31 maggio 2012
Tags : Raffaele Amato
Biografia di Raffaele Amato
• Napoli 16 novembre 1965. Camorrista, affiliato al clan Di Lauro, finché non ha provocato la scissione, diventando capo degli “Spagnoli”. Detenuto al 41 bis. Sotto processo per svariati omicidi.
• Alias “a vicchiarella”, ma anche “lo spagnolo”, “o Lell”, “Lell o chiatt”.
• Cresciuto in via Cupa dell’Arco, la strada del boss Paolo Di Lauro e della sua famiglia, entra nel clan come dirigente di secondo livello, diventando responsabile delle piazze spagnole di coca. Un giorno non versa la sua quota al clan, e fugge a Barcellona. Fonda così il clan degli “Scissionisti”, detti anche “Spagnoli” (raccogliendo anche il malcontento dei vecchi piazzisti, ridimensionati dai figli di Paolo Di Lauro che li vogliono sostituire con giovani di propria fiducia).
• Ricercato per associazione camorristica, omicidio e traffico di sostanze stupefacenti, viene arrestato il 27 febbraio 2005 a Barcellona, mentre esce da un casinò (dove ha perso seimila euro al black jack).
• «L’arresto del capo degli Scissionisti è un segnale alle popolazioni napoletane che la guerra contro la camorra verrà vinta”, aveva commentato subito dopo la cattura l’allora ministro degli Interni Giuseppe Pisanu. Il boss rimane in galera in attesa che la magistratura italiana completi l’iter per portarlo a casa. Il tribunale di Napoli esamina il suo caso proprio 365 giorni dopo l’arresto, il 26 febbraio 2006, cioè quando scade il limite massimo per rimanere in carcerazione preventiva. La corte ritiene che il solo fatto di essersi riunita per parlare di Amato sia sufficiente a far slittare i termini. L’avvocato del boss ricorre. E vince la partita. Il 17 aprile 2006, una nota verbale “muy urgente” della nostra Ambasciata di Madrid, indirizzata al ministero degli Esteri, ha l’onore di comunicare che è stata revocata dalla Procura Generale di Napoli l’estradizione. El País, che invano ha chiesto al Ministero della Giustizia di Roma le ragioni del ritardo, pubblica come sfottó copia della nota originale» (Gian Antonio Orighi).
• Poteva così continuare ad amministrare le sue attività commerciali in Spagna (ristorazione e compravendita di immobili), ma il 17 maggio 2009 veniva arrestato a Malaga dalla Squadra Mobile di Napoli, dopo un inseguimento di 50 chilometri. Per l’estradizione venivano impegnati trenta agenti di scorta e un elicottero di appoggio (Simone Di Meo).
• A suo tempo in Italia si era fatto ricco anche con la munnezza: si era assicurato a peso d’oro il trasporto della spazzatura, salvo riempire i veicoli della nettezza urbana con buste nere stracolme di cocaina e lasciare ‘a munnezza dov’era. (a cura di Paola Bellone).