Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Corrado Alunni

• Roma 12 novembre 1947. Ex terrorista. Inizi in Prima linea, poi le Brigate rosse. «Ma le idee di Alunni non coincidevano con quelle del vecchio capo delle Br (Curcio – ndr). Con lui l’organizzazione era diventata sanguinaria, spietata; dai gesti dimostrativi, dagli attentati, dai ferimenti, era passata agli assassinii, alle stragi. Nessuno, fra i vicini di casa, avrebbe mai sospettato che in quel giovane così a modo, sempre pronto a salutare per primo, sempre cordiale, spesso sorridente, si nascondesse il ricercato numero uno della lista del ministero dell’Interno. Il fatto è che Alunni rispettava scrupolosamente le regole del “perfetto terrorista”, che lui stesso in passato aveva dettato: una vita normale, orari precisi, nessuna stravaganza o sfoggio di denaro» (Selva-Mannucci, Quei terribili 55 giorni, Rubbettino).
• Tra i cervelli del sequestro Moro, arrestato poi il 13 settembre 1978 in via Negrisoli a Milano. Il 28 aprile 1980, alla vigilia del suo processo, tentò di evadere dal carcere di San Vittore con un gruppo di sedici detenuti, tra cui il bandito pluriomicida Renato Vallanzasca. Ferito e ripreso.
• Coinvolto, direttamente o indirettamente, nell’uccisione, a Genova, del giudice Coco e della sua scorta (8 luglio 1976), del commissario Esposito (21 giugno 1978); a Torino negli assassinii del maresciallo Berardi (10 marzo 1978), dell’avvocato Croce (28 aprile 1978), del giornalista Casalegno (16 novembre 1977). «In ognuna di queste imprese era comparsa una Nagant 7,62 con un lieve difetto che segnava i bossoli recuperati dalla polizia. L’arma non venne poi ritrovata in via Negrisoli» (Selva-Mannucci).
• Nome di battaglia «Federico».
• Condannato a più di 50 anni di carcere, è tornato libero dopo 17 anni e ha iniziato a lavorare in una cooperativa informatica. Nel 2003 ha scritto, con altri, La rapina in banca: storia, teoria, pratica (DeriveApprodi, gli autori si sono nascosti dietro lo pseudonimo Klaus Schönberger).