauratrice Marisa Casale.
Frasi «Siamo in due. La mia parte oscura e io. Dialogo con lei in un regime di separazione, non ci siamo mai visti» • Da dove nascono tante malvagità, tante perverse fantasie? «Da una macchia nera. Una chiazza segreta che sta dentro ognuno di noi. Molti cercano di ignorarla, di rimuoverla, altri la affrontano. Uno scrittore come Poe aveva un dialogo intimo con lei. E anch’io con quella macchia ci parlo da sempre, e lei mi suggerisce i pensieri più disgustosi, più ignobili... Mi mostra la parte più crudele e ributtante dell’essere umano. Poi, quando ho finito di dialogarci, torno una brava persona come tutte. Perché io non sono Dario Argento. Lui sta altrove, in quelle voragini oscure. Però vorrei tanto incontrarlo, farmi raccontare la sua vita. Chiedergli perché nei suoi film ci sono sempre tanti animali, tante scale, tante tende, tanti personaggi femminili...».
Religione «Il mio cattolicesimo è stato ondivago. Dio l’ho avuto, l’ho perso, l’ho ritrovato. Ho fatto le scuole dagli Scolopi al Nazareno, lì dentro con il trascorrere degli anni ho smesso di credere. Sono tornato a interrogarmi sulle origini della vita quando ho avuto le mie figlie. Ci deve essere per forza qualcosa di straordinario e di soprannaturale dietro al miracolo di una nascita, è un evento così meraviglioso e potente. Ho pensato che la risposta potesse essere soltanto: c’è Dio. E quando è morto mio padre ho cominciato il cammino che mi ha condotto alla fede. Vado in una piccola chiesa di via Adige dove mi accolgono pazienti un sacerdote e una suorina. Parliamo, parliamo, parliamo. Mi hanno portato persino alla marcia della pace di Assisi. Sto bene, sono diventato più buono, forse anche più intelligente».
Politica «Sono sempre stato “un compagno”, voto a sinistra da sempre, ma ho mantenuto la diffidenza che avevo da ragazzo nei confronti del Palazzo. Ho avuto una simpatia per Bettino Craxi quando fece di tutto per salvare la vita al prigioniero Aldo Moro. L’unico che posso dire di avere frequentato è Silvio Berlusconi, come produttore. Il nostro primo incontro, in via Rovani, a Milano, è indimenticabile. Mi accolse così: “Argento, mi dica quello che vuole, quello di cui ha bisogno. Noi siamo qui per imparare da lei”».
Vizi «Non conservo nulla dei miei film. Nulla. Non un taccuino, non un dvd, non una recensione, non un’intervista. Butto tutto, non li ho mai rivisti. È un atteggiamento che mi sprona ad andare avanti, pensare al prossimo» • «Non partecipo alle feste, non frequento i red carpet, ho pochi amici, mangio il più delle volte in casa, viaggio da solo, moltissimo, e da solo vado al cinema» (a Dario Cresto-Dina).