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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Renato Altissimo

• Portogruaro (Venezia) 4 ottobre 1940 – Roma 17 aprile 2015. Politico. Ex segretario del Partito liberale. Ministro della Sanità con Cossiga (1979-80), con Spadolini (1981-1982), con Fanfani (1982-83), dell’Industria, Commercio e Artigianato con Craxi (1983-86).
• «Per un destino amaro, il ricordo che molti hanno di Renato Altissimo è legato a una certa vita romana connessa con la politica, negli anni subito prima di Tangentopoli. L’abbronzatura pure nei mesi freddi, la frequentazione di quel night club, piano-bar, Il Tartarughino, via della Scrofa, due passi da piazza Navona, niente di trasgressivo, divanetti azzurri, spazi ristretti, champagne fino a molto oltre mezzanotte. Renato Altissimo e Gianni De Michelis, i due esempi della politica che – finito di governare e tessere – allunga le notti perché Roma lo permette, a chi lo voglia: “Quante me ne hanno dette per due bicchieri di whisky...” (…) La famiglia aveva una fabbrica di fanali ed accendini, parte dell’indotto Fiat, cosicché lui, mente brillante, alto, prestante, veloce e accattivante, diventò presidente dei giovani industriali, poi vicepresidente di Confindustria. Si avvicinò anche alla politica, nel piccolo Partito liberale che era stato di Croce ed Einaudi e arrivò alla segreteria nel 1986, dopo Malagodi e Zanone e Biondi. Il Pli era già colonnina del pentapartito, con Dc-Psi-Psdi-Pri. Le cronache ricordano il suo successo elettorale nel 1992, quando i liberali arrivarono al 2,86 per cento» (Andrea Garibaldi) [Cds 18/4/2015].
• «Ha guidato il Pli in anni cruciali della vita politica italiana vissuti da protagonista come uno dei segretari del pentapartito, che rappresentava la maggioranza di governo scossa dalla competizione fra Craxi e De Mita. Anni chiusi da un avviso di garanzia notificatogli il 15 marzo del 1993 in piena tempesta di Tangentopoli: era accusato di finanziamento illecito ai partiti: il 4 dicembre del 1993 ammise di avere ricevuto 200 milioni di lire in modo illecito e lasciò la segreteria del partito» (Silvio Buzzanca) [Rep 18/4/2015].
• «“Io non ho bisogno di soldi”, disse nella sua battuta più felice. “Io sto bene, sono orfano di padre ricco”. Era diventato, come altri o più, per la modestia dei consensi del partito di cui era segretario, quello liberale, la rappresentazione del disfacimento della Prima repubblica. Era un cespuglio, secondo la definizione del tempo, quel 1992 nel quale Tangentopoli travolse tutto e che oggi è materia di fiction. Aveva preso da Carlo Sama duecento milioni di lire – finanziamento illecito – nella maxitangente Enimont. Poi, quando aprì la valigetta, di milioni ce n’erano soltanto 150. “Qualcuno s’era fatto la cresta”, disse, ma non al processo, per evitare guai all’eventuale farabutto. Erano i tempi che si sanno e venti anni dopo non erano più salubri: scrisse un libro intervista con Gaetano Pedullà – L’inganno di Tangentopoli (Marsilio) – per spiegare che le cose non andavano meglio e per un motivo chiaro a molti: l’inchiesta del secolo era proliferata su ipocrisie e silenzi che avevano impedito alla politica di ragionare su una soluzione, di conseguenza affidata alla sola azione della magistratura. Nefasto indietreggiamento» (Mattia Feltri) [Sta 18/4/2015].
• Nel 2012 è stato pubblicato L’inganno di Tangentopoli. Dialogo sull’Italia a vent’anni da Mani pulite (Marsilio), suo libro-intervista con l’ex direttore del Tempo, Gaetano Pedullà.
• Nel 2014, con Alfredo Biondi e Carlo Scognamiglio, fondò il movimento “I Liberali”.
• Negli ultimi tempi, viveva fra Nizza e Londra.