31 maggio 2012
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Biografia di Aldo Nove
• (Antonio Centanin) Varese 12 luglio 1967. Scrittore. Tra i suoi libri più recenti: Tutta la luce del mondo (Bompiani 2014, dedicato a San Francesco), Mi chiamo… (Skira 2013, biografia di Mia Martini: «Da bambino, mi ricordo due suoi dischi che mettevo nel mangiadischi di mia madre, Minuetto e Piccolo uomo. Non capivo le parole, il senso di quello che la canzone raccontava, però mi ricordo che mi commuovevano fino a piangere»), Giancarlo Bigazzi, il geniaccio della canzone italiana (Bompiani 2012), La vita oscena (Einaudi 2010), Mi chiamo Roberta, ho 40 anni e guadagno 250 euro al mese (2006, nel 2007 anche uno spettacolo con musica di Fabio Vacchi), il poema in trenta canti Maria (2007), entrambi editi da Einaudi, la favola per bambini/adulti Zero il Robot (Bompiani 2008, con Maria F. Tassi). Dirige per la Tea la collana Neon!. «Sono uno che non avendo avuto un capitale di partenza è rimasto precario. E forse lo sarò per sempre».
• «L’incipit del suo primo libro di narrativa fece scalpore: “Ho ammazzato i miei genitori perché usavano un bagno schiuma assurdo, Pure & Vegetal”. Era il 1996, il libro si chiamava Woobinda (editore Castelvecchi), l’autore si firmava Aldo Nove, uno pseudonimo preso dal messaggio che preparò l’insurrezione di Milano nel 1945 (“Aldo dice 26x1”, Nove è la somma di 2, 6 e 1). Prima di allora aveva pubblicato delle poesie firmandosi Antonello Satta Centanin, riunendo i cognomi della madre e del padre. Il vero nome, comunque, è Antonio Centanin. Laureato in Filosofia, poeta e traduttore di poesia, scrittore, sempre nel 1996 pubblicava un racconto in Gioventù cannibale, l’antologia Einaudi Stile Libero che creò un movimento destinato a riempire le pagine culturali dei giornali. Due anni dopo, con SuperWoobinda, Nove si trovò proprio sul Corriere al centro di una rovente discussione che, seppure nella diversa logica degli schieramenti, sanciva la fine della stagione dei Cannibali» (Ranieri Polese).
• «Sono nato a Varese, ma i miei stavano a Viggiù e lì non c’era l’ospedale. Mio padre, Mario Centanin, era di origini venete; mia madre, Gianna Satta, veniva dalla Sardegna. Lui faceva il ragioniere all’Aermacchi di Varese, lei l’infermiera in Svizzera. Dopo sposati avevano aperto un’edicola a Viggiù: un’edicola di paese, un po’ libreria, profumeria, emporio di giocattoli. Io stavo a casa con la nonna paterna, veneta, che chiamava mia madre “la terona”. Non volevo andare all’asilo perché ero timidissimo, provavo disgusto per gli altri bambini che, siccome ero un biondino con gli occhi azzurri, mi dicevano che ero una femmina. A casa guardavo la tv e cominciavo a leggere. Verne e Salgari: a otto anni avevo già letto 50 libri».
• «Mi piace la narrativa italiana, mi piacciono i libri che raccontano storie indipendentemente dal genere. Certo, oggi il genere ti dà riconoscibilità. Se il tassista ti chiede che cosa fai, e tu rispondi: “Sono scrittore di noir, di gialli”, sei a posto. Io invece rispondo: “Faccio lo scrittore”, e il tassista: “Di che genere?”. Io rispondo: “Misto”. Lui mi guarda in modo molto strano. Ma quando dico che faccio il poeta mi guarda anche peggio (...) Nella narrativa italiana c’è stato un buco, c’erano Gadda Landolfi Manganelli e poi per 20, 30 anni più niente».
• Scriveva su Liberazione. Nel 2007 rinfocolò la polemica sui Cannibali accusando la letteratura di consumo di aver distrutto l’avanguardia e i critici letterari e alcuni scrittori di coltivare solo il potere. Si scontrò in particolare con Giuseppe Genna e Antonio Scurati. Edoardo Sanguineti tornò a difendere il movimento: «È l’unico fenomeno letterario degli ultimi decenni (...) Proposero un modello aggressivo e pieno di ironia, in grado di accendere una luce su un clima davvero nuovo, che rompeva con trent’anni di storielle tutte simili» (a Cristina Taglietti).
• Criticò il ministro Tommaso Padoa-Schioppa che aveva definito «bamboccioni» i ragazzi che restano fino a trent’anni e oltre in casa con i genitori.
• Collaborò con l’attrice Ottavia Fusco a una canzone per il Festival di Sanremo 2008, ma il brano non venne ammesso in gara. Nel 2014 Fabio Fazio lo volle nella giuria di qualità della kermesse: «Seguo la musica da quando ero bambino, e la studio. Ho scritto libri su De André, Bigazzi e Mia Martini, mi considero in qualche modo uno storico della canzone».
• Appassionato di Subbuteo, Monopoli e Trivial Pursuit.