31 maggio 2012
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Biografia di Francesco Micheli
• Parma 19 ottobre 1937. Finanziere. Fondatore e presidente di Genextra, società di biotecnologie impegnata nello studio del genoma. Presidente di MiTo SettembreMusica, festival internazionale che per un mese unisce le due città leader del Nord-Ovest con serate di musica classica, jazz, rock, contemporanea. «Non faccio mai un’operazione per guadagnare soldi. Faccio operazioni che mi divertono. Le operazioni che divertono sono spesso quelle che fanno guadagnare di più».
• Autore della prima scalata in Piazza Affari (alla Bi.Invest di Carlo Bonomi nel 1985), «uno degli “animali” più coriacei della comunità finanziaria italiana. I poteri economici lui li ha visti quasi tutti, dentro e fuori, da vicino e da lontano. È stato protagonista di rilevanti operazioni (...) tra le quali l’acquisizione e lo sviluppo di Finarte, il varo di Pronto Italia da cui è scaturita la nascita di Omnitel, la creazione di Ing-Sviluppo, la realizzazione dell’Opas Olivetti su Telecom Italia e la creazione di FastWeb e e.Biscom» (Bruno Perini).
• Oltre un terzo della somma che le società del Nuovo mercato portarono all’incasso, quasi 1,7 miliardi, «fu raccolto dall’allora e.Biscom, l’odierna Fastweb, creata dal finanziere Francesco Micheli e dall’ex amministratore delegato di Omnitel e Vodafone Italia Silvio Scaglia per portare la fibra ottica a banda larga e i connessi servizi multimediali a casa dell’utente (...) Oggi a conti fatti si può dire che Fastweb è stata una delle poche realtà del Nuovo mercato ad aver agito con un consistente progetto industriale. Non a caso è riuscita a raggiungere il pareggio operativo nel 2007 (anche se chiude il bilancio ancora in perdita) ed è stata oggetto di un’Opa da 3 miliardi di euro da parte dell’elvetica Swisscom: denaro ritornato nelle tasche degli investitori» (Il Sole-24 Ore).
• Appassionato di musica e lirica, è stato consigliere d’amministrazione della Fondazione Teatro alla Scala. Dal 2000 al 2007 presidente del Conservatorio di Musica “Giuseppe Verdi” di Milano. «Mio padre insegnava al Conservatorio. La musica era come l’aria che respiravo. Un sottofondo».
• «In quarta ginnasio fui bocciato. Venivo dal San Carlo, scuola di preti. Al Beccaria, classe mista, mi ubriacai di libertà. E ripetei l’anno».
• «Aldo Ravelli mi disse: “Dovresti pagarmi per lavorare con me, ma siccome sono generoso non ti chiedo niente”. Era un uomo di una genialità assoluta. Parlava solo dialetto, il bollatese. Era un uomo di sinistra, un socialista. Era stato a Mauthausen. La sua prima fortuna l’aveva fatta corrompendo una Ss, salvando se stesso e una serie di amici importanti, soprattutto ebrei. Un giorno decise di pagarmi: 30 mila lire al mese, ovviamente in nero. Al mattino ci si incontrava al Donini, un mitico bar di piazza San Babila. Lui aveva già letto tutti i giornali e mi chiedeva: “Te leggiù?”. Io dicevo sì, ma non era vero. Ci misi poco tempo a entrare a far parte dell’intellighenzia della Borsa. Imparai come funzionava il giochino e fui in grado di raggiungere la “pace dei sensi”. Ero entrato in Borsa nel 1959 e riuscii a venirne via nel 1969. Grazie a quello che avevo imparato da Ravelli, ero anche diventato molto credibile nella foresta assai grezza della Borsa. Sono passato dall’altra parte della scrivania, all’Imi, in Montedison, ho vestito i panni dell’indipendente, cosa che strideva in un mondo che in termini finanziari è sempre stato bulgaro» (da un’intervista di Claudio Sabelli Fioretti).
• Nel luglio 2007 il suo nome fu collegato, per via di alcune telefonate con Luigi Bisignani, a un’inchiesta condotta dal pm di Catanzaro Luigi De Magistris su un presunto comitato affaristico-massonico che avrebbe pilotato scelte amministrative e finanziamenti (nel registro degli indagati finì anche Romano Prodi). Lui smentì tutto e diede mandato a Guido Rossi di querelare.
• Ama Dante: «Alcuni canti della Divina Commedia andrebbero studiati a memoria come si faceva una volta, anche per capire il presente, i meccanismi della vita e, perché no, quelli della finanza e degli affari». Tra i moderni Cesare Pavese, Giovanni Arpino, Alberto Arbasino.
• Sposato con Anna Maria. Due figli: «Un po’ per vezzo, un po’ per orgoglio paterno, ho sempre detto che, in e.Biscom, andavo a lavorare con Carlo, quasi sotto Carlo (il primogenito, nato nel 1970, laureato in Ingegneria informatica – ndr). Ma c’è qualcosa di vero. Io ho sempre voluto alimentare il rapporto con i miei figli, a cui ovviamente tengo molto. Andrea (1972 – ndr) è laureato in Scienze naturali, si è specializzato in Ornitologia e io sono diventato il più grande conoscitore di cinciallegre, allocchi, pettirossi, almeno tra i finanzieri. Quando Carlo si è appassionato di telecomunicazioni, mi sono messo a studiare anch’io, me ne sono occupato per tempo» (a Guido Vergani nel 2003, quando passò a Carlo, con la vicepresidenza esecutiva, il timone di e.Biscom).
• Gli piace il mare, possiede una delle più invidiate imbarcazioni d’epoca, Shenandoah, un trealberi di 54 metri del 1902 dove «tra una virata e l’altra suona Mozart al suo Steinway con alle spalle una tela di Picasso».
• Ha un debole per i regali gastronomici: «Sono felice quando ricevo prodotti alimentari tipici, autentici e buoni come quelli di una volta. La burrata originale, il prosciutto spagnolo. Ma ciò che mi fa più tenerezza sono dei dolcetti sardi che mi arrivano ogni anno da amici dei miei genitori». Quand’è a Milano si vede spesso a cena dal Bolognese.