31 maggio 2012
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Biografia di Gianni Nicchi
• (Giovanni) Torino 16 febbraio 1981. Mafioso. Detto “Tiramisù”, perché sniffava cocaina. Detenuto al 41 bis. A soli 25 anni vantava lo stato di latitante (tra i trenta più pericolosi nell’elenco del ministero dell’Interno), e il ruolo di capo mandamento di Pagliarelli (in cui era subentrato al suo padrino Nino Rotolo – vedi), finché, il 5 dicembre 2009, non veniva arrestato. Nei tre anni di latitanza aveva fatto in tempo a sposarsi con Rossana Addotto e a fare due figli (la secondogenita è nata mentre lui era in carcere). Su di lui pendevano due ordinanze di custodia cautelare, del 20 giugno 2006 (operazione Gotha), e del 7 febbraio 2008 (operazione Old Bridge).
• Figlioccio di Antonino Rotolo, che lo incaricò di uccidere Sandro Lo Piccolo (vedi), che a sua volta gli sguinzagliò contro i suoi sicari. Finché il Rotolo non fu arrestato, doveva rendere conto a lui (lo chiamava “parrì”), che infatti nel 2003 lo autorizzò ad andare a New York insieme a Nicola Mandalà (vedi), per trattare affari di droga con la mafia oltreoceano, ma nel 2004 glielo vietò, per i contrasti insorti in seno a Cosa Nostra sul rientro degli “scappati”, gli Inzerillo sconfitti nella prima guerra di mafia riparati in America (provvedimento di fermo della Dda di Palermo, n. 11059/06).
• «Digli che ti ho detto» Rotolo lo mandava in giro a chiedere tangenti o quant’altro spiegandogli per filo e per segno che cosa doveva dire, come nella conversazione telefonica intercettata il 24 settembre 2005: «Senti cosa devi fare, vai da Totuccio Milano e gli dici: “Totò questo rispetto è portato a te, gli dici, se la prossima settimana non ci portate la notizia che lui sta sbaraccando l’ingrosso gli facciamo danno, gli dici, gli bruciamo tutte cose! Gli dici, questo solo ti posso dire. Gli dici, interessati, la risposta la prossima settimana sennò gli diamo fuoco!».
• Fu arrestato dalla sezione Catturandi della Mobile di Palermo il 5 dicembre 2009, in un appartamento modestissimo di via Filippo Juvarra, 25, a Palermo, dove si recava per incontrare i sodali. Pieno di peluche, erano di una sua coetanea, Giuseppa Amato, che aveva preso in affitto l’appartamento e di conseguenza fu condannata per favoreggiamento.
• Per qualche tempo secondo le informative si era nascosto a Milano, dove, nel carcere di Opera, era detenuto il padre (ergastolano).
• Assolto nel processo “Old Bridge” (era accusato di estorsione in danno di una ditta di autotrasporti intestata a parenti dell’ex presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro), è stato condannato in via definitiva a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa nel processo “Gotha” (Cassazione, 2 ottobre 2011). Il Gup di Palermo gli ha inflitto altri dieci anni nel 2013 nel processo “Hybris”.
• Famoso il messaggio che la moglie gli fece avere nel 2010 mentre lui era in carcere, approfittando della trasmissione di Simona Ventura, Quelli che il calcio, che mandava in onda gli sms dei telespettatori: «Ciao Gianni, amore mio. Anche se ti trovi all’Aquila per me sei sempre cui con me. Ti amo. Baci. Rossana» (sic). • Nel 2012 Andrea Cottone e Riccardo Lo Verso hanno descritto la sua parabola nel libro Gianni Nicchi. Ascesa e caduta di un giovane boss. (a cura di Paola Bellone).