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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Claudio Abate

• Roma 2 agosto 1943. Fotografo.
• «Il mio sogno è di fotografare il sole nella sua traiettoria, dall’alba al tramonto. Purtroppo non riesco a svegliarmi presto».
• Figlio di un pittore amico di Giorgio De Chirico, cresciuto a via Margutta, a 12 anni aveva già in mano la macchina fotografica. «Incontrai un amico di mio padre, un certo Michelangelo Como, che aveva uno studio fotografico in via Margutta e mi prese come ragazzo di bottega. Dopo tre anni, come tutti i bravi assistenti, me ne andai e a quindici aprii uno studio per conto mio, sempre nella stessa strada. Piano piano, fotografando soprattutto quadri, portai via tutti i clienti al vecchio Como».
• A 16 lavorava per il Press Service Agency, a 18 era assistente di Eric Lessing, nome di punta della Magnum. Facevano soprattutto servizi dall’Europa per Life Magazine e produssero un libro su Roma sponsorizzato dal Vaticano. Negli anni Sessanta si fece assiduo del bar Notegen, in via del Babuino. «Era aperto fino a notte fonda e lì incontravo tutti gli artisti, da Mario Mafai a Carla Accardi. Lì conobbi Carmelo Bene e nacque la mia passione per il teatro. Per undici anni ho fatto solo il fotografo di scena e oggi penso di avere il più grande archivio, circa seimila foto, delle cantine teatrali romane».
• Ha anche decine di migliaia di immagini degli artisti europei, rarissime, che testimoniano i passaggi chiave di quell’effervescente momento che va dal 1968 al 1978.
• «A un certo punto ho realizzato che il mondo attorno a via Margutta stava scomparendo. Molti artisti se ne andavano. Il quartiere si stava radicalmente trasformando e sentii il bisogno di andare dove forse si stava ricreando quell’atmosfera. A San Lorenzo stava succedendo qualcosa di nuovo. Con gli artisti degli Ausoni (via degli Ausoni - ndr) ho potuto in un certo senso ricaricarmi, trovare nuovi stimoli».
• Il ritratto di De Chirico, un profilo bianco su fondo nero come una silhouette in negativo, è legato all’episodio più emozionante della sua vita. «Avevo 32 anni erano le dieci e mezzo di sera di una giornata di dicembre, poco prima di Natale. Alla Galleria La Medusa presi per mano De Chirico e lo misi davanti a una tela fotografica emulsionata, a contatto con la superficie sensibile. Uscì fuori un ritratto ottenuto per impressione diretta sulla tela. Per quattro o cinque minuti De Chirico rimase fermo, dopo aver detto: “Abate, io queste cose le facevo nel 40”. Non aveva capito di cosa si trattava. Fu molto divertente» (a Mario Codognato).
• Giulio Paolini: «Se fossi fotografo non mi tratterrei da rifotografare le tue fotografie».
• Negli ultimi anni i suoi lavori sono stati esposti all’Accademia di Francia a Villa Medici e al MART di Rovereto (2007), a Roma al Palazzo delle esposizioni (2013), alla Galleria Frediano Falsetti di Firenze (2014), ecc.
• Ha due figli, non si è mai sposato. (a cura di Lauretta Colonnelli).