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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Andrea Molaioli

• Roma 12 novembre 1967. Regista. Col film d’esordio La ragazza del lago ha vinto nel 2008 dieci David di Donatello (compreso quello per la regia). «So di aver fatto un buon film ma ho anche avuto fortuna, perché ce n’è tanto bisogno. Bisogna uscire nel momento giusto, senza peraltro sapere quale sia; bisogna che tanti elementi si incastrino in maniera quasi magica come è accaduto a noi. La tentazione adesso è scappare, chiudere lasciando un buon ricordo». Il film, unico italiano in gara fra le sette opere prime presentate alla 22aSettimana internazionale della critica a Venezia, è un giallo che ricorda «certe atmosfere simenoniane, con la provincia che nasconde segreti più o meno inconfessabili e una diffusa patina di perbenismo a fare da scudo all’indagine poliziesca» (Paolo Mereghetti). Appena uscito incassò mezzo milione di euro in meno di una settimana.
• Il secondo film, Il Gioiellino (2011), con Toni Servillo, Remo Girone e Sarah Felberbaum, è ispirato alla vicenda del crack della Parmalat. «Sintetizzare in due ore quasi mezzo secolo di industrialismo italiano che (grazie alla truffa) seppe evadere dall’anonimato per spalancare avamposti cinesi, russi, cileni, un azzardo globale e un acre racconto sulla nostra malata contemporaneità. Mesi di riprese ad Acqui Terme, passeggiate torinesi, trasvolate americane» (Malcom Pagani) [Fat 25/9/2010].
• Già aiuto regista di Carlo Mazzacurati, Daniele Luchetti, «nessuna scuola di cinema alle spalle, due figli piccoli, ha iniziato a vent’anni con il serial tv I ragazzi della III C ed è arrivato silenziosamente al debutto nella regia con La ragazza del lago, prodotto da sua moglie Francesca Cima con Nicola Giuliano» (Raffaella Silipo).
«Appena esci dai cliché, da quel prodotto mediobasso così ambìto, ecco che molte porte si chiudono. E allora, pur di girare il loro film, alcuni mettono in atto una sorta di “autocensura preventiva” visto che i nostri finanziatori principali sono le tv e quindi bisogna usare quello stesso linguaggio» (da un’intervista di Giuseppina Manin).