31 maggio 2012
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Biografia di Giovanni Allevi
• Ascoli Piceno 9 aprile 1969. Pianista. È laureato in Filosofia e diplomato al Conservatorio. «Vorrei avere una macchina del tempo per andare nel futuro e vedere se mi è stata intitolata una via o un conservatorio».
• Figlio di una cantante lirica (Fiorella) e di un clarinettista (Nazzareno). «Ho iniziato a quattro anni, da autodidatta. In casa c’era un pianoforte, ma era chiuso a chiave. Mio padre non voleva che studiassi musica: percorso in salita, irto di difficoltà, scarse soddisfazioni economiche. Scoprii presto dove nascondevano la chiave, e ogni volta che restavo da solo entravo nella stanza delle meraviglie. Il pianoforte era per me come un enorme barattolo di marmellata nel quale affondare le dita. Lo aprivo e improvvisavo. Mettevo dischi di musica classica e imparavo a suonarli. Ascoltavo ogni giorno la Turandot di Puccini, tre ore di opera. Questi incontri segreti tra me e il pianoforte sono andati avanti per quattro anni. Oggi, davanti a un pianoforte, ricerco costantemente la gioia e la libertà che provavo in quegli anni».
• «Si travestì da cameriere per incontrare Riccardo Muti e fargli ascoltare il suo primo album» (Bruno Ruffilli). Prima fama nel 1997, quando Jovanotti gli fece pubblicare 13 dita, poi Composizioni (ancora con l’etichetta discografica di Jovanotti), No Concept, Joy (registrato senza averlo mai suonato prima, se non nella sua mente), Evolution (2008), Alien (2010), Sunrise (2012), Love (2015, registrato negli Abbey Road Studios di Londra). Primo vero successo con lo spot di Spike Lee per la Bmw (e quello più recente per la Fiat).
• Non possiede un pianoforte: «È la fortuna della mia vicina di casa: non si era mai accorta che sono un pianista, lo ha scoperto vedendomi in televisione». E come compone, come si prepara? «Suono tutto nella mia testa, immagino l’album intero senza mai toccare un tasto. Passo le giornate intere a farlo».
• «In studio ci vado solo per la ricerca, quasi maniacale, del suono. La composizione invece nasce sempre lontano dallo studio e lontano anche dal pianoforte. Il primo approccio è sempre carta e matita. I software per la composizione non ti fanno ragionare sullo sviluppo orizzontale e verticale del discorso musicale sul pentagramma. È un insegnamento di Tonino Tesei, uno dei miei maestri e anche un maniaco della calligrafia musicale» (ad Andrea Laffranchi) [Cds 22/11/2014].
• «Hanno scritto: “Mozart del Duemila”. “Filosofo (e genio italiano) del pianoforte”. “Pifferaio magico”. Nel 1989, il commissario del conservatorio Rossini di Fermo, dopo aver ascoltato la Fuga in stile contrappuntistico, materia del settimo anno, che Giovanni Allevi aveva suonato per essere ammesso, ventenne, al corso di composizione, esclama: “O ha copiato o è Brahms redivivo”» (Luigi Vaccari).
• «Pochi artisti, durante un’intervista, argomenterebbero che “il bizzarro contemporaneo delle particelle subatomiche nel nostro cervello può dare origine a idee, melodie e pensieri improvvisi”» (Andrea Scanzi). «È tenero come il silenzioso Schroeder di Charlie Brown, con i lunghi riccioli che gli ballano davanti agli occhiali e assecondano i movimenti del pianista che cerca di rubare allo strumento i suoni migliori» (Giuseppe Videtti).
• «Chi vuole essere tenero lo chiama l’Harry Potter del pianoforte, forse per gli occhialoni, forse per quel suo essere timido e determinato come il maghetto della saga. Chi vuole fare l’impegnato ricorda i suoi studi e lo chiama il compositore filosofo. I suoi nemici, i puristi da Conservatorio, dicono che è il Federico Moccia della musica» (Andrea Laffranchi).
• «Forse è il più moderno compositore italiano, fuori dall’impegno della musica colta e dal disimpegno della canzone. Anche se non parla di politica, un compositore e un esecutore “veltroniano”, capace di mettere d’accordo tutti» (Edmondo Berselli).
• C’è chi lo vorrebbe rivale di Ludovico Einaudi: «È falso. Il mio unico nemico è l’insicurezza. Anzi, lui ha aperto una strada e molti fan mi hanno conosciuto grazie al passaparola sul forum del suo sito».
• «Nella grande platea è inevitabile che ci siano rumori che interrompono la concentrazione. Essendomi trasformato da pianista classico a rockstar del pianoforte li accetto volentieri. E per me rock, come dice Adriano Celentano, è un modo di essere più che un genere».
• Nel 2007 ha suonato a Loreto davanti a Benedetto XVI per l’Agorà dei giovani italiani: «Emozionato? Meglio dire terrorizzato». In quest’occasione ha presentato l’Inno della Regione Marche, da lui composto.
• «Non suona mai senza aver mangiato una fetta di torta alla cioccolata» (Alfredo Gasponi).
• Ha tenuto il concerto di Natale al Senato, il 21 dicembre 2008.
• Le critiche principali gli sono rivolte dal violinista Uto Ughi («modestissimo musicista»). Quando creò Sunrise disse: «Si è depositata nella mia mente una melodia per violino e orchestra. E mi è venuto da ridere, visto che il mio grande accusatore Uto Ughi è un violinista» (Marinella Venegoni) [Sta 30/10/2012].
• «Ho dei problemi con i capelli: devo trovare la crema giusta. Dopo un po’ che la uso, perde effetto e devo cambiarla (…) C’è un particolare potenzialmente pericoloso. Può capitare che un capello cada sulla tastiera. E, se capita mentre sto suonando, inevitabilmente, lo sguardo è attirato dal capello. E lì c’è la possibilità dell’errore perché l’orizzonte percettivo subisce una piccola interferenza che in quel momento può essermi fatale (...) Non devo fare lo shampoo il giorno del concerto, ma due giorni prima. Il capello che deve cadere, deve essere già caduto» (Elisa Messina) [N20 26/3/2009].
• Nel suo libro Classico Ribelle (Rizzoli, 2011) spiega la sua visione del mondo. Si sente ispirato da Kant («il mio filosofo preferito») e Hegel («il suo pensiero è terribilmente presente nella mia vita»).
• Polemiche per le parole su Beethoven dette al Giffoni Film Festival, dove ha ritirato il Giffoni Award (2013): «Un giorno ho capito che dovevo uscire dal polverone e cambiare approccio con la musica. Stavo ascoltando la Nona Sinfonia di Beethoven e accanto a me c’era un bimbo annoiato che chiedeva insistentemente al padre quando finisse. Credo che in Beethoven manchi il ritmo. Con Jovanotti, con il quale ho lavorato, ho imparato il ritmo, elemento che manca nella tradizione classica» (Andrea Scanzi) [Fat 24/7/2013]. All’Adnkronos ha così spiegato la vicenda: «Dai Beatles ad oggi il ritmo è un elemento costitutivo della contemporaneità, quel ritmo che è alla base della musica che oggi ascoltano i giovani e che per forza di cose nella tradizione classica non era ancora presente. Questo non è altro che vedere la realtà delle cose. Non accetto il modo in cui quella frase mi è stata attribuita, ma sostengo le ragioni da cui ha avuto origine nell’ambito di una discussione molto più ampia di fronte a più di 1.000 ragazzi giurati del Giffoni. Capisco che questo discorso vada a ridimensionare il passato e a risollevare il presente, ma questo deve fare il compositore e l’artista».
• Scrisse una canzone per l’esibizione finale della pattinatrice Carolina Kostner agli Europei di Helsinki, solo che lei poi scelse di pattinare sulle note di A te di Jovanotti per dedicarla al fidanzato Alex Schwazer (Gaia Piccardi) [Cds 25/1/2009].
• Sposato con Nada Bernardo, diplomata in pianoforte con laurea alla Bocconi che gli fa da manager. Due figli: Leonardo, nato nel 2010, e Giorgio, nel 2012.
• Nel 2013, alla Mostra del cinema di Venezia, è stato presentato Symphony of Life, tratto dall’ultimo album Sunrise (2012), cortometraggio animato con musiche e soggetto scritti da Allevi. Il protagonista è lui stesso in versione cartoon.
• Vorrebbe «riuscire a correre sette chilometri al giorno. Allenamento ottimo per un sedentario come me: mi servirà a preparare al meglio i muscoli per le esecuzioni al pianoforte» (a Stefania Angelini) [Gds 21/1/2015].