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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Antonio Albanese

• Olginate (Lecco) 10 ottobre 1964. Attore. «Fra tutti quelli che conosco sono la persona che mi somiglia di meno».
• Un dvd, uscito all’inizio del 2007, raccoglie tutti i suoi personaggi (Personaggi, Einaudi). Il 29 marzo 2007 ha tenuto una lezione alla Bocconi. In teatro con Psicoparty, testi di Michele Serra e Piero Guerrera (libro e dvd per i tipi della Bur). Interpretazioni: l’omosessuale di Manuale d’amore 2 (con Sergio Rubini, regia di Giovanni Veronesi, 2006), il cinquantenne che resta senza lavoro di Giorni e nuvole (con Margherita Buy, regia di Silvio Soldini, 2007), il politico sgrammaticato di Qualunquemente (regia di Giulio Manfredonia, 2011) e del sequel Tutto tutto niente niente (2012), il “rimpiazzo” che va a lavoro quando gli altri non possono andare de L’intrepido (regia di Gianni Amelio, 2013).
Vita «Mio papà Umberto è di Petralia Soprana, Madonie. Venne via con mia mamma, Maria Assunta, perché laggiù non c’era lavoro. Io sono cresciuto, con Ignazio e Anna, i miei fratelli più grandi, a Olginate, sul lago di Lecco. Uno dei posti più belli del mondo. Dove impari ad amare l’acqua. Per questo mi sento per metà lombardo e per metà siciliano. Li ho vissuti tutti, i temi dell’emigrazione. Mi ricordo i viaggi per tornare giù alle Madonie. L’assalto al treno. Non si faceva la prenotazione, allora. Era una cosa da nobili. Mio padre partiva a un chilometro dalla stazione, in mezzo ai binari per assaltare il treno, salire, prendere i posti e bloccarli finché arrivavamo noi. Venticinque ore, da Milano a Termini Imerese. Me li ricordo tutti, quei viaggi. Documenti che ho memorizzato, suono per suono, dialetto per dialetto, odore per odore: aglio, frittate, salame…».
• Il padre faceva il muratore: «Un siciliano “a piombo”. Onesto fino al midollo. Si è spaccato la schiena, nei cantieri. L’unico muratore al mondo che, quando chiedeva i soldi, ne chiedeva sempre meno del giusto perché gli pareva immorale che un muratore... Un muratore! Gli devo tutto. Un giorno il padre di un mio amico, una specie di Perego (l’industriale da lui impersonato nello spettacolo Giù al Nord - ndr), mi fa “Te di chi sei figlio?” “Di Albanese Umberto”. “Ah, el terùn! Se tuti i sicilian fusser cuma el to pa’ la Sicilia la sarìa el Giapùn”». Il padre lo mandò in fabbrica: «Avevo quindici anni. Facevo l’operaio in un’azienda di macchine utensili. Tornitore». Ne aveva 22 quando chiacchierando con amici venne fuori che una ragazza faceva un corso serale di teatro: «Mi aiutò un leggero esaurimento nervoso: avevo voglia di uscire dal mio mondo. La sera mi divertivo a metter su un po’ di musica in una piccola radio privata. Ma mi pareva una cosa irraggiungibile, il teatro». Il corso era in un seminterrato dalle parti di Porta Romana, lo teneva un argentino di nome Raul Manso: «Per me era un gioco. Finivo in fabbrica alle cinque e mezzo, mi facevo una doccia e due sere la settimana partivo per Milano con la mia vecchia macchina di seconda mano. L’amore è stato immediato. Facevamo roba serissima. Controllo della voce, controllo del corpo, piccole esercitazioni… Finché lui mi disse: guarda che tu sei adatto». Finì con l’iscrizione all’Accademia di Arte Drammatica: «Andai dal signor Gnecchi, il padrone dell’azienda, e gli dissi che mi licenziavo. Chiese: “In che altra fabbrica vai?”. Mio padre, che non capiva, disse solo due parole: “Cazzi tuoi”».
• Agli iscritti, l’Accademia vietava di lavorare: per vivere, in una stanzetta di periferia divisa con uno studente messinese, si mangiò la liquidazione, esaurì i risparmi, vendette la macchina e il sax finché, col terrore di essere scoperto, cominciò a rischiare facendo qualche spettacolino nei cabaret: «Mi ero inventato il personaggio di Epifanio. Una sera, allo Zelig, entrai e prima ancora che parlassi sentii che si mettevano tutti a ridere. Fu lì che capii che forse poteva mettersi bene». Prime apparizioni in tv al Maurizio Costanzo Show e al programma di Paolo Rossi Su la testa. Boom a Mai dire gol dove i tre della Gialappa’s gli fecero fare il ballerino Frengo e Stop, Pier Piero, giardiniere di Silvio Berlusconi, gay e interista. Dopo molto teatro, nel 2007 è entrato a far parte della squadra di Fabio Fazio a Che tempo che fa (il sabato su Raitre) col personaggio di Cetto La Qualunque, «la quintessenza del politico di malaffare: abito lucido e mano sul cuore, parrucca di tanti capelli» (Alessandra Comazzi), abuso degli avverbi (comunquamente, infattamente, soprattuttamente). Tra i film interpretati La seconda notte di nozze di Pupi Avati (un matto che disinnesca bombe e non ha mai smesso di amare la cognata Katia Ricciarelli); Questione di cuore di Francesca Archibugi (in cui è co-protagonista con Kim Rossi Stuart). Ha diretto La fame e la sete (dove interpreta anche i suoi tre personaggi Alex Drastico, Ivo Perego e Pacifico) e Il nostro matrimonio è in crisi, tutti e due sceneggiati da Vincenzo Cerami e interpretati dalla figlia, Aisha Cerami.
• «In generale amo tutti i miei personaggi, li trovo ancora attuali. Quello a cui sono meno affezionato è il telecronista sportivo Frengo. Sarà perché è nato in tv, e non vive di vita propria, sarà perché io sto al calcio come Roberto Formigoni sta al Kamasutra».
• Vive tra Bologna e Milano. Separatosi dalla moglie, da cui ha avuto la figlia Beatrice («Senza false modestie credo di essere un buon padre. Non solo non ho mai demandato a mia moglie il cambio dei pannolini, ma ho affrontato da solo situazioni non semplici come le colichine della bimba, quelle da pianti di 6 ore continue. Non mi sono mai lamentato, l’ho voluto. Sono esperienze che ti legano profondamente. Desideravo un figlio da sempre, anzi una bambina, fin da quando ero piccolo»), nel marzo 2010 è diventato papà di Leonardo, avuto da Maria Maddalena Gnudi, figlia dell’ex ministro del governo Monti Piero Gnudi.• Ha comprato un terreno in Toscana, ci ha piantato 40 ulivi e ha dato a ognuno il nome di un amico.
Frasi «I comici devono esistere».
• «Vedo molti che si definiscono comici e invece fanno i simpatici. Io diffido dei simpatici a tutti».
• «I comici veri hanno la vita dura. I bravi muoiono sempre male».
• «È disonesto dire: “Faccio quello che vuole il pubblico”. Il pubblico vuole essere sorpreso».
• «Da anni sto cercando disperatamente di non essere troppo famoso».
• «Sono cresciuto con Buster Keaton e Jacques Tati. Trovo che sia grande John Belushi. Mi piace quel tipo di comicità gestuale: la gestualità è come un vocabolario che va dalla A alla Z».
• «I cambiamenti degli italiani sono più profondi del trasformismo di chi comanda. Per questo non credo nella satira diretta di alcuni personaggi famosi. Dietro Berlusconi ci sono i milioni di berluschini o di Perego che l’hanno fatto diventare un fenomeno. Sono questi che mi interessano».
• «Sono un allievo, sto imparando. Non so con chiarezza qual è la mèta, e questo mi eccita. La mia sensazione è di potere andare oltre, accumulare ancora gesti, trovare altre sensazioni. È un po’ come suonare benissimo il pianoforte: il salto di qualità è quando la tecnica non ti serve più. Io mi sto ancora aiutando con la tecnica».
• «Non ho mai accettato spot con i miei personaggi, se non una volta per Smemoranda. Li rispetto, non li ho mai spremuti. La povertà della mia infanzia mi ha insegnato a non essere venale».
Critica «È il più originale comico della sua generazione: fa ridere. Con il corpo, senza preavviso, da anarchico. Ha la qualità del comico, il coraggio fisico prima che intellettuale» (Curzio Maltese).
• «Incarna i cittadini che si incontrano per strada, si esalta ritraendo orribili imprenditori del nordest, slabbrati, ciprimareschi siciliani e nientefacenti nevrotici mammoni. Ha un corpo che è plastilina» (Vincenzo Cerami).
• «Uno che è riuscito a partire dalla Rai3 che fu, a passare da Mai dire Gol, ad approdare ad Adriano Celentano e perfino a sopravvivere indenne a una collaborazione ormai cronica con Vincenzo Cerami. Ha fatto tutto questo essendo nazionale e popolare, ma senza mai coniugare i due aggettivi in un orribile neologismo» (Guia Soncini).
Politica Sinistra. «L’unico grande problema che ho con la sinistra, è quel comportamento molto borghese, mediocre, inutile, che in un certo apparato esiste».
• «Per spiegarsi il successo della Lega bisogna ricordarsi che fino a non tanti anni fa la gente era poverissima, si ammalava di pellagra. E, poi, per troppo tempo si sono sentiti abbandonati, spaventati, non protetti: per alcuni non poter comprare l’allarme antifurto è una gran tragedia. Sì, certo, sono un po’ ignoranti, ma non è che nei paesi ci sono tanti teatri e biblioteche. Ti vengono a prendere per portarti in fabbrica prima ancora che finisci le medie».
• «Dolorosamente di sinistra, direi. Io ho sofferto quando ho visto esponenti di sinistra dare milioni di euro ad artisti mediocri che hanno allontanato il pubblico. Ma ho sofferto anche quando ho visto Franceschini, che pure ha fatto bene il segretario in un momento difficile, mettersi quelle calzette turchesi per adeguarsi ai sistemi degli altri. Non è serio. Bisogna ritrovare una propria immagine vera, ripartire da lontano» (Stefania Rossini) [l’Espresso 10/12/ 2009].
Vizi «Ho la passione dei quadri, vado a vedere le mostre, le gallerie. E lì acquisto qualche disegno, ma i quadri sono nelle mani di chi guadagna moltissimo. Io faccio piuttosto una raccolta di cataloghi».
• «Quando posso vado a pescare in Piemonte, a Rocco Canavese».