31 maggio 2012
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Biografia di Giuliano Amato
• Torino 13 maggio 1938. Giurista. Politico. Giudice della Corte costituzionale (dal 2013). Due volte presidente del Consiglio (1992-1993, 2000-2001). Ministro degli Interni nel Prodi II (2006-2008). «Una testa più diabolica di quella di D’Alema» (Franco Tatò) [a Denise Pardo, Esp 23/5/2014]. «Il sogno che mi ha accompagnato di più è stato quello di fare il camionista».
• Ultime «Nel 2009 diventa presidente dell’Istituto dell’enciclopedia italiana Treccani. Già membro del Comitato nazionale per il Pd (2007) e poi del Coordinamento nazionale del nuovo partito (2008), nel 2010 accetta l’invito del sindaco ex fascista Gianni Alemanno di presiedere la “commissione Attali” all’amatriciana del Comune di Roma, con l’amico Bassanini al seguito, salvo andarsene dopo appena un mese. Intanto diviene consulente in Italia per la Deutsche Bank e presidente onorario della Fondazione “Ildebrando Imberciadori” per la ricerca storica. Nel 2011 è presidente del Comitato dei Garanti per i 150 anni dall’Unità d’Italia e candidato dal Pd a vicepremier con Gianni Letta nel governo Monti, ma non se ne fa niente: Monti però lo nomina suo consulente per i tagli ai finanziamenti pubblici ai partiti. Nel 2012 è presidente della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, di cui già presiede l’associazione ex-allievi. E presidente dell’International advisory board di Unicredit. Nel 2013, come sempre, è il favorito di Berlusconi (e di Napolitano) al Quirinale, ma non passa. Allora corre per presiedere il governo di larghe intese, ma gli viene preferito Enrico Letta» (Marco Travaglio) [Fat 27/1/2015].
• Il 12 settembre 2013 è stato nominato da Giorgio Napolitano giudice della Corte costituzionale.
• Come già nel 1999 e nel 2006, anche nel 2013 e – con ancor più forza – nel 2015 è stato da più parti autorevolmente candidato alla Presidenza della Repubblica, ma ancora invano. «Ho visto il mio curriculum, lo specchio di una vita in cui io ho manifestato capacità, competenze e nulla altro, addotto a esempio di ciò che dobbiamo distruggere. E l’amarezza è anche stata nel constatare quanto questo vento pesante abbia impaurito, in nome del consenso, anche coloro che avrebbero dovuto reagire e dire: “Ciò è inammissibile”. Purtroppo su questo pesa anche l’attuale condizione di un ceto politico le cui letture non vanno molto oltre Twitter, e se su Twitter legge 50 commenti negativi su di lei ne desume che il popolo la vede male» (ad Aldo Cazzullo) [Cds 8/5/2013].
• Vita Il padre Angelo, tredicesimo figlio di una famiglia di Agrigento, era direttore dell’ufficio delle imposte e cambiava spesso sede di lavoro. A Viareggio incontrò e sposò Margherita Puccetti, figlia di un muratore socialista: «Poi andò a Torino dove siamo nati io e mia sorella. Durante la guerra sfollammo nell’astigiano, a Canelli, dove rimanemmo per tutto il periodo dell’occupazione tedesca e della lotta partigiana. Dopo la Liberazione andammo a Lucca».
• Si diplomò al liceo classico “Niccolò Machiavelli” di Lucca, poi laurea in Giurisprudenza al Collegio medico-giuridico di Pisa. Nel 1962 trasferimento a New York, insieme alla moglie, per frequentare un master in Diritto costituzionale comparato alla Columbia University. Nel 1963 ritorno in Italia. «L’America era diventata un mio sogno, un sogno rafforzato dal fatto di averlo per un po’ di tempo vissuto davvero. Questo ideale del vivere sempre in luoghi diversi mi spinse a prendere la patente D, quella che un tempo serviva per guidare i camion e gli autobus».
• Docente universitario, militava nel Psi, cui si era iscritto «nel 1957-58 dopo i fatti di Ungheria. Per un breve periodo a Lucca passai al Psiup, però qualche mese dopo tornai al Psi. Negli anni Settanta ero tra gli intellettuali che si occuparono della rivista Mondo Operaio, una grande pubblicazione di revisione critica dell’ideologia di sinistra». Eletto segretario Craxi, fece parte del gruppo d’opposizione di Antonio Giolitti, «ma in seguito, cambiai idea. Nel 1982 dissi che aveva difetti ma che era “meglio prendere il Craxi per le corna”, accettarne qualità e difetti». «È vero, facevo il consigliere del principe. Producevo idee destinate alla testa di un altro. E non sempre mi curavo di dove andavano a finire».
• Eletto deputato nel 1983, 1987, 1992 per il Psi, nell’89 ne diventò vicesegretario. Fu sottosegretario alla presidenza del Consiglio nei due governi di Bettino Craxi (1983-87), vicepresidente del Consiglio e ministro del Tesoro con Giovanni Goria (1987-88), ministro del Tesoro con Ciriaco De Mita (1988-89). Presidente del Consiglio dal 28 giugno 1992 al 22 aprile 1993, fu poi presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ministro per le Riforme istituzionali e poi del Tesoro nei due governi di Massimo D’Alema (1998-2000), di nuovo presidente del Consiglio dal 25 aprile 2000 fino alla fine della XIII legislatura. Eugenio Scalfari lo soprannominò “Dottor Sottile”, appellativo che gli è rimasto nel tempo. Detto anche “Topolino” o “Eta Beta”.
• Nel 1992, essendo presidente del Consiglio, affrontò con la massima energia il problema dei nostri conti pubblici disastrati varando una finanziaria da 93 mila miliardi di lire (su cui vedi anche CIAMPI Carlo Azeglio) e decretando un prelievo improvviso del 6 per mille su tutti i depositi bancari (effettuato nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1992). Con un protocollo d’intesa tra il governo e le parti sociali il 31 luglio 1992 abolì la “scala mobile”, il sistema di aggiornamento automatico rispetto al costo della vita della retribuzione da lavoro dipendente.
• Sempre nel luglio 1992 lanciò l’operazione “Vespri Siciliani” in risposta agli attentati mafiosi ai giudici Falcone e Borsellino. Furono spediti in Sicilia ventimila soldati.
• Di quel suo governo, anche il cosiddetto “decreto salva-ladri” (5 marzo 1993, decreto Conso), emesso in piena Tangentopoli (vedi anche BORRELLI Francesco Saverio e DI PIETRO Antonio): «Depenalizzazione per il finanziamento illecito dei partiti ed estensione del patteggiamento ai reati di concussione e corruzione. Decreto che sarà precipitosamente ritirato dopo la clamorosa protesta in tv del pool milanese» (Sebastiano Messina).
• «Fissiamo una data simbolica: quando è cominciata per davvero la stagione delle privatizzazioni? “La notte del 31 luglio 1992. E non è una data simbolica”. Perché? “Il Consiglio dei ministri ha approvato a notte fonda il decreto che trasformava gli enti in Spa, ne trasferiva la proprietà al Tesoro e stabiliva in tre i componenti i board. Il premier Amato ha dimostrato in quella occasione una grande abilità. Raggiunto l’accordo con il ministro dell’Industria Giuseppe Guarino, sostenitore di un piano che prevedeva la costituzione di superholding, Amato ha vinto, diciamo così, per stanchezza. Al momento di votare era tardissimo e praticamente non c’era più nessuno”. Il decreto notturno è stato uno choc? “Molto di più, direi una bomba. Ricordo benissimo quelle ore. Febbrili. Immagini i superconsigli di Eni o Enel, con decine di amministratori, che si scioglievano dall’oggi al domani. E infatti una settimana dopo, al termine di una guerra sulle nomine che ha visto in campo partiti e consiglieri, i vecchi vertici erano tutti presenti alle assemblee, increduli”» (Francesco Giavazzi a Sergio Bocconi).
• Nella XV legislatura, eletto deputato per l’Ulivo (poi passato al Partito democratico), fu ministro degli Interni del Prodi II. Provvedimenti effettivamente varati: dopo l’omicidio Raciti (vedi SPEZIALE Antonino), sospese il campionato e annullò un’amichevole della Nazionale, per poi reiterare, rinforzandolo, il vecchio decreto Pisanu, imponendo alle società calcistiche di dotare di tornelli l’ingresso degli stadi e forzandole a giocare a porte chiuse finché non si fossero messe in regola (alla ripresa, 10-11 febbraio 2007, il campionato di serie A si giocò a porte chiuse in quattro stadi su nove); nel giugno 2007 nominò Antonio Manganelli capo della polizia; il 28 dicembre 2007 reiterò un precedente decreto-legge, fatto cadere perché errato ed emesso dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani (vedi VELTRONI Walter), in cui si rendeva possibile l’espulsione di qualunque immigrato che costituisse «una minaccia concreta e attuale alla pubblica sicurezza», o che fosse sospettato di preparare azioni terroristiche, o che non avesse mezzi di sussistenza; sottoscrisse un patto con Gheddafi per il pattugliamento delle coste libiche e il contenimento dei disperati di tutta l’Africa che dalla Libia s’imbarcavano alla volta dell’Italia (29 dicembre 2007: a Gheddafi l’Italia promise la costruzione di un’autostrada che attraversasse la Libia e collegasse Tunisia ed Egitto); firmò l’espulsione del macellaio Mohamed Kohaila, imam di Torino, rispedito in patria perché sospettato di rapporti stretti col jihadismo militante (9 gennaio 2008: la moglie Layla e i figli M. e K. di 17 e 12 anni rimasero a Torino).
• Firmò due «Patti per la sicurezza» con i sindaci delle città metropolitane e aumentò poi di 500 unità gli organici di Roma e Milano (16 maggio 2007, vedi anche MORATTI Letizia). Varò una Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione (25 ottobre 2007) e un vademecum Italia in regola in otto lingue (tirato in un milione di copie).
• Una quantità di idee, distribuite in disegni di legge varati dal Consiglio dei Ministri, ma rimasti poi lettera morta, oppure spiegate in articoli, interviste ecc.: no alla prostituzione e/o zone a luci rosse nelle città, multa con verbale a casa per i clienti (richiamo alla Svezia, «c’è in me una certa cattiveria nei confronti dei clienti»), obbligo dei test antidroga e antialcol per tassisti e conducenti d’autobus, denuncia d’ufficio per i graffitari, niente chioschi o bancarelle per strada, sì alle azioni contro i lavavetri, sì agli imam accreditati, no alla questua molesta, no a ogni azione che voglia limitare l’uso del velo alle musulmane («negli usi dell’Islam sul vestiario noi leggiamo solo la subordinazione della donna, invece essi hanno anche un risvolto positivo di tutela della sua dignità e del suo rispetto»), arresto obbligatorio per rapinatori e scippatori colti in flagranza (coerente con la sua idea che i grandi fenomeni criminali si stroncano combattendo i reati minori), istituzione di una banca del Dna dei carcerati.
• Sostenne varie volte che il numero di reati in Italia fosse in calo, ma fu smentito da Luca Ricolfi (vedi).
• «Ho accettato l’indulto soffrendo» (vedi anche MASTELLA Clemente).
• Invitò a fidarsi di Berlusconi e, molti mesi prima delle intese intercorse tra questi e Veltroni, propose la creazione di una Convenzione per le riforme, aperta a politici ed esperti (4 gennaio 2007: in quell’occasione disse di essere favorevole, quanto al sistema elettorale, al maggioritario in due turni). Dopo la crisi di governo a febbraio 2007, sostenne che Prodi avrebbe dovuto rinunciare alla maggioranza precostituita e cercarsi in Parlamento di volta in volta i voti per far passare le leggi. Benché contrario ai premi di maggioranza (vedi un suo articolo su Mondoperaio del 1979 e poi il volume Una Repubblica da riformare, il Mulino 1980), appoggiò il referendum relativo alla legge elettorale, valutandolo una «pistola puntata per fare una buona legge».
• Si guadagnò fior di titoli sui giornali rilasciando durante le conferenze stampa dichiarazioni studiatamente provocatorie: «Le canzoni dei cantanti napoletani melodici celebrano i camorristi» (4 dicembre 2006), «In Italia risulta difficilissimo combattere il traffico di droga perché la domanda di cocaina è altissima», «Consiglio i vigili del fuoco di pagare la benzina con i soldi dell’affitto» (30 maggio 2007, sulla scarsità di mezzi di cui è dotata la polizia), «Nessun Dio autorizza un uomo a picchiare la donna. È una tradizione siculo-pakistana che vuole far credere il contrario» (11 luglio 2007, a un convegno su Islam e integrazione), «Ci sono bambini che si giocano ai dadi centinaia di euro e poi organizzano un giro di baby prostitute» (19 novembre 2007), «Un trentenne eletto in Parlamento, dopo due mandati, cioè a quarant’anni, che cosa dovrebbe fare mentre aspetta di compiere i sessantacinque? l’esodato di Stato? Che cos’è, un nemico da punire solo perché ha fatto politica?» (16 novembre 2012, in un’intervista a Vittorio Zincone) ecc.
• Prodi lo mise alla presidenza del Comitato governativo per la bioetica.
• È sempre considerato, con Dini, l’uomo che potrebbe dirigere un governo di «grande coalizione», cioè che fosse sostenuto, o non avversato, sia dal centrodestra sia dal centrosinistra.
• Ha fatto pace con i Craxi (abbraccio con Stefania il 6 dicembre 2006: la figlia di Craxi ha reso nota una lettera dalla quale si evince che Amato tentò di salvare il capo socialista).
• Non candidatosi alle elezioni politiche dell’aprile 2008, il 2 giugno seguente annunciò il suo ritiro dalla vita politica: «In Italia abbiamo leader cinquantenni che sono considerati giovani ed è quindi utile che quelli come me facciano spazio a chi è nato non dirò ieri, ma almeno l’altro ieri».
• Nell’agosto 2008 Gianni Alemanno lo nominò presidente della Commissione per lo sviluppo di Roma Capitale, “l’Attali de noantri” come l’ha definita lo stesso sindaco, commissione bipartisan per le riforme e lo sviluppo di Roma. La nomina creò non poche polemiche all’interno del Pd; l’Unità titolò: «Amato dà una mano a Alemanno». Molte critiche anche da destra; Gasparri tra i più duri: «Al posto di Gianni non avrei mai messo Amato come presidente di una commissione. È un uomo sopravvalutato, un bluff totale. Amato, insieme a Giovanni Brusca, andrebbe studiato all’università per imparare cosa non fare da grandi». La commissione saltò però già a settembre, ancora prima di iniziare i lavori, in seguito alle dichiarazioni rilasciate da Alemanno mentre era in visita in Israele, «Il fascismo non fu il male assoluto e non mi sento di condannarlo»; fortemente a disagio dopo queste affermazioni, Amato preferì abbandonare il progetto: «Non voglio che un buon esempio di lavoro istituzionale divenga un bersaglio politico».
• Nel maggio 2006 fu indicato dalla Casa delle Libertà come possibile candidato alla Presidenza della Repubblica per la successione a Ciampi ma non ebbe l’appoggio dei Ds, che gli preferirono prima D’Alema e poi Napolitano. «Il fatto è che lui sui Ds non ha mai investito. Non si ricorda un suo gesto di solidarietà in questi anni di traversata» (Peppino Caldarola).
• Molto buono, però, il rapporto con Massimo D’Alema, insieme al quale nel 1998 ha creato la fondazione Italianieuropei, di cui dirige il comitato scientifico. È anche condirettore, sempre con D’Alema, dell’omonima rivista.
• Nel 2012 condusse su Raitre il programma economico Se una farfalla batte le ali, ma fu un flop.
• Il suo ultimo libro è Europa perduta? (il Mulino, 2014), scritto insieme a Ernesto Galli Della Loggia.
• Sposato con Diana Vincenzi (docente di Diritto privato alla Sapienza di Roma), due figli, l’avvocato Elisa (Roma 3 agosto 1966, «si occupa lei di querelare chi mi diffama e vince tutte le cause») e l’attore Lorenzo (vedi): «Ho conosciuto mia moglie Diana nel 1952 sui banchi del quarto ginnasio a Lucca. In prima liceo già eravamo fidanzati e studiavamo insieme. Poi, quando ci siamo trasferiti a Pisa per l’università, festeggiavamo il buon esito degli esami facendo l’amore nella mia stanza in collegio. Una volta il segretario generale mi chiamò e, offendendomi a morte, mi disse che il collegio non era un casino. Ci sposammo al quarto anno di università. Tutti si aspettavano di vedere Diana col pancione, ma in realtà ci eravamo decisi per dare una casa al cane che era rimasto a Lucca. I figli vennero dopo e io, specie con Elisa, la primogenita, sono stato per un po’ padre e madre insieme. Di quel periodo ho flash-back di gioia struggente uniti a quello che considero uno dei ricordi peggiori della mia vita. Mia moglie aveva cominciato a insegnare ed ero io a occuparmi dei bambini. Ma come capita a tutti i giovani professori universitari restavo delle ore attaccato al telefono a costruire trame e alleanze per futuri concorsi. Una di quelle sere la bambina si affacciò nello studio e mi disse “Papà, è pronto”. Le feci un sorriso distratto e continuai. Lei, che a sette anni si occupava di cuocere la pasta, tornò poco dopo e dopo ancora. Finché non venne più. Ho ancora davanti agli occhi quel faccino deluso».
• Critica «Ha l’aria di un anglosassone finito per errore in Italia, e non troppo contento di esserci. Serio, austero, rapido nel prendere le decisioni» (da un rapporto Cia).
• «Probabilmente è vero che Giuliano Amato incarna, fosse pure suo malgrado, l’antico nodo del craxismo, vale a dire la liberazione della sinistra italiana dalla sua visione teleologica, la sconfitta dell’antropologia togliattiana, l’archiviazione del postcomunismo. Amato, che non è andato al funerale di Craxi e che Stefania Craxi chiama con disprezzo “il professore”, è il paradosso del craxismo che viene in soccorso della sinistra aggredita dall’amico di Craxi, Silvio Berlusconi. Ed è per giunta il craxismo senza la zavorra della questione morale, di Tangentopoli, il craxismo ridotto al suo osso politico: un pericolo mortale tanto per la sinistra postcomunista quanto per Berlusconi. La prova, infine, che non c’è Storia senza “tradimento”, dai tempi di Eva a quelli di Amato» (Francesco Merlo).
• «C’è l’Amato socialista unitario amico del Pci e della Cgil. C’è l’Amato giolittiano che nel 1976, dopo la svolta dell’hotel Midas con l’ascesa di Craxi a segretario, lo chiama “cravattaro” e “autocrate”. C’è l’Amato craxiano anticomunista. C’è l’Amato scalfariano (nel senso di Scalfaro) e filocattolico. C’è l’Amato scalfariano (nel senso di Scalfari) e laico. C’è l’Amato filoberlusconiano. C’è l’Amato dalemiano. C’è l’Amato neoulivista. C’è l’Amato solipsista che sta solo con se stesso. C’è l’Amato equivicino che sta con tutti. C’è l’Amato montiano e anticasta che insegna come tagliare i costi della politica in cui sguazza da mezzo secolo. C’è l’Amato napolitaniano che si parcheggia alla Consulta in attesa di ereditare il trono di re Giorgio. C’è l’Amato che ogni dieci anni si ritira dalla politica e c’è l’Amato che ogni volta vi rientra senza mai esserne uscito, candidato a tutto e assiso dappertutto, anche se finge sempre di non essere stato da nessuna parte» (Travaglio) [Fat 21/1/2015].
• «A volte è in auge, altre in ombra, ma sempre in possesso di una poltrona, grande o piccola che sia. L’importante per lui è sedere su qualcosa. È il tappabuchi per eccellenza. Ma un tappabuchi di lusso perché può ricoprire qualsiasi ruolo avendo eccelsa competenza nelle cose dello Stato. È l’uomo delle emergenze, il commissario straordinario che si chiama al capezzale di un organismo in coma. Conclusione: nessuno può vantare un curriculum di pari varietà» (Giancarlo Perna) [Lib 20/1/2015].
• «Giuliano Amato è il più grande dei piccoli. Un saltatore di fossi. Riesce a superarli anche per il lungo, oltre che per il largo» (Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto) [Buoni e Cattivi, Marsilio 2014].
• «Mi può capitare di guardarmi allo specchio e di vederci Giuliano Amato» (Silvio Berlusconi).
• Tifo Acceso torinista. Nel 2006, alla vigilia delle sanzioni alla Juventus (retrocessione in B e revoca di due scudetti) provocate dallo scandalo che vide protagonista Luciano Moggi, fece sapere: «Assisto alla vicenda con la perfidia che solo i tifosi torinisti possono avere».
• Vizi Membro della giuria del premio Viareggio-Rèpaci. Ha detto: «Alessandro Baricco, quando ci si mette, è molto fantasioso, fulminante. Ma Sandro Veronesi lo amo di più. È più vero, più concreto, anche più inventivo».
• «A quattordici anni fumavo un pacchetto e mezzo al giorno. Adesso fumo una sigaretta dopo la prima colazione, una dopo il caffè di metà mattina, una dopo pranzo, una all’ora del tè, una all’ora dell’analcolico prima di cena e una dopo cena».
• È un grande appassionato di tennis. Fece molto rumore nell’agosto del 2000 – quando era presidente del Consiglio per la seconda volta – l’eventualità di un match con Tony Blair, allora premier inglese e ospite del principe Guicciardini. L’atteso confronto non ebbe luogo: Blair e Amato giocarono invece in doppio contro il principe Guicciardini e il presidente della Rai Roberto Zaccaria. Primo set 7-5, secondo set interrotto per oscurità su punteggio ignoto. Amato indossava una t-shirt blu su calzoncini bianchi e si mise in evidenza per la volée bassa sotto rete, particolarmente efficace quando a servire era Blair.
• Si dichiara allergico allo smoking: «Non ho alcuna intenzione di comprarlo e indossarlo; quando ricevo un invito che lo prevede mia moglie ha l’incarico di scusarsi e di declinarlo».
• Il suo film preferito è Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti; la canzone Imagine di John Lennon (Vittorio Zincone) [Sette 16/11/2012].