31 maggio 2012
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Biografia di Andrea Andermann
• Tirana (Albania), «sono nato, lei capisce, più o meno dopo la guerra». Produttore. Regista. «Sommo sacerdote dell’opera tivù» (Alberto Mattioli), ha ideato la formula della rappresentazione-evento, legata alla mondovisione, di alcuni celebri titoli del melodramma italiano. «Abel Gance diceva: “La démesure c’est ma mesure”. Credo che valga anche per me».
• Madre viennese di famiglia ebraica, il padre era nato «in un villaggio dell’impero austro-ungarico, l’ultimo prima del confine orientale, nell’attuale Ucraina. Insomma nel cuore della yiddishland. La famiglia era benestante: ai primi pogrom, agli inizi del Novecento, andarono a vivere a Vienna». Da qui un’altra fuga, dopo l’annessione dell’Austria da parte della Germania nazista, in Albania: il padre, che era diventato un avvocato di grido, curava fra l’altro gli interessi di re Zogu. Andermann nacque un mese dopo la sua morte. È cresciuto in Italia, a Lecce, scuola dai gesuiti («ma ne sono uscito panteista»), quindi l’università in Francia, alla Sorbona, dove si laureò in Lettere con una specializzazione sul teatro. «Però divagavo, spinto dalla curiosità, seguivo le lezioni di Roland Barthes e Claude Lévi-Strauss».
• Primo incontro con il melodramma, Tosca all’Opéra di Parigi con Maria Callas, aiuto-regista di Franco Zeffirelli. Al suo fianco farà anche teatro (fra l’altro La lupa di Verga con Anna Magnani) e televisione: «Nel 66 durante l’alluvione di Firenze proposi a Zeffirelli e alla Rai di documentare quella terribile tragedia: fu la mia prima volta dietro la macchina da presa. Nacque così Per Firenze di Zeffirelli, che fece il giro del mondo». Nei primi anni Settanta realizzò documentari per la Rai: Alcune Afriche, con Alberto Moravia (compagno di viaggi per più di un ventennio), e Oceano Canada con Ennio Flaiano. Nel 1980 diresse il film Castelporziano, Ostia dei poeti in cui figuravano alcuni protagonisti della Beat Generation. Diede quindi vita al primo dei suoi grandi eventi: la riproposta del Napoléon (1927) di Abel Gance, capolavoro del muto restaurato, al Colosseo nell’Estate romana del 1981: «Andermann è anche l’unico privato che possiede in Italia una copia del Napoléon. La fece restaurare lui stesso, circa trent’anni fa, spendendo la cifra astronomica di trentamila dollari» (Gioacchino De Chirico). Tornò alla lirica con Callas!, gala da quattro teatri (Milano, Parigi, Londra, Chicago) e primo spettacolo in mondovisione, poi con Rossini a Versailles (con Claudio Abbado e i migliori interpreti della vocalità rossiniana degli anni Ottanta), infine con la produzione, a cadenza quasi decennale, di opere: nel 92 Tosca nei luoghi e nelle ore di Tosca (107 paesi collegati), nel 2000 La Traviata à Paris (trasmessa in 125 paesi), nel 2010 Rigoletto a Mantova (trasmesso in 148 paesi, regia di Marco Bellocchio), nel 2012 Cenerentola, una favola in diretta (regia di Carlo Verdone). • «Andermann è l’inventore del format “dai luoghi e nelle ore”: la sua idea è appunto quella di usare la diretta tv per far rivivere gli splendori passati dell’opera lirica. E dunque la Tosca nei luoghi di Tosca (Roma), La Traviata a Parigi e il Rigoletto a Mantova. Sono operazioni molto prestigiose, anche se esprimono una concezione un po’ retrò della cultura in tv» (Aldo Grasso).
• Perfezionista: per il Napoléon a Roma (tre schermi, sonoro dal vivo) fece venire il proiezionista della serata al Radio City Music Hall di New York con la quale Francis Ford Coppola aveva fatto riscoprire (anche a lui) il film; per l’uso della steadicam in Cenerentola ha scritturato l’inventore americano di questo tipo di telecamera. Anticonformista: visto indossare una maglietta rossa a una prima della Scala.
• «Uno di quei rarissimi matti che non solo fanno dei sogni pazzeschi, ma riescono pure a realizzarli e perfino a guadagnarci sopra» (Alberto Mattioli).
• «Divide la sua esistenza tra Roma, Parigi e il resto del mondo». Vive con Rada Rassimov, attrice (Il buono, il brutto, il cattivo; Il gatto a nove code; Perduto amor ecc.) e produttrice. Legato come un padre alla figlia di lei, l’attrice Mascia Musy, vincitrice del premio Eti - Olimpici del teatro 2008, miglior interprete femminile per Anna Karenina di Eimuntas Nekrosius. Non guida la macchina, non usa il computer, non potrebbe fare a meno delle sue «quattro meravigliose gatte siberiane». Ama la Siberia, una terra che lo affascina e che visita tre-quattro volte all’anno.
• La sua opera preferita è il Così fan tutte di Mozart (ad Alberto Mattioli).