31 maggio 2012
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Biografia di Gabriele Muccino
• Roma 20 maggio 1967. Regista. Film: Ecco fatto (1998), Come te nessuno mai (1999), L’ultimo bacio (David di Donatello miglior regia 2001), Ricordati di me (Nastro d’argento per la sceneggiatura 2003), The Pursuit of Happyness (Usa 2006, in Italia La ricerca della felicità. Il protagonista Will Smith ne ricavò una nomination all’Oscar). Nel 2008 gira il suo secondo film a Hollywood, Seven Pounds (Sette anime), sempre con Smith (un uomo che trova l’amore solo dopo aver deciso di suicidarsi). Nel 2010 Baciami ancora, sequel de L’ultimo bacio ambientato dieci anni dopo. Nel 2012 torna in America per il suo terzo film oltreoceano: Playing for Keeps (Quello che so sull’amore), con Gerard Butler, Jessica Biel, Catherine Zeta-Jones, Uma Thurman. Nel 2014 inizia a girare Fathers and daughters, a Pittsburgh, in Pennsylvania. Nel cast: Russell Crowe, Amanda Seyfried, Jane Fonda, Diane Kruger, ecc. «Il sentimento più bello che posso provare quando vedo il film di un altro regista è l’invidia».
• Fratello dell’attore e regista Silvio, figlio dell’ex dirigente Rai Luigi e della pittrice Antonella Cappuccio, che ha raccontato: «A sette anni e mezzo lo trovammo che scriveva una sceneggiatura su Sandokan e Marianna». Una sorella, Laura, che fa casting.
• «Ha fatto Lettere con indirizzo Spettacolo. I primi due esami. Poi ha smesso, perché non riusciva a imparare quello che voleva: raccontare storie, trasformare un’idea in emozione. A fare il primo film ci ha messo anni, e ha fatto di tutto. Conobbe Pupi Avati e ne ricavò una parte piccola da attore in una sit-com. Poi cominciò a fare cortometraggi e trovò Minoli e Mixer. Poi i filmatini di Ultimo minuto. Poi, di nuovo, il pigmalione Minoli che lo chiama per la sua invenzione Un posto al sole, il primo Beautiful tutto italiano. Poi documentari in Africa, da rivendere in Italia. E poi molte porte cui bussare per la prima sceneggiatura. “Parenzo mi disse che non gli interessava, a Pescarolo piacque ma non troppo, Procacci disse di sì: io ero ossessionato dal cinema, avrei rinunciato a un dito senza battere ciglio”» (Antonella Boralevi).
• «Ragazzo prodigio di una cinematografia assopita, da tempo incapace di mettere il dito nelle piaghe italiane contemporanee, Muccino è esploso con L’ultimo bacio (con Stefano Accorsi e Giovanna Mezzogiorno – ndr). Si capisce subito che è nato un autore, uno che muove la macchina da presa seguendo il battito cardiaco dei protagonisti, febbrile, ansiogeno, come i suoi personaggi sempre incapaci di essere migliori. L’ultimo bacio sbanca i botteghini, mette d’accordo pubblico e critica, vince un fiume di premi, cinque David di Donatello e il riconoscimento del pubblico al Sundance Film Festival, si piazza nella graduatoria dei maggiori incassi made in Italy, in America conquista commenti esaltanti. Nel 2002 Ricordati di me con Fabrizio Bentivoglio, Laura Morante, Monica Bellucci, dipinge un quadro efficace e desolante della nuova famiglia italiana, svela il talento fresco di Nicoletta Romanoff nei panni della figlia aspirante velina, conferma le doti di Silvio Muccino che, all’ombra del fratello maggiore, compie il suo percorso di crescita. Di Gabriele si parla dovunque, in Italia, ma molto anche in Francia e in America. Qualcuno resta critico, ma gli spettatori applaudono, specchiandosi con disagio nel grande schermo» (Fulvia Caprara).
• «Il suo successo è circondato da una gamma di sentimenti che va dalla diffidenza all’ostilità passando per l’antipatia» (Paolo D’Agostini).
• «Vieni acclamato quando sei inoffensivo e giovane, e vieni punito poi. Il David 2002 è stato una punizione collegiale. Ho sentito certe “energie” in quella sala, c’era la voglia di farmela pagare. Qualcosa che non dovrebbe far parte del modo di giudicare di un premio così importante».
• «Da noi c’è l’equivoco dell’artista, del “poeta”. Intanto ci si dimentica che Michelangelo obbediva a un committente che era il Papa, e però ciò non impedisce che oggi ammiriamo le “sue” opere e non del committente. Funziona anche per il cinema, e per il cinema moderno, e per il cinema hollywoodiano con i suoi costi vertiginosi. Gli americani vogliono fare i numeri e i soldi, ma questo non impedisce loro di capire e valorizzare il talento. Al contrario questo è garantito più lì che qui».
• «L’idea di riuscire a fare un film in America, avere un successo enorme e riuscire poi a portare a casa questo successo è stata un’esperienza emotiva pazzesca. È stato come per Ulisse tornare a Itaca e sentirsi di nuovo a casa» (ad Angela Frenda). The Pursuit of Happyness ha incassato 138 milioni di dollari negli Usa, 17 in Italia.
• Premio speciale per il suo successo negli Stati Uniti ai David di Donatello 2008. All’edizione precedente il cinema italiano aveva chiesto al presidente Napolitano più attenzione, lui invitò i colleghi a smetterla con le lagne e il provincialismo.
• Ha diretto Monica Bellucci in un tango in sottoveste per uno spot.
• L’Indiana Production, società di produzione sua e del fratello Silvio, ha acquistato i diritti della biografia di Luciano Pavarotti pubblicata da Mondadori: dal libro verranno realizzati sei episodi per la tv. Nel 2007 Mediaset annunciò il progetto, affidato a lui, di un tv movie di stampo anglosassone, «stile Quattro matrimoni e un funerale», da sviluppare in una serie.
• Vorrebbero fare un film con lui: Halle Berry, Eva Mendes, Claudio Bisio, Sofia Loren.
• Un figlio, Tiki, con la regista Eugenia Di Napoli, un altro, Ilan, con la violoncellista Elena Majoni (ex di Chiambretti). Il suo flirt con Elisabetta Canalis fu tra i più paparazzati dell’estate 2006. Una terza figlia, Penelope, con Angelica Russo, sposata il 22 dicembre 2012, a Roma. Testimone di nozze: Jovanotti.
• Ha un rapporto conflittuale con il fratello Silvio. Nell’estate del 2013 litigarono via social network. Gabriele scrisse su Twitter: «Sono otto anni che non vedo mio fratello. Non so dove abiti, né la sua mail, né il suo cellulare. Mi ha chiesto di non scrivergli più e l’ho fatto. Avevo un fratello. Ce l’avrò per sempre». La causa dello sfogo, una donna, Carla Vangelista, che con Silvio ha scritto due romanzi: nel 2006 Parlami d’amore (Rizzoli, che poi nel 2008 è diventato anche un film con la regia di lui) e nel 2011 Rivoluzione n° 9 (Mondadori). «Ecco la versione di G.: “Si tratta di una ex adattatrice dialoghi, improvvisata scrittrice di discutibile talento che ha sequestrato e rovinato il talento e (opinione personale) la vita di un promettentissimo ragazzo e attore dall’altrettanto promettente futuro a cui ero (sono ancora) profondamente legato”. Svela ancora: “La signora in questione mi ha querelato per averla definita scrittrice senza talento. Se fosse una vera artista saprebbe che questa è la vita degli artisti: venir criticati. Una querela penale per motivi così ridicoli fa male solo a chi la conduce, a chi la escogita senza alcun senso del limite, per vendicarsi di quell’arte che evidentemente proprio così dimostra di non avere”. La risposta di Silvio è meditata, arriva dopo cinque giorni di riflessioni, in una lettera a mezzo stampa (con la minuscola, agenzia di stampa, intesa come Adnkronos), “per mettere fine al delirante soliloquio che da anni intasa siti internet e giornali”: “Dopo 5 anni di assoluto silenzio sono costretto a parlare del mio privato. A spingermi sono le parole, basse e infamanti, secondo le quali sarei stato ‘plagiato’ e ‘sequestrato’: io, un uomo di 31 anni, e da chi? Da Carla Vangelista, un’amica, una scrittrice più che stimata”. I panni sporchi si lavano in pubblico (ma solo a metà). Allude: “Gabriele conosce benissimo i motivi del mio allontanamento, e sa che riguardano gravi episodi vissuti nella mia infanzia all’interno del nucleo familiare. Episodi di cui non parlo per decoro e per non nuocere alla mia famiglia. Pochi anni fu proprio lui a tagliare i ponti con la mia famiglia, per costruirsi una vita serena con la moglie di allora. Fu proprio lui a dirmi che sarei dovuto ‘scappare da quella famiglia’. Ora sembra aver dimenticato. O forse preferisce non ricordare, perché quando il suo matrimonio naufragò, rinnegò tutto e mi comunicò che era stato ‘plagiato’ dalla ex moglie”. Il fratello piccolo bolla quello del grande come “il tumulto di un uomo insensato e rabbioso”. Aggiunge: “Questa del plagio è una vecchia storia a casa Muccino, e ora si sta ripetendo. Per il semplice motivo che è il modo più facile e veloce di spazzare sotto il tappeto le vere cause di scelte tanto radicali e dolorose come quelle che portano un figlio ad allontanarsi”» (Renato Franco) [Cds 28/6/2013].