31 maggio 2012
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Biografia di Nanni Moretti
• (Giovanni) Brunico (Bolzano) 19 agosto 1953. Regista. Attore. «Quando avevo vent’anni dicevo di voler fare il cinema ma a chi mi chiedeva se l’attore, il regista o altro rispondevo: tutto».
• Ultime Ha chiuso dopo vent’anni (1986) il sodalizio con Angelo Barbagallo (vedi), suo partner nella società di produzione Sacher.
• È diventato direttore del Torino Film Festival. «La sua nomina è stata al centro di un duro scontro. Da una parte Gianni Rondolino, fondatore del Festival e presidente dell’associazione Cinema Giovani, che aveva opposto il suo rifiuto definendola una scelta politica. Dall’altra i suoi sostenitori: Alberto Barbera, direttore del Museo del Cinema, e gli enti finanziatori (Comune, Regione Piemonte, Provincia). Poi la crisi si è ricomposta e Moretti ha accettato la sfida, nuova per lui, di dirigere un festival cinematografico che ha una lunga storia e che per freschezza di sguardo, attenzione al nuovo e rigore delle scelte è stato ed è tutt’ora uno dei più importanti d’Europa» (Alberto Dentice).
• Nel 2008 protagonista di Caos Calmo (regia di Antonello Grimaldi, tratto dal romanzo di Sandro Veronesi), film arrivato con 18 nomination alla serata finale del David di Donatello, si è dovuto accontentare di cinque premi secondari. Grandi discussioni per la sua scena di sodomia con Isabella Ferrari, per la quale si scatenò su youtube una caccia alle anticipazioni. Scandalizzata, la Cei chiamò gli attori cattolici a un’obiezione di coscienza per le scene di sesso «volgari». Paolo Mereghetti: «Volgare e distruttiva quella scena? Caso mai involontariamente ridicola, visto che, come è stato scritto, Moretti usa i capezzoli della Ferrari come fossero il campanello di un citofono».
• Visto al No Cav Day (8 luglio 2008, vedi GUZZANTI Sabina) ma «appena ha cominciato a parlare Grillo me ne sono andato». Interregato sull’esito della manifestazione ha risposto: «Sono molto avvilito per quello che è successo in piazza Navona. Gli organizzatori sono stati degli irresponsabili (...) Mi dispiace che tutto sia stato sporcato, mi dispiace che con gli interventi di Grillo e della Guzzanti siano stati oscurati gli obiettivi della manifestazione e, forse, anche la stagione dei movimenti del 2002 che, se mi permettete, era un’altra cosa».
• Vita Nato a Brunico durante un periodo di ferie dei genitori. Figlio di Luigi Moretti, professore universitario di Epigrafia greca che recitò anche in alcuni suoi film: «Aveva molto talento come attore. C’era però un patto tra noi: non dovevo dare sue foto alla stampa, non dovevo metterlo nei titoli e neppure nei trailer. Ad ogni consiglio di facoltà i suoi colleghi lo prendevano in giro. Ma sono convinto che fosse invidia»; e di Agata Apicella, insegnante di Lettere allo storico liceo romano Visconti. «La classica famiglia di intellettuali, se è un termine ancora attuale. Il fratello grande, Franco, è un geniale studioso di Letteratura americana e italiana e la sorella Silvia, più piccola, lavora alla Treccani» (Paolo Zaccagnini).
• «Ho frequentato il liceo al Tasso, e poi al Lucrezio Caro. Mi diedero 4 materie a settembre: latino, greco, storia e scienze, e fu decisivo il 2 di scienze. Così lasciai il Tasso per il Caro, e nel 1972 presi la maturità. Vengo da una famiglia di professori. Ma annunciai che non mi sarei mai laureato e iniziai a cercare di fare cinema, pur senza conoscere nessuno».
• «Capisce subito quali sono i due grandi amori della sua vita: il cinema e la pallanuoto. Il secondo lo pratica ad alti livelli, giocando in serie A e guadagnandosi un posto nella Nazionale giovanile. Il primo comincia a frequentarlo dopo il liceo, quando tenta invano di lavorare come aiuto regista. Con i soldi ricavati dalla vendita di una raccolta di francobolli, acquista una cinepresa Super 8 e gira i primi due cortometraggi, La sconfitta e Patè de Bourgeois, proiettati a Roma in un circolo della “nuova sinistra”. L’anonimato è rotto con Io sono un autarchico, il primo lungometraggio che presto diviene un cult. Protagonista è Michele Apicella, interpretato da Moretti e suo alter-ego in quasi tutti i primi lavori. Al centro dell’opera prima un gruppo di confusi giovani della generazione post-sessantottina. Nel 1977 arriva Ecce bombo: il film viene presentato in concorso a Cannes con un ottimo successo di pubblico. Celebre la battuta “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”. Nell’81 il primo grande riconoscimento, il Gran premio speciale della giuria della Mostra di Venezia (presieduta da Italo Calvino), con Sogni d’oro. Se con Bianca Moretti trova la fama, è con La messa è finita, premiata con l’Orso d’argento a Berlino, che arrivano i riconoscimenti internazionali. Lui, però, non è tipo da accontentarsi: va oltre, vuole cambiare il suo modo di lavorare, fare da solo, dipendere sempre meno dalle pretese dei produttori: nell’87, insieme con l’amico Angelo Barbagallo, fonda la casa di produzione Sacher Film, in omaggio al dolce che più ama e immortalato anche in Bianca (“Lei non ha mai assaggiato la Sacher Torte? Va bè continuiamo così, facciamoci del male”). La Sacher lancia nuovi registi italiani come Carlo Mazzacurati e Daniele Luchetti. L’89 è l’anno di Palombella rossa, riflessione critica e amara sulla crisi della sinistra, cui segue, a poca distanza, La cosa, documentario sulla svolta dal Pci al Pds. Nel 1991 Moretti produce e interpreta Il portaborse di Luchetti: la ferocia del ministro socialista disposto a tutto pur di raggiungere le vette del potere politico trionfa al botteghino. Dello stesso anno è il lancio del Nuovo Sacher, cinema nel cuore di Trastevere che Moretti prende in gestione e che diventa punto di riferimento per morettiani e cinefili. Poi arriva Caro diario, film in tre episodi (in Vespa, Isole e Medici) in cui Moretti mette a nudo le proprie fobie, ironizza sul cinema americano e italiano e parla della malattia che lo ha realmente colpito. Il film trionfa, le critiche sono entusiastiche e a Cannes vince il Gran premio della giuria. Nel 1995 Moretti, assieme ad altri registi italiani, firma L’unico paese, un film di denuncia politica che anticipa l’impegno politico a tempo pieno degli anni successivi. Nel 1998 arriva Aprile, prosecuzione ideale di Caro Diario, in cui Moretti racconta in parallelo la nascita del figlio Pietro e la vittoria elettorale dell’Ulivo. Poi ancora un’altra esperienza come attore di un film di Mimmo Calopresti, La seconda volta, in cui interpreta un professore che incontra per caso la terrorista che dodici anni prima gli aveva sparato un colpo in testa. Il 2001 è l’anno di La stanza del figlio, Palma d’oro a Cannes, riflessione sulla famiglia e sulla morte. Sembrerebbe un ritorno al privato, invece il 2 febbraio 2002, in piazza Navona, in occasione di una manifestazione sulla giustizia organizzata dall’Ulivo, Moretti spiazza ancora una volta tutti: “Anche questa serata è stata inutile – dice, subito dopo gli interventi di Rutelli e Fassino. Con questi dirigenti non vinceremo mai. Il problema del centrosinistra è che per vincere bisogna saltare due-tre-quattro generazioni”. Qualche giorno dopo Moretti torna in piazza con i “girotondi” intorno al palazzo di Giustizia di Roma e viene identificato come il leader del movimento. La battaglia politica culmina il 14 settembre nella manifestazione a piazza San Giovanni. “Volevo tornare al mio lavoro, ma non riesco a smettere”» (Raffaella Silipo). Da quel momento – e per un certo periodo – divenne il punto di riferimento ideale dello schieramento che stava a sinistra dei Ds e che si manifestò andando a fare girotondi nei luoghi che identificava come simboli del potere.
• Ne Il Caimano (2006, con lo stesso Moretti, Silvio Orlando, Michele Placido, Margherita Buy, Jasmine Trinca) raccontò la storia di un produttore quasi fallito che vuole fare un film su Berlusconi. Grande successo, code ai botteghini delle 380 sale dove venne proiettata la pellicola (per sua volontà nessuna di queste era del circuito Medusa, cioè quello di Berlusconi). Essendo il film uscito a marzo, la metafora del caimano (inventata peraltro da Franco Cordero) entrò nell’immaginario della campagna elettorale 2006 e fu adoperata dallo stesso Berlusconi («io sono il caimano che si mangia i magistrati che cercano di eliminare gli avversari politici e garantiscono l’impunità a chi sta dalla loro parte, la parte rossa» ecc.).
• Ha vinto il David di Donatello come attore (Il portaborse) e regista (Il caimano); il Nastro d’argento come sceneggiatore (Ecce bombo, Palombella rossa) e regista (Caro diario, La stanza del figlio). Altri premi ai film e come produttore.
• Un figlio, Pietro, da Silvia Nono (figlia del compositore Luigi).
• Frasi «È piacevole a volte fare solo l’attore, anzi è una pacchia, si vive il film con la stessa passione e attenzione, senza avere l’angoscia e la fatica di farlo come regista».
• «Fare film per me non è mai stata una terapia, talvolta alcuni miei lavori sono nati da mie nevrosi, ma per me non è mai stato terapeutico».
• «Mi è costato molto dire di no a Kieslowski che mi onorò dell’offerta di recitare in La doppia vita di Veronica».
• «La mia paura è che oggi il disprezzo delle regole sia un dato biologico degli italiani».
• Critica «Si deve senz’altro a Io sono un autarchico (1976) e a Ecce bombo (1978) la più illuminante descrizione della crisi dell’ultrasinistra, il disincanto e poi lo sfascio esistenziale di una generazione di rivoluzionari» (Filippo Ceccarelli).
• «Tutto quel che gli sta attorno, Nanni lo rende umanamente difficile. Gli spigoli della sua personalità lui non li smussa, li affila» (Giampiero Mughini).
• «Mi piace Nanni Moretti, ho visto tutti i suoi film» (Isabella Rauti).
• «Lo detesto. Il suo cinema, dico: trovo sia teatro filmato. Usa il 50, piazza la macchina e gira...» (Renzo Martinelli).
• «Predilige la presa diretta e la camera fissa, le inquadrature da geometra e ama fingere di vivere davanti a una cinepresa che lo riprende mentre lui finge di recitare» (Pietrangelo Buttafuoco).
• «Quando vedo i film di Moretti mi viene da dirgli: fatti da parte e fammi vedere il film» (Dino Risi).
• «Lui, politicamente, boh. Un’antologia di battute dei suoi film fa affiorare più che altro una vena moralista, esplicitamente rivolta contro l’Italia di Alberto Sordi e poi contro i vizi del linguaggio alla moda, il trend eccetera, e più in generale contro i conformismi vigenti, i luoghi comuni dilaganti, la marea montante, insomma l’immancabile merda che avanza. E poi Palombella rossa e Aprile, un sentore di militanza, di engagement, di delusione progressiva fino al “D’Alema di’ qualcosa di sinistra”, scolpito nella mentalità collettiva e destinato a diventare un tormentone per intere coorti politiche» (Edmondo Berselli).
• Politica «Ho cominciato a fare politica negli ultimi tre anni del liceo, dal 1969 al 1972. Facevo parte di un gruppo extraparlamentare che pubblicava la rivista Soviet, diretta da Paolo Flores d’Arcais, metteva in copertina il faccione di Marx, ma anche Mao che giocava a ping pong» (a Barbara Palombelli).
• Nel 2008 ha votato Pd (lanciò pure un appello contro l’astensione pubblicato su Repubblica).
• «Per un millesimo di ciò che è avvenuto in Italia, altrove i politici sarebbero puniti, mentre da noi Berlusconi attacca la magistratura e fa cose gravissime. In risposta, i giornali stessi se la prendono con l’antiberlusconismo: uffa che barba. Da noi ci si dimentica facile, non c’è memoria e non c’è un’opinione pubblica che reagisca, che opponga un sistema di valori, dei giornali indipendenti».
• Tifo Romanista.