31 maggio 2012
Tags : Paolo Nespoli
Biografia di Paolo Nespoli
• Milano 6 aprile 1957. Astronauta. Quinto italiano nello spazio dopo Franco Malerba, Maurizio Cheli, Umberto Guidoni, Roberto Vittori (missione Esperia, 23 ottobre-7 novembre 2007, ha installato il “Nodo 2”, costruito in Italia, sulla Stazione spaziale internazionale). «Decisi nel 1984 di salire in orbita e da allora ho cercato di fare tutto il meglio che mi portasse verso il risultato».
• «Ero un giovane ribelle, i rapporti con i genitori non erano dei migliori e così decisi di andarmene, entrai alla scuola paracadutisti dell’Esercito a Pisa. Mi qualificai come incursore e partii per il Libano dove sono rimasto due anni».
• «Si ritrovò nella cerchia ristretta dei militari che si occupavano dei giornalisti civili spediti in Libano a raccontare la missione. Tra questi giornalisti arrivò a Beirut anche Oriana Fallaci, e Nespoli ebbe il compito di accompagnarla e proteggerla nel suo lavoro. Risultato: si innamorarono ed ebbero una storia. La Fallaci gli chiese che cosa avesse in mente per il futuro, e Nespoli, sotto il fischio dei traccianti degli Hezbollah, rispose col magico quadrisillabo: l’astronauta. Non è difficile immaginare, a questo punto, l’impeto con cui lei deve averlo incoraggiato a inseguire il proprio sogno, se è vero che da quel momento esso diventa una decisione. Però, a parte il sogno, a Nespoli, per fare l’astronauta mancava tutto. E che ci vuole, avrà detto la Fallaci, quello che manca te lo procuri: così, terminata la missione libanese, a partire dal 1984, la biografia di Nespoli s’impenna di studi scientifici e specializzazioni, che lo portano a laurearsi in Scienze aeronautiche e astronautiche al Politecnico di New York nel 1989, e poi di esperienze specifiche, alla Nasa e in Russia, prima da volontario e poi con importanti incarichi di addestramento. Ottiene le specializzazioni necessarie ed entra a far parte del nucleo di candidati astronauti per le missioni Shuttle» (Sandro Veronesi).
• Prima della partenza fece testamento: «Sono andato dal notaio con mia moglie Alexandra (...) è stato un po’ strano». Portò con sé «stemmi di associazioni, di Milano e della mia Regione, ma anche la fede di mio padre (scomparso nel 2006 - ndr). E poi l’ipod con canzoni di Ramazzotti, Pausini, Zucchero e Bocelli». In orbita si occupò degli astronauti che dovevano fare passeggiate spaziali, manovrando il braccio robotizzato «come un gruista del cosmo». I momenti più belli: «Quando mi sono slacciato le cinture di sicurezza e tutto volava nello shuttle, quando abbiamo agganciato alla stazione il modulo Harmony costruito in Italia, oppure nel dispiegare il pannello solare dopo la difficile riparazione. Ma ci sono stati anche minuti di commozione nel distacco di Discovery dalla base orbitale». Al rientro dalla missione non comparve nelle foto di rito con gli altri astronauti: «Vedevo tutto girare intorno a me quando la navetta si è fermata sulla pista del Kennedy Space Center. Per questo i medici mi hanno suggerito di aspettare a muovermi. È normale per i tipi alti e snelli come me aver bisogno di qualche ora in più per adattarsi alla forza di gravità (...) Stavo meglio lassù in orbita» (a Giovanni Caprara).
• Pamela Melroy (1961), comandante dello shuttle, lo definì «un ingegnere creativo».
• Oriana Fallaci lo usò come modello per costruire il personaggio di Angelo, fulcro del romanzo Insciallah (Rizzoli, 1990).
• Ha pubblicato un libro, Dall’alto i problemi sembrano più piccoli (Mondadori, 2012), resoconto delle lezioni di vita imparate vivendo a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.