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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Francesco Abbruzzese

• Cosenza 8 giugno 1970. Presunto ’ndranghetista, capo della cosca degli zingari operante in Cassano Ionio (Cosenza, frazione di Lauropoli). Detto “Dentuzzu”. Detenuto dal 18 gennaio 2008, sottoposto al 41 bis.
• La cosca è detta degli “zingari”, provenendo gli affiliati da una comunità di etnia Rom, integrata e fidelizzata dalle cosche della Piana di Sibari, in particolare i Farao-Marincola di Cirò, e i Carelli di Corigliano, ai quali l’Abbruzzese presta sostegno nella lotta per il predominio del territorio contro i Faillace-Forastefano (in questa lotta Abbruzzese perse il fratello Fioravante e lo zio Nicola).
• Accusato di avere fatto ammazzare Viola Antonio, detto “Tony”, presunto boss di Castrovillari, ivi ammazzato il 19 giugno 2000, in località Venere, piena campagna: secondo alcuni pentiti Abbruzzese credeva che Viola stesse dalla sua parte nel progetto di sterminare la cosca dei Portoraro, ma quando Antonio Di Dieco gli riferì che il Viola andava in giro dicendo: «Castrovillari è una bomboniera, non dobbiamo consentire agli zingari di metterci piede» ne ordinò l’esecuzione. Condannato in primo grado all’ergastolo, nel 2011 è stato però assolto in appello, non essendo stati ritenuti abbastanza credibili i pentiti.
• Lo sterminio dei Portoraro sembrava necessario per la conquista dei lavori pubblici in corso nella parte settentrionale della Calabria (estate 99, faida della Sibaritide). Abbruzzese è infatti imputato degli omicidi di Atene Giovanni Battista, Romeo Giuseppe, Forastefano Antonio (costoro, oltre che ai Portorano, erano legati anche al gruppo emergente dei Bruni “Bella Bella” di Cosenza) e di concorso nel tentato omicidio di Esposito Antonello, verso il quale provava un motivo di risentimento in più dato che s’era legato alla moglie: Nicola Acri - detto “occhi di ghiaccio” e celebre perché sparava con due pistole - e Cosimo Scaglione inteso “Alfonso” spararono all’Esposito a colpi di 38 e mitraglietta Skorpio e quello si salvò lo stesso, finendo in carrozzella. Abbruzzese e Acri, entrambi condannati all’ergastolo in primo e in secondo grado (sentenza di appello del 13 giugno 2013). I giudici, finora, hanno dato credito ai pentiti anche nel condannarlo per l’omicidio di Giuseppe Cristaldi (boss dei Portoraro), e del suo autista Biagio Nucerito, ammazzati a mitragliate il 6 gennaio 1999 (condanna all’ergastolo, sentenza di appello 12 luglio 2014).
• Un direttore dei lavori sulla Salerno-Reggio Calabria lo ha accusato di aver riscosso tangenti del 3 per cento dalle imprese appaltatrici a cui avrebbe anche imposto le sue ditte per i subappalti e i fornitori dei conglomerati cementizi e bituminosi. Queste ditte praticavano palesemente prezzi superiori a quelli della concorrenza. Nella suddivisione dei lavori tra le cosche, ad Abbruzzese sarebbe andato il tratto Cassano allo Jonio-Piana di Sibari.
• Arrestato a Castrolibero (Cosenza), in contrada Orto Matera, in un appartamento della zona residenziale, dove si nascondeva con il figlio. Al momento dell’arresto indossava un giubbotto antiproiettile. «Armati di mitragliette, i militari sono penetrati nell’appartamento con la forza d’un temporale, bloccando il ricercato prima che potesse abbozzare un tentativo di fuga. Abbruzzese, quando ha compreso che quelli che aveva di fronte erano uomini dello Stato e non spietati “nemici”, ha tirato un sospiro di sollievo» (Arcangelo Badolati). (a cura di Paola Bellone).