Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Gianni Alemanno

• Bari 3 marzo 1958. Politico. Del Pdl. Ex sindaco di Roma. Candidato per il secondo mandato nel 2013 (al ballottaggio con Ignazio Marino). «Nasce culturalmente incendiario e matura tessitore» (Alessandro Giuli).

Vita Diploma di maturità scientifica, imprenditore, già dirigente della federazione giovanile del Msi-Dn, membro della direzione nazionale di An, deputato dal 1994. Ministro delle Politiche Agricole nel Berlusconi II e III.

• «Pugliese da tutti i lombi, ma a Bari è nato casualmente. Suo papà, generale dell’esercito, era leccese e in continuo movimento per servizio. La mamma, di Gallipoli, fu compagna di classe della madre di Rocco Buttiglione. Il giovinetto, seguendo il babbo, fu a Bolzano, Udine e Piacenza. Finché la famiglia si ancorò a Roma nel 1970. Gli Alemanno presero casa nel quartiere bene (e nero) dei Parioli. Dai suoi 13 anni, Gianni fu nel Fronte della gioventù fino a diventarne il capo, subentrando a Gianfranco Fini. Ammirò Giorgio Almirante finché visse. Appena Fini lo sostituì alla guida dell’Msi (1987), si schierò con l’estrema destra di Pino Rauti che aiutò a diventare capo del partito scalzando l’altro (1990-91). Ne sposò la figlia Isabella Rauti nel 1992. Ne ebbe Manfredi» (Giancarlo Perna).

• Passato barricadero, due arresti: nell’82 per aver lanciato una molotov contro l’ambasciata russa e nell’89 per aver cercato di bloccare la visita di Bush senior (Sergio Mariani lo ricorda ragazzo mentre sta in questura «legato con le manette al termosifone e picchiato selvaggiamente»), tanto da meritarsi il soprannome di Lupomanno.

• «Ha aderito con entusiasmo alla svolta di Fiuggi, rompendo con Rauti e litigando con la moglie. Ha costruito pazientemente un consenso capillare nel partito e nell’elettorato meridionale (...) E, soprattutto, ha esercitato l’incarico di ministro dell’Agricoltura con spregiudicato trasversalismo, facendosi amici la Coldiretti di antico stampo democristiano e lo Slow Food di Carlo Petrini, il movimento no-global e quello contro gli Ogm. A Cancun, al termine di un vertice del Wto dedicato all’agricoltura e conclusosi senza neppure un comunicato congiunto, ha sfidato i fischi e gli insulti per stringere la mano all’honduregno Rafael Alegría, portavoce mondiale di “Via Campesina” e leader della contestazione no-global. Qualcosa dell’antimperialismo degli anni rautiani deve evidentemente esser rimasto, in Alemanno, e forse oggi l’antagonista di Fini condividerebbe un’affermazione di sua moglie Isabella: “È An che ha superato a destra il Msi. La cosiddetta svolta di Fiuggi aveva un forte carattere liberista”. Già, perché il capolavoro politico di Alemanno è probabilmente la corrente di Destra sociale, fondata da Francesco Storace e divenuta ben presto, anche in virtù di un qualche equivoco sul significato di “sociale”, la casamatta di Alemanno (le correnti furono poi azzerate da Fini al congresso di An del 2006 - ndr)» (Fabrizio Rondolino).

• Da ministro prese posizioni in difesa dello Statuto dei lavoratori durante la disputa sull’abolizione dell’articolo 18, ostacolò le mire di Tremonti sulla gestione delle fondazioni bancarie, contrastò la riduzione delle tasse per i ceti medio-alti, si oppose alla dichiarazione di fallimento per Alitalia, difese gli interessi dei dipendenti pubblici e del Sud dagli eccessi liberisti di Berlusconi: «Ha lasciato più tracce con le sue prese di posizione politiche che come ministro delle Politiche agricole» (Corriere della Sera).

• «Alemanno quando era Ministro dell’Agricoltura era più a sinistra di molto dirigenti del centrosinistra» (Antonello Venditti).

Sindaco Dopo aver perso il confronto con Walter Veltroni per sindaco di Roma (maggio 2006), aveva conquistato con una maggioranza del 75 per cento la Federazione romana del partito (marzo 2007) e da questa posizione aveva intessuto con l’avversario un rapporto parecchio dialettico, anticipatore di quello che, almeno inizialmente, sarà il rapporto tra lo stesso Veltroni e Berlusconi: non più scontro frontale, ma opposizione e dialogo insieme (un suo editoriale sul Secolo d’Italia del gennaio 2007 venne infatti criticato da Cicchitto). Ruolo di mediazione anche al momento della rottura tra Fini e Berlusconi (dicembre 2007).

• È diventato sindaco di Roma il 28 aprile 2008: avendo costretto Rutelli al ballottaggio (il 14 aprile il candidato del centro-sinistra prese il 45,5% contro il 40 di Alemanno), risultò primo quindici giorni dopo grazie anche a 55 mila elettori che, dopo aver votato Rutelli al primo turno, si spostarono su di lui (ebbe il 53,6%). È stato il primo ex missino a salire sul Campidoglio: al Quadraro, quartiere periferico storicamente antifascista, conquistò 19 seggi su 20. La vittoria fu salutata dai clacson di centinaia di taxi (Alemanno aveva difeso i conducenti nella lunga vertenza per le cosiddette liberalizzazioni, vedi BERSANI Pierluigi).

• Tra le decisioni più importanti prese da sindaco: il no al parcheggio sottorraneo dentro il colle del Pincio (previsto dall’amministrazione Veltroni), ribadito da lui personalmente ai collaboratori in giunta e soprattutto alla potentissima lobby dei costruttori romani (Fabio Martini sulla Stampa raccontò che la riunione decisiva, il 9 settembre 2008, si aprì con queste parole di Alemanno: «Io sono nettamente contrario e ora troviamo la formulazione migliore per rigettare il progetto»); e la decisione di infliggere fino a 500 euro di multa alle donne sorprese ad adescare e ai loro clienti.

• Dichiarò anche: di voler spostare la teca dell’architetto Richard Meier (voluta da Rutelli) che ricopre l’Ara Pacis di piazza Augusto Imperatore; di voler puntare a una Festa del cinema «con meno star americane e più spazio ai film italiani»; di voler contenere il Gay pride («il problema non è omosessuale sì, omosessuale no: è esibizionismo sessuale sì, esibizionismo sessuale no»). Istinti demolitori poi in parte corretti: il Gay pride passò scostumato come sempre per le vie del centro, i divi del cinema furono riammessi sul tappeto rosso con tanto di lettera di spiegazioni all’ambasciatore americano e la teca dell’Ara Pacis deve essere ancora finita di pagare, per cui Dagospia cominciò a chiamarlo Retromanno.

• A inizio giugno 2008 la scoperta di un debito di circa 8 miliardi di euro (ma il Sole calcolò che potevano diventare facilmente 10) che l’amministrazione precedente aveva lasciato nelle casse comunali. Concordò col governo un contributo di 500 milioni per evitare il dissesto finanziario.

• Molta attenzione alla sicurezza, uno dei temi vincenti della sua campagna elettorale: ha armato i vigili urbani, ha iniziato il censimento delle comunità rom, ha stanziato 24 milioni di euro per “Roma sicura” e creato un ufficio extra dipartimentale del Campidoglio per la sicurezza (affidato all’ex direttore del Sisde Mario Mori). Criticato per una dichiarazione relativa a una coppia di turisti olandesi che ad agosto 2008 s’erano accampati sulla via Portuense vicino a una bidonvilles ed erano stati poi rapinati e malmenati (lei violentata): «Sono stati imprudenti, non dovevano essere lì».

• Raffica di ordinanze di divieto: anti-lavavetri («Turbano il traffico» e spesso «sono violenti»), anti-borsoni (anche per una questione di “igiene”), anti-movida (bocciata dal Tar), anti-writers («Una forma di sporcizia»), e tolleranza zero per i panini grazie all’anti-bivacco.

• In risposta agli ennesimi insulti di Umberto Bossi contra Roma e i romani («porci», «maiali»), il 6 ottobre 2010 organizzò il “pranzo della pace”, in piazza Montecitorio, a base di polenta e coda alla vaccinara. Foto dei due, più la governatrice del Lazio Renata Polverini, che mangiano insieme, ira della base ex An e sberleffi sul web.

• Polemiche per la pessima gestione delle emergenze maltempo. Nel 2011 i nubifragi e gli allagamenti (centottanta millimetri d’acqua e settemila fulmini, dirà poi il sindaco), con la morte del 32enne Ernest Sarang, annegato in un seminterrato (abusivo) dell’Infernetto. Nel febbraio 2012 una nevicata che bloccò la città. «Gli alberi di Roma non sono abituati alla neve, è un fatto geografico e botanico» si giustificò il sindaco, che se la prese con la Protezione Civile («I bollettini meteo parlavano solo di alcune spruzzate») e chiese ai romani di rimanere a casa, tranne ai più valorosi che volessero «dare una mano con le pale». In quei giorni Alemanno lanciò video messaggi facendosi ritrarre davanti ai militari-spalatori e presenziò quanti più programmi televisivi gli è possibile, mentre sui social network impazziva la satira. Venne poi aperta anche un’inchiesta per il sale utilizzato, che sarebbe stato nocivo. Il capo della Protezione civile di Roma, Tommaso Profeta, indagato, ha oblato la sanzione.

• Diversi gli scandali giudiziarie durante il suo mandato. L’inchiesta, partita nel novembre 2010, su 850 assunzioni sospette in Atac per amici e familiari. Indagato quasi in contemporanea anche Franco Panzironi, ex amministratore delegato dell’Ama, accusato di abuso di ufficio insieme ad altre sette persone: avrebbe pilotato 841 assunzioni. Fino ad arrivare agli appalti sospetti e alle presunte mazzette che avrebbe intascato l’ex amministratore delegato di Eur spa Riccardo Mancini, fedelissimo di Alemanno, per l’acquisto di mezzi pubblici dalla Breda Menarinibus, azienda del gruppo Finmeccanica. Inchiesta aperta nell’aprile 2012.

• Miglioramenti rivendicati da Alemanno a fine mandato: -14 per cento di reati commessi, 90 mila famiglie esentate dal pagamento della tassa dei rifiuti, un milione di euro per le start-up dei giovani, 5.000 aree bonificate e 11 mila tonnellate di rifiuti rimossi.

• Secondo un rapporto del Sole 24 Ore pubblicato nel gennaio 2013, il Pil pro capite medio dei romani è sceso dai 34 mila euro del 2007 ai 29.400 del 2011 (-13,4%).

• Al primo turno delle amministrative del 26 e 26 maggio 2013 ha ottenuto il 30,2% dei voti, dietro al candidato sindaco del centrosinistra Ignazio Marino (42,6), andando così al ballottaggio del 9 e 10 giugno.

Matrimonio La svolta di Fiuggi (vedi FINI Gianfranco) mandò in crisi il suo matrimonio con Isabella Rauti: «“C’erano anche elementi personali, naturalmente, ma la politica fu determinante”, spiegò qualche anno dopo l’ex Lupomanno. “Poi ci siamo ritrovati. Ci siamo persino risposati simbolicamente, scambiandoci di nuovo le fedi nella stessa cappella del vero matrimonio alla presenza di nostro figlio”» (Gian Antonio Stella).

Religione «È di sicuro cattolico, ma per sua ammissione ha praticato la meditazione Zen. Va a messa con una certa regolarità, ma è stato scritto che si fa fare le carte dalla maga Luana» (Filippo Ceccarelli).

• Porta una croce celtica al collo (apparteneva a un giovane di destra, Paolo Di Nella, ucciso dai “rossi” negli anni di piombo): «Per me è un simbolo religioso e rappresenta un modo d’essere del cristianesimo celtico. Lo porto anche in ricordo dei miei amici persi» spiegò a Daria Bignardi che aveva preteso di vederla (la cosa provocò un piccolo incidente) durante un’intervista televisiva.

Vizi Provetto scalatore, ha affrontato lo Shishapangma, ottomila tibetano. Accampato 25 giorni, arrivò fino a 5.700 metri. Poi la politica lo richiamò a casa, ma si era ormai beccato una broncopolmonite che gli durò tre mesi.

Soprannomi Aledanno, Retromanno (perché spesso cambia idea) Alemagno (Alè, Magno! con gesto di forchetta che si arrotola), Malemagno (secondo Pietrangelo Buttafuoco) e anche Brancalemanno (copyright di Dagospia). [Filippo Ceccarelli, la Repubblica 28/5/2013]