31 maggio 2012
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Biografia di Michele Aiello
• Palermo 2 settembre 1953. Mafioso. Era incensurato, il 5 novembre 2003, quando veniva arrestato.
• Ingegnere, proprietario di cinque centri medici, tra cui Villa Santa Teresa (a Bagheria), centro oncologico di eccellenza nella diagnostica per immagine, così ricco da figurare nei primi cinque posti dei contribuenti siciliani (per anni il primo). Prima di arricchirsi con la sanità convenzionata, aveva già fatto un po’ di soldi con l’edilizia pubblica, costruendo strade interpoderali di campagna (compare su un pizzino scritto da Bernardo Provenzano a Luigi Ilardo – «Ditta Aiello: deve fare lavoro Strada interpoderale a Bubudello lago di Pergusa Enna. Ditta Aiello deve fare lavoro strada interpoderale…» ecc. -, e su un promemoria trovato in tasca a Totò Riina il giorno dell’arresto – «Altofonte vicino cava Buttitti strada interpoderale ing. Aiello»).
• Nonostante in tasca a Riina i Ros avessero trovato il suo nome, viene indagato solo nel 2002 in seguito alle dichiarazioni di Nino Giuffrè (lo ha indicato come il prestanome dell’allora latitante Provenzano. Anzi, Villa Santa Teresa sarebbe stata costruita proprio coi fondi di Provenzano) e lui viene subito a saperlo. Infatti – ed è la seconda accusa a suo carico, processo “Talpe”, appunto -, avrebbe costruito una rete occulta di informatori all’interno della Procura di Palermo, che avrebbero compromesso più e più volte la cattura di Provenzano e Matteo Messina Denaro.
• Secondo le accuse, a Villa Santa Teresa si sarebbe perfino rifugiato Provenzano (in un tunnel sotterraneo alto due metri e mezzo, scavato intorno alla villa, con tanto di bagno e un passaggio verso l’esterno). D’altronde, prima d’essere ammazzato, il confidente Luigi Ilardo aveva rivelato: «Provenzano si muove a Bagheria all’interno di un’ambulanza e abita in una grande villa antica».
• Interrogato, ha ammesso solo la sua responsabilità per la captazione di notizie istruttorie e per la violazione del segreto (c.d. processo delle talpe, che gli è costata una condanna definitiva a 15 anni e 6 mesi di reclusione, tra l’altro, anche per associazione mafiosa – Cassazione, 22 gennaio 2011).
• Interrogato in udienza, il colonnello Borzacchelli (quello, tra l’altro, che avrebbe avvertito Aiello del fatto di essere indagato) ha dichiarato di aver ricevuto da lui nel Natale 2001 una confezione di bottiglie di champagne: «Ma in realtà dentro non c’erano le bottiglie, bensì 50 milioni di vecchie lire. Aiello mi disse: “Io sono fatto così”».
• Ha messo nei guai anche il presidente della Regione Totò Cuffaro, accusandolo di avergli rivelato gli sviluppi delle indagini a suo carico. L’incontro è ammesso dallo stesso Totò “Vasa Vasa”, che ci andò senza scorta (il 31 ottobre 2003, ore 18, presso la boutique Bertini Uomo, in corso Bufera, a Bagheria), ma, secondo Cuffaro, solo per parlare del tariffario regionale della Sanità.
• A proposito di tariffario, il curatore giudiziario della Villa (la clinica, convenzionata con la Regione, adesso è sotto sequestro) ha verificato che i costi delle terapie antitumorali erano gonfiati fino al duemila per cento. Esempio: per un ciclo completo di terapia contro il cancro alla prostata Villa Santa Teresa fatturava alla Regione 136 mila euro (adesso, in amministrazione controllata: 8.093). «Ecco perché, da quando è intervenuto il Tribunale delle Misure di Prevenzione, il budget annuo stanziato dalla Regione per pagare le prestazioni di radioterapia oncologica è passato dai cinquanta milioni di euro del 2003 ai sei milioni e mezzo del 2005» (Lirio Abbate, Peter Gomez). Oltre a gonfiare le fatture, aveva concordato tariffe di gran lunga superiori a quelle regionali (nella sentenza definitiva di condanna i giudici scrivono che grazie a questo favoritismo trasse un profitto ingiusto di «decine di milioni di euro»).
• Scalpore, nel 2012, quando viene scarcerato per motivi di salute (il menu non era adeguato, in quanto prevalentemente a base si legumi). È tornato in carcere nell’aprile 2013. (a cura di Paola Bellone).