31 maggio 2012
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Biografia di Augusto Minzolini
• Roma 3 agosto 1958. Giornalista. Politico. Eletto al Senato nel 2013 con il Pdl (è poi passato a Forza Italia). Direttore del Tg1 dal 20 maggio 2009 al 13 dicembre 2011. All’agenzia Asca dal 1977 (15 giorni dopo l’esame di maturità al liceo classico), dall’85 collaboratore di Panorama, nell’87 fu assunto grazie a un pezzo su aneddoti e barzellette antisocialiste a Montecitorio. Dopo 10 mesi fu chiamato da Ezio Mauro alla Stampa, nel 1992 Paolo Mieli lo fece inviato, nel 1997 Carlo Rossella lo promosse editorialista. Ha partecipato a due film di Nanni Moretti (Io sono un autarchico, Ecce bombo). Molti ritengono che una sua clamorosa intervista a Luciano Violante (smentita dall’allora presidente della Camera) abbia avuto un’influenza decisiva sulla campagna elettorale del 1994. La definizione di “minzolinismo” (forma di giornalismo che si basa sulla raccolta di dichiarazioni anche informali di uomini politici) è entrata in vari vocabolari della lingua italiana.
• Alla seduta del cda Rai in cui fu decisa la sua nomina a direttore del Tg1 nel 2009 non parteciparono tre esponenti del centrosinistra; il presidente Paolo Garimberti, pure in quota al centrosinistra, votò a favore insieme ai 5 consiglieri del centrodestra. Rimosso dallo stesso cda a fine 2011 (col voto di Garimberti, di due consiglieri di centrosinistra e di un consigliere Pdl), definì la decisione «una porcata». La rimozione fu deliberata per il rinvio a giudizio dello stesso Minzolini per peculato legato all’uso di carte di credito aziendali (65 mila euro la cifra incriminata, poi restituita da Minzolini). Il ricorso presentato dai legali dell’ex direttore che chiedeva il reintegro in azienda fu respinto, ma il reintegro è stato riproposto dopo l’assoluzione dall’accusa di peculato nel 2013, attraverso una lettera dei legali alla Rai.
• Accusato durante tutta la sua dureazione del Tg1 di eccessivo berlusconismo. La prima polemica arrivò a giugno 2009, perché il Tg1 non diede spazio alle prime notizie che emergevano sulle «cene elegnati” di Berlusconi. Nell’ottobre 2009 la Fnsi promosse una manifestazione contro di lui, per la libera informazione, e lui contrattaccò in un editoriale sul Tg di cui fu chiamato a rispondere alla commissione di vigilanza. Nel 2010 scoppiò un caso quando Maria Luisa Busi lasciò il Tg1 dopo aver ricevuto una lettera di richiamo per un’intervista a Repubblica in cui criticava la direzione. Altro caso per le tre sostituzioni nella conduzione del tg serale decise dal direttore, tra cui quella di Tiziana Ferrario (poi reintegrata dalla magistratura) costata a Minzolini un rinvio a giudizio per abuso d’ufficio nel novembre 2013. Nel 2011 il cdr contestò la copertura del caso Ruby e pubblicò un libro bianco sulle pecche del direttore. A favore di Minzolini fu invece organizzata una raccolta firme, per “documento dei 90”, da parte di altri giornalisti Rai.
• Da direttore del Tg1 adottò la sigla (tolta dopo di lui) in cui comparivano piccoli televisori sul pianeta, uno dei quali ritraeva Berlusconi (Paolo Conti) [CdS 12/12/2012].
• Il Cavaliere lo chiamava «direttorissimo», definizione poi usata da tutti i media.
• Dopo la destituzione disse: «Berlusconiano? Io non sono mai stato neanche dipendente di Berlusconi, a differenza di Santoro e Mentana. Ho solo avuto una rubrica su Panorama. Rifiutai persino la proposta di Mentana di fare il suo vice, quando era direttore del Tg5, pentendomi perché Berlusconi è uno degli editori più liberi che esistano (…) la Rai è veramente come il Delta del Mekong, dove domina il pensiero unico dell’informazione che non accetta il pluralismo».
• Nell’ufficio da direttore del Tg1, i termosifoni erano sempre accesi. Commento di una segretaria: «Benedetto uomo, mangia solo banane e ananas per mantenersi in forma, ci credo che poi ha sempre freddo».
• «Ha fatto il più brutto Tg1 della storia della Rai» (Aldo Grasso). • «È un provocatore, e pure intelligente» (Mauro Masi).
• «È un grande animale da notizia (Enrico Mentana).
• «Si taglierebbe un braccio per una notizia, non per un pranzo gratis» (Clemente Mimun).
• In una telefonata intercettata ricevette la richiesta di Angelo Balducci di un favore per il figlio, figurava tra i destinatari dei regali di Diego Anemone [Lavinia Di Gianvito, Cds 16/6/2011]. Nel marzo del 2010 il Fatto Quotidiano scrisse che alcune intercettazioni telefoniche avevano portato alla sua iscrizione sul registro degli indagati a Trani, per concorso in concussione: avrebbe ricevuto pressioni da Berlusconi sulla linea editoriale del Tg1. Mentre montava la richiesta di sue dimissioni, lui ammise «al massimo 5-6 telefonate» col Cavaliere da direttore del Tg rifiutando come «pura idiozia» la tesi di una sua sudditanza psicologica. Da Trani emerse poi che le indagini riguardavano l’utilizzo di carte di credito aziendali, vicenda per la quale è stato rinviato a giudizio nel 2011 per peculato (indagini anche da parte della Corte dei conti) e assolto nel febbraio 2013. Ma su di lui fu aperta un’inchiesta anche per violazione del segreto istruttorio: dopo un’audizione a fine 2009 in procura sulle carte di credito avrebbe rivelato a Paolo Bonaiuti dettagli sulle indagini a carico dello stesso Berlusconi [Giusi Fasano, Cds 16/3/2010; Piero Ostellino, Cds 20/3/2010].
• A un convegno del Pdl nel 2012 la sua prima uscita pubblica dopo la rimozione dalla direzione del Tg1, considerato uno dei falchi berlusconiani, ha poi seguito il Cavaliere nella rinata Forxa Italia.
• Soprannomi: Minzo, Scondinzolini (Dagospia), Menzognini (Travaglio); «e ancora, Trombettiere del re, cantastorie del Cavaliere, portavoce supplente» (Sebastiano Messina).
• Da giovane iscritto alla Fgci, poi espulso da Walter Veltroni.
• A proposito della partecipazione ai film di Moretti: «Ero nel movimento studentesco e conoscevo sua sorella. Lui era più grande, faceva film a basso costo e arruolava noi studenti come attori. Non capivo cosa dicesse, ho ripetuto per ventiquattro volte la mia battuta in Ecce bombo, mi sembrava talmente scema che mi rifiutavo di impararla».
• Suo lo scoop del «patto della crostata», cioè il vertice notturno nel giugno 1997 sulle riforme con Massimo D’Alema a casa di Gianni Letta. «“Inseguivo in motorino Massimo D’Alema. Lui se ne accorse e ordinò all’autista di depistarmi. Giunti al Foro Italico capii che girava in tondo perché vedeva nello specchietto retrovisore il doppio fanale del mio Italjet. Così decisi di guidare come un pazzo a fari spenti nella notte”. Dettò il pezzo a braccio e per allungarlo s’inventò il menù preparato dalla signora Letta. La crostata c’era davvero e riuscì a indovinare anche il secondo (“Non ricordo se spigola o vitello tonnato”). Indossò un grembiule nero da inserviente e con la scopa in mano si nascose nella stanza di Montecitorio dove la Dc stava decidendo la candidatura di Scalfaro al Quirinale. Stava nel bagno delle donne nella sede del Psi a Roma riusciva a sentire tutto quello che veniva deciso nei piani alti. “Cominciò la caccia alla spia interna. Craxi capì. L’indomani trovai il gabinetto rimpicciolito: il segretario aveva fatto tirar su un tramezzo”» (Stefano Lorenzetto) [Visti da lontano, Marsilio, 2011).
• Divorziato, un figlio. Legato sentimentalmente alla parlamentare di forza Italia con Gabriella Gianmanco.
• Guida una Porsche bianca. È socio del circolo Due Ponti.