31 maggio 2012
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Biografia di Enrico Montesano
• Roma 7 giugno 1945. Attore. Da ultimo visto negli spettacoli C’è qualche cosa in te (2013) e Buon compleanno (2011), sui suoi 45 anni di carriera. «Io sono uno de sotto. Volare basso».
• Inizi nei night club, poi il Puff con Lando Fiorini, il Bagaglino, la radio con Maurizio Costanzo, nel 1969 arrivò in tv con Che domenica amici, seguito negli anni Settanta da Senza rete, Un disco per l’estate, Canzonissima, Dove sta Zazà, Quantunque io. Allontanatosi per un po’ dal piccolo schermo, nell’88 presentò Fantastico 9, quindi la fiction Pazza famiglia, nel 1997 Fantastico Enrico, flop d’ascolti abbandonato dopo poche settimane. Tra i numerosi film va citato almeno Febbre da cavallo (Steno 1976). Fu consigliere comunale del Pds a Roma (1993-1995) ed eurodeputato (1994-1996). Fece molto scalpore quando nel 2001 disse al Tempo che appoggiava a candidato sindaco di Roma il forzista Tajani invece di Veltroni («ma era una provocazione»). Alle politiche del 2013 disse di aver votato per il Movimento 5 Stelle.
• «Mio nonno faceva il musicista e il direttore d’orchestra. Non si parlava che di principesse della ciarda, di vedove allegre, di paesi dei campanelli».
• «Quand’ero piccolo mia madre ricordava a mio padre di stare calmo, papà Armando e zio Beniamino suonavano la fisarmonica, suonavano Rosamunda e Giovinezza. E non era proprio il caso, nel 1948, 1949, fare Giovinezza d’estate con le finestre aperte, con tutti i vicini che sentivano. Mia madre, oltretutto, era figlia di un tipografo dell’Unità! Il 25 aprile e il 1° maggio passavamo davanti alla sede del Pci e c’erano tutte le bandiere rosse, un’aria di festa. Noi niente, mio padre ci faceva allungare il passo e guardare per terra. Per dispetto non mi piacevano neanche le fave col pecorino. Come per spirito di contraddizione, con tutti i miei cugini che andavano a vedere la Roma, sono diventato della Lazio».
• «Ho incontrato buoni maestri: il vecchio comico dell’avanspettacolo Del Vago caduto in disgrazia, che mi insegnava i tempi teatrali, il direttore del night club che mi suggeriva di dire meno parole possibili. Intrattenevo il pubblico tra uno spogliarello e l’altro. Raccontavo storielle, barzellette, dicevo stupidaggini. E pian piano mi inventavo il personaggio del bulletto romano che litigava con la lingua italiana. Andondovicisi. Mettendocisivi. Facevo in modo che i clienti bevessero. Come facevano le entraîneuse. Grotte del piccione, Rupe Tarpea, Fascination, Stork club» (a Claudio Sabelli Fioretti).
• Tre mogli (Tamara, Marina, Teresa), sei figli (tre, uno, due).