31 maggio 2012
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Biografia di Susanna Agnelli
• Torino 24 aprile 1922 – Roma 15 maggio 2009. Terza figlia di Edoardo e Virginia Bourbon del Monte.
• Vita Alta, capelli grigi, sempre abbronzata, sguardo chiaro e ironico, assomigliava molto al fratello Gianni, con cui aveva gran confidenza. Da Urbano Rattazzi (nozze il 18 agosto 1945) ebbe sei figli: Ilaria (1946), Samaritana (1947), Cristiano (1948), Delfina (1951), Lupo (1953), Priscilla (1956). Impegnata in politica, nel 1975 fu nominata sindaco di Porto Santo Stefano, nel 1976 fu eletta deputato (Pri), rieletta nel 1979 e nell’83. Nell’87 fu eletta senatore. Dall’86 al 1991 fu sottosegretario agli Esteri per i governi di Bettino Craxi (I e II), Giovanni Goria, Ciriaco De Mita, Giulio Andreotti (VI e VII). Ministro degli Esteri nel governo di Lamberto Dini. I giornali hanno rivelato che per queste sue attività passate percepiva una pensione di 8455 euro al mese. Diversamente dalle sorelle, convinte di aver avuto un’infanzia atroce, ricordava d’essere stata felice. «Siamo stati educati in maniera molto severa, con un grande senso della disciplina. A nessuno di noi è mai stato concesso di non andare a scuola perché quel giorno non stava bene. Siamo sempre andati a piedi e mai accompagnati da un autista, portando la cartella come tutti gli altri, anche quando c’era la neve. Non ricordo la mia prima macchina e nemmeno quando l’ho avuta. Mio nonno aveva l’abitudine di regalarci un’auto per il diciottesimo compleanno. Però i diciott’anni io li ho compiuti durante la guerra. Allora mi regalarono un cavallo, che a me piacque moltissimo».
• «Avevo quindici anni e misi in piedi con le mie amiche un doposcuola per i ragazzi del quartiere dove vivevo, a Torino. Avevo ottenuto da mia madre un appartamento al piano-terra di casa nostra, in corso Oporto, e ogni giorno ci venivano cinquanta-sessanta ragazzini. Li aiutavamo a fare i compiti, gli davamo da mangiare, giocavamo con loro. Quello è stato il mio primo impegno, diciamo, nei confronti della comunità». «La chiamano Suni; è una donna coraggiosa che ha soprattutto un merito: la sincerità. Qualche volta, nelle interviste, può dire anche cose avventate: ma non è ipocrita o adulatrice, non fa calcoli. In quaranta giorni ha scritto un libro di ricordi, alcuni anche sgradevoli: Vestivamo alla marinara. Ha venduto 255.000 copie, è stato tradotto in altre lingue e ha vinto il premio Bancarella» (Enzo Biagi).
• Il libro uscì all’inizio del 1975 pubblicato da Mondadori. In copertina c’era una bellissima Marina con cabine in toni azzurri e sabbia dipinta da Carlo Carrà nel 1927. In anticipo sul suo notevole successo, fu subito un caso editoriale: la prima Agnelli che raccontava di sé e dei suoi, la prima volta che l’indiscrezione della memoria rivelava l’intimità di una delle grandi famiglie della ricchezza e del potere italiani. Edito contemporaneamente in Italia, Stati Uniti, Francia e Inghilterra, il libro è una singolare autobiografia: «L’editore inglese mi aveva detto: descrivi gli anni del fascismo. Si dà il caso che io sia nata nel 1922, l’anno in cui il fascismo andò al potere in Italia, e che mi sia sposata nel 1945, l’anno in cui il fascismo fu debellato: così ho scritto di quel periodo della nostra vita».
• Con Urbano Rattazzi fu un amore improvviso: «Ci sposammo diciotto giorni dopo esserci incontrati. Non ho saputo descrivere perché me ne innamorai: ma dell’amore non si sa mai perché cominci, né perché finisca».
• Teneva una rubrica di corrispondenza sul settimanale Oggi. Dal 1990 e fino alla morte è stata presidente del Comitato Telethon Italia, che raccoglie ogni anno, attraverso una maratona televisiva in onda a dicembre sulle reti Rai, i fondi destinati alle ricerche sulla distrofia.