31 maggio 2012
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Biografia di Clemente Mimun
• Roma 9 agosto 1953. Giornalista tv. Direttore del Tg5 (dal luglio 2007). Già direttore del Tg1 (2002-2006) e del Tg2 (1994-2002). «Il mio piano editoriale è riassumibile in tre citazioni illustri: “Informare senza annoiare” di Enzo Biagi, “I fatti separati dalle opinioni” di Lamberto Sechi e “Conoscere per deliberare” di Luigi Einaudi».
• «Mio padre è un libico scampato alle persecuzioni contro gli ebrei degli anni Cinquanta, mia mamma, romana, lo conobbe a Tunisi dove era capitata per le vacanze». Ha sempre voluto fare il giornalista: «Ma ho giocato tanto a pallone da bambino: tornavo da scuola, mangiavo in fretta e correvo a Villa Sciarra». «Un ricordo tenero risale al 1959 quando ho cominciato a guardare la televisione. Erano tempi in cui poche famiglie potevano permettersi la tv, così scendevamo al bar, occupavamo un tavolino, ordinavamo un gelato e guardavamo la tv a gettone, in bianco e nero. Costava 100 lire ogni mezz’ora».
• «Nel 1968 avevo 15 anni. A me piacevano Bertrand Russell, gli epistolari di Einstein. Ero liberale ma già un po’ socialista. I miei amici andavano per manifestazioni, qualcuno a lezioni di molotov. Io andavo a vedere se c’erano ragazze carine».
• «Renzo Arbore ha raccontato che tra i ragazzi di Bandiera Gialla (1965-1970: vedi anche Gianni Boncompagni – ndr) c’ero anch’io. È vero: sentivamo buona musica e conoscevamo tante ragazze».
• Debutto da giornalista «nel 1973, a 19 anni, con un pezzo non firmato sull’Europeo in cui ci si chiedeva chi tra i politici credesse agli ufo, e perché. Ebbi il coraggio di chiederlo anche a Enrico Berlinguer, che non ne escluse l’esistenza. Anzi, a sostegno del suo ragionamento, si richiamò direttamente a Marx». A trent’anni arrivò alla Rai: «Ero praticamente disoccupato. Martelli mi stimava per ragioni professionali. Mi rivolsi a lui. E, dopo qualche tempo, riuscì a farmi entrare in Rai».
• «Sono arrivato in Rai nell’83 al Tg1. Il direttore era Albino Longhi. Si avvertiva che si lavorava nello strumento d’informazione più importante d’Italia. Si entrava per esempio con molto rispetto nella stanza del direttore. Longhi rivedeva personalmente i testi dei servizi, che erano stampati in sei copie».
• «Il Tg5 è stato un’avventura splendida vissuta con tre amici: Mentana, Sposini e Carelli. Avevamo mandato pieno, fiducia totale e un budget robusto. Contava una cosa sola: il risultato. Tre anni dopo sono stato chiamato al Tg2: ereditato dopo il crollo della Prima Repubblica, viveva una crisi d’identità e aveva antiche faide mai risolte. È stata una guerra giorno dopo giorno, gente se ne è andata e gente è arrivata prima che si formasse un gruppo che accettasse di percorrere una strada nuova, la mia. Abbiamo inventato il Tg delle 20.30, orario che non era sfruttato, abbiamo inventato il giornale-rotocalco: costume, salute, motori... Ci siamo presi delle gran belle soddisfazioni».
• Diresse il Tg1 per quattro anni, «esattamente 52 mesi, battendo il mio avversario, il Tg5 delle 20, per 50 mesi a 2». Quando lo lasciò, dopo aver rifiutato Raisport, fu mandato a guidare la testata dei servizi parlamentari della Rai. Il 3 luglio 2007 tornò al Tg5 in veste di direttore, succedendo a Carlo Rossella. Suscitò subito polemiche mandando in onda un servizio in cui si mostravano le modalità delle testimonianze rilasciate ai periti dai bambini coinvolti nel caso dei sospetti atti di pedofilia a Rignano Flaminio (vedi Gianfranco Scancarello). Per questo fatto nel 2014 è stato condannato a un’ammenda di 3.420 euro, la Cassazione: «sacrificio della privacy delle vittime è stato operato non sull’altare dell’interesse generale bensì per il successo della testata». «Nel 2008 mi è stato chiesto di tornare al Tg1. Ho risposto: “No grazie, preferisco vivere”».
• Nel dicembre 2007, dopo che era venuta alla luce la vicenda di presunti accordi segreti Rai-Mediaset sulla gestione e diffusione di alcuni eventi, chiese ed ottenne di essere ascoltato dall’ufficio di investigazione interno della Rai per difendersi e spiegare di aver perseguito sempre la massima concorrenzialità. L’azienda non gli contestò alcunché.
• Nell’aprile 2008, all’indomani delle elezioni, Striscia la notizia colse un suo fuorionda a Mattina 5: «A 54 anni non devo dimostrare un cavolo, ho diretto tre cose importanti e sono disposto a rimettermi in gioco solo per riedificare una rete... Raidue... rifarla completamente... gestendo contemporaneamente programmi e telegiornali, come accade a Radiouno. Radere al suolo tutto e ricostruire, sarebbe bellissimo».
• Dopo aver accusato un ictus, scrive un libro autobiografico Ho visto cose (Mondadori 2012). «Mimun è un essere umano che mi piace. Ha molto carattere. Si è fatto tutto da solo con una gavetta lunga e difficile, che oggi novanta giovani su cento rifiuterebbero di sopportare. Come dice il titolo del suo racconto, ha visto e sofferto cose che non tutti affrontano» (Gianpaolo Pansa) [Lib 11/11/2012].
• Sposato con Karen Rubin. Due figli, Simone (1990) e Claudio (1992).
• Tifosissimo della Lazio.