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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Giancarlo Antognoni

• Marsciano (Perugia) 1 aprile 1954. Ex calciatore. Tutta la carriera professionistica italiana nella Fiorentina (iniziò in D con l’Astimacobi, finì in Svizzera col Losanna). Con la Nazionale (73 presenze, 7 reti) vinse il campionato del mondo del 1982. 11° nella classifica del Pallone d’Oro 1982 (21° nell’81, 26° nel 1977, 27° nell’80). Adesso coordinatore delle nostre nazionali giovanili. «Ogni volta che incontravo l’avvocato Agnelli mi ripeteva sempre la stessa cosa: caro Antognoni, avrei sempre voluto prenderla, ma lei s’è sempre rifiutato».
• Ragazzino, giocava nella Juventina Perugia («campo a Prepo senza erba. Ruolo? Non lo sapevo»). Il Torino lo prese insieme a un certo Bottausci, prendi due paghi uno (quello buono pensavano fosse l’altro). Fu parcheggiato all’Astimacobi («nebbia, un albergo anonimo, la scuola dai preti, malinconie»). Quando gli chiesero di andare a Torino rifiutò, preferendo la Fiorentina. Nemici: «Nessuno. Penso sempre alla buona fede. In Nazionale, all’inizio, Causio mi portava via il pallone, poi siamo diventati amici. I miei avversari erano i mediani di una volta: Oriali, Furino, Tardelli».
• «Testa alta, vabbè. Preciso, ma a volte se ne può fare a meno. Lento. Coi suoi tempi c’è sempre stato qualche problema: quelli che gli stavano attorno si facevano prendere sempre dalla fregola. Non è che il calcio italiano abbia mai capito fino in fondo Antognoni: regista avanzato o mezzapunta, schiacciato tra la fine di Rivera e l’inizio di Roberto Baggio» (Beppe Di Corrado).
• È il giocatore con più presenze in Nazionale tra quelli che non hanno mai vinto uno scudetto (ci sarebbe Fabio Cannavaro, che però vinse con la Juve i due titoli poi cancellati causa Moggiopoli): «La Fiorentina di Pontello non era male. Con Pecci e Graziani, con Massaro, con Daniel Bertoni. Purtroppo commettemmo l’errore di arrivare allo sprint con la Juve. Noi a Cagliari, loro a Catanzaro. Noi un gol valido annullato a Graziani, loro un rigore trasformato da Brady. Quella Fiorentina meritava di vincere almeno un titolo. Però non ho rimpianti. Firenze è casa mia. Una parte della mia vita. E l’amore dei fiorentini vale più di uno scudetto».• «Nell’80 andai io a Roma dal presidente Viola. Invitò a cena me e mia moglie, mi avrebbe dato piazza di Spagna. Allenatore della Roma era Liedholm: voleva Antognoni e Baresi. Solo Antognoni e Baresi. Alla fine decisi di rimanere alla Fiorentina» (ad Alberto Costa) [Cds 11/2/2011].
• Carriera con molti gravi infortuni: «Lo scontro con Silvano Martina è stato il più grave, ma mi fa male ancora quello che mi fece saltare la finale del Mondiale. Colpa del gol, regolare, che mi annullarono contro il Brasile. Volevo segnare a tutti i costi e andai allo scontro col polacco Matysik. Errore».