31 maggio 2012
Tags : Pasquale Natuzzi
Biografia di Pasquale Natuzzi
• Matera 24 marzo 1940. Imprenditore. “Re dei divani imbottiti” con il marchio Divani & Divani. Nel sito ufficiale indicato come presidente e stilista del gruppo.
• «Nell’80 Pasquale è un tappezziere di paese che arriva a Toronto per partecipare a una fiera di artigiani. Gira gli stand e piazza sotto al naso di un buyer di New York il disegno di un divano in pelle. Costa un terzo rispetto ai prezzi dei produttori americani. A Santeramo in Colle arrivano così i primi ordini. È il boom. Tredici anni dopo la società viene quotata alla Borsa di New York a 15 dollari per azione, pochi mesi dopo ne vale già 50 perché intanto la Natuzzi è diventata l’azienda leader del mercato americano del mobile. Sulla stampa internazionale Pasquale è incoronato come “il Gianni Agnelli del Sud”, con tanto di contorni iconografici. Le foto al timone di una splendida barca a vela, la passione per il golf, la villa a Riva dei Tessali, il buen retiro della ricca borghesia pugliese. I primi segnali di cedimento arrivano con la decisione dell’Ikea di rinunciare alla fornitura dei divani fabbricati nel distretto delle Murge e di sostituirli con analoghi prodotti made in China. Pasquale corre ai ripari, trasferisce circa il 40 per cento della sua produzione in paesi dove la manodopera è a basso costo (Cina, Brasile e Romania) e crea il marchio Italsofa per i divani “di primo prezzo”» (Antonio Galdo).
• Accusò Luca Ricci, imprenditore romagnolo a capo dell’azienda concorrente cinese DeCoro, di violazione di copyright e di concorrenza sleale sul mercato americano. Nel gennaio 2007 l’Alta corte di Hong Kong respinse la sua istanza.
• Nel 2008 annunciò forti perdite «al punto da vedersi costretto a fare ricorso alla cassa integrazione per 2421 lavoratori per 13 settimane e ad annunciare 1200 esuberi nel piano industriale 2008-2010, in cui si punta soprattutto sul marketing e sull’apertura di nuovi store» (Luca Fornovo). La crisi ha ragioni globali, ma bisogna considerare anche «la volontà, finora sempre professata dall’imprenditore, di restare una società quanto più possibile made in Italy e ancorata al territorio del Sud dov’è nata. Anche oggi, dopo l’apertura di insediamenti produttivi in Cina o in Brasile, Natuzzi realizza tra Matera e Bari il 45% della sua produzione e in Italia ha 3.700 degli 8.100 dipendenti totali del gruppo» (Maria Silvia Sacchi).
• Nel 2008 acquistò, con 11 milioni di euro, un altro 6% del pacchetto societario, arrivando così al 58% del capitale. Cinque figli: nel 2007 solo le due maggiori, Annunziata e Anna Maria, erano azioniste dell’azienda.
• Dal 2000 al 2012 ha visto calare il numero delle sue aziende da 520 a 100 e gli addetti da 14mila a 6mila (3.175 dei quali dipendenti di Natuzzi e 1.340 nell’indotto). Sempre nel 2012 il fatturato è sceso a 468,8 milioni (dai 486,4 del 2011), mentre nei primi nove mesi del 2013 le perdite superavano di 38,7 milioni quelle dell’anno precedente (che ammontavano a 14 milioni) «Quel piccolo miracolo che ancora vale il 55 per cento della produzione nazionale e l’11 per cento di quella mondiale oggi sembra al tramonto. Seppellito, come la marea di definizioni – Lucania felix, Divano valley, Nordest del Mezzogiorno – che negli anni del boom avevano accompagnato questo pezzo di terra altrimenti ostile» (Gianluca Ferraris) [Pan 1/7/2013].
• Nel giugno 2013 il gruppo Natuzzi ha presentato un piano industriale di riorganizzazione in Italia, che prevede la mobilità di 1.726 dipendenti e la richiesta di estensione dei provvedimenti di mobilità straordinaria a quasi tutti i lavoratori dello stabilimento di Laterza, in provincia di Taranto: i nuovi cassintegrati, sommati ai 1.470 già esistenti, raggiungeranno quota 1.900 su 2.700 addetti totali «C’è stato un tempo in cui Pasquale Natuzzi era l’uomo che faceva stare comodo il mondo. Tu tiravi una leva di uno dei suoi divani e, così all’improvviso, le tue gambe venivano tirate su da un poggia piedi. Era un simbolo: stai tranquillo, rilassati. È finito, da ieri il simbolo sono i duemila lavoratori messi in mobilità, gli stabilimenti chiusi, la produzione spostata. È la fine della comodità e pure di qualcosa di più» (Giuseppe De Bellis) [Grn 2/7/2013].
• «Per anni l’imprenditore pugliese è stato celebrato dagli intellettuali meridionalisti come una sorta di Adriano Olivetti del Sud. Il distretto del divano della Murgia era sembrata la risposta di un Mezzogiorno orgoglioso e capace di produrre cultura industriale. La sua decisione di quotarsi direttamente a New York alimentò il sogno di una Puglia cosmopolita che non aveva bisogno di pagare il pedaggio a Milano. Ma tanti che lo avevano coccolato nei momenti di splendore hanno chiuso gli occhi quando è cambiato il registro. E sì, perché quello che è successo nella Murgia ha dell’incredibile. Dietro l’azienda leader è nato un sistema di imprese che producevano gli stessi divani, utilizzavano i lavoratori in cassa integrazione dalla Natuzzi e producevano in Italia a prezzi cinesi» (Dario Di Vico) [Cds 3/7/2013].