31 maggio 2012
Tags : Assunta Almirante
Biografia di Assunta Almirante
• (Stramandinoli) Catanzaro 1925. Vedova di Giorgio Almirante (1914-1988), mitico segretario del Msi degli anni Sessanta e Settanta (si conobbero nel 1951 a casa del conte Sabatini, un comune amico). «Non sono mai stata fascista e nemmeno missina».
• «Vedova dello storico leader missino, è la prosecuzione immaginaria del suo verbo, idolatrata e ricercata, temuta da molti big della destra, a partire da Fini (“è un pigro”), e anche del Pd (“mi hanno chiamato alcuni uomini di Renzi per capire il motivo dei miei attacchi al loro leader”)» (Alessandro Ferrucci) [Fat 19/1/2015].
• «Non c’è diatriba, in casa An, che non veda i giornalisti precipitarsi in casa di donna Assunta per raccoglierne il verbo. Donna Assunta non si fa pregare. Per ognuno ha una bella dichiarazione, libera, controcorrente, coraggiosa. Una manna per i giornalisti. “Giorgio Almirante non l’avrebbe fatto”. Oppure: “Mio marito sarebbe stato d’accordo”» (Claudio Sabelli Fioretti).
• «Spesso apro la porta di casa e trovo silenziosi omaggi di ammiratori di mio marito. Mi portano i fiori, anche la mozzarella fresca, la lasciano nei contenitori termici, senza nome, davanti all’uscio».
• A coloro che le hanno offerto di candidarsi ha detto: «Ma non esiste proprio. Per nessuna ragione. Ma le pare che io mi sarei fatta dire: “È la moglie di, conosce tutti”. Avrei provato un senso di vergogna» (a Brunella Bolloli) [Lib 20/2/2013].
• La prima impressione su Almirante? «Vestiva malissimo, da vergognarsi, con la camicia alla Robespierre, i sandali e le unghie di fuori». Lei lo ha portato sulla rotta del “doppiopetto”. «Un lavorone, ci ho pensato sempre io, ma era necessario stargli dietro. E poi era distratto, a volte tornava a casa con scarpe non sue perché in treno se le toglieva e poi si rinfilava quelle del vicino». Si divertiva di queste distrazioni? «Insomma, più che altro mi schifavo». Lei era la ricca dei due... «Non mi sono mai lasciata mantenere, ho sempre lavorato, a ognuno il suo conto. Quando l’ho conosciuto lui non aveva la macchina io già possedevo la 130» (intervistata da Alessandro Ferrucci, cit.).