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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Fabrizio Miccoli

• Nardò (Lecce) 27 giugno 1979. Calciatore. Attaccante, dal 2013 al Lecce. Dal 2007 al 2013 al Palermo, di cui è stato il miglior marcatore di tutti i tempi (81 reti). Ha giocato in A anche con Perugia, Juventus, Fiorentina, in Portogallo col Benfica. In Nazionale 10 presenze e 2 gol. Alto meno di un metro e 70, è noto come “il Romario del Salento” (per la somiglianza col brasiliano campione del mondo nel 1994).
• «Un metro e sessantotto. Una statura che per anni negli almanacchi lo ha classificato come il giocatore più basso del campionato. Basso ma con tanto talento se è vero che già a sei anni si presentò al campo Delta di San Donato in provincia di Lecce per stupire tutti. Prese il pallone e iniziò a palleggiare. Di destro, sinistro, di tacco, di testa con il ginocchio. La palla sempre in aria che non voleva saperne di cadere. L’allenatore dei pulcini era Giuseppe Bruno, il papà di Pasquale l’ex difensore della Juventus. Un fenomeno come quello non poteva lasciarselo sfuggire e così, pur di farlo giocare nella sua squadra, falsificò il cartellino dichiarando che Fabrizio aveva otto anni. Nacque così “Lu Maradona”. Quello che poi con il tempo sarebbe diventato il “Romario del Salento” o il “Pibe di Nardò”. A dodici anni Fabrizio è già in giro per l’Italia a inseguire il suo sogno. Gioca nelle giovanili del Milan e la notte va a dormire nel collegio vescovile di Lodi. Ma dodici anni sono troppo pochi per stare così lontano dalla famiglia soprattutto quando ti lasci alle spalle il mare del Salento per la nebbia della Brianza. Il piccolo Miccoli non resiste e torna a casa. Il provino che fa con il Lecce, la sua squadra del cuore, è simile a quello di tanti altri campioni. Come Zico o Messi, anche Fabrizio viene scartato. “Bravo, ma troppo piccolo e basso per fare il calciatore”. Sembra una sentenza senza appello e invece da quel momento inizia la vera carriera calcistica di Miccoli. A sedici anni Fabrizio è nel Casarano. Un premio per la sua testardaggine, per l’impegno del padre che non lo molla un attimo e per la lungimiranza di Pantaleo Corvino (…) Corvino e papà Miccoli decidono pure che Fabrizio, oltre a giocare a pallone, deve anche studiare. Lo iscrivono in un istituto per perito elettronico. Il neo attaccante del Palermo ci resta tre anni. Dopo la seconda bocciatura e tante lacrime abbandona tutto per dedicarsi solo al pallone. È la svolta. Arriva la Ternana e poi, soprattutto, il Perugia e la Juventus. Con i primi soldi Fabrizio regala una Mercedes al padre e una 500 alla madre. Sono gli anni nei quali diventa un vero protagonista. Uno che in campo fa meraviglie – incontrandolo in amichevole Ronaldinho lo definisce un fenomeno (…)» (Massimo Norrito) [Rep 7/7/2007].
• Il suo idolo è Diego Armando Maradona. Nel 2010 acquistò all’asta un orecchino di brillanti pignorato al calciatore dalla Guardia di finanza, con l’intento di restituirglielo di persona.
• Ha diversi tatuaggi, tra cui un Che Guevara sul polpaccio destro («Ho tatuato Che Guevara perché lo avevo visto su Maradona, ma non sapevo chi fosse»).
• È appassionato di wrestling (dopo ogni gol esulta con il gesto di John Cena) e di poker Texas Hold’em. Il suo gruppo preferito sono i Sud Sound System.
• Gestisce un lido a Santa Maria di Leuca (Lecce) e nel 2012 ha aperto una scuola di calcio a San Donato.
• Sposato con Flaviana Perrone dal 2002, hanno due figli: Swami (2003) e Diego (2008).
• Nel giugno 2013 saltò fuori un’intercettazione in cui, mentre parlava con l’amico Mauro Lauricella, figlio del boss Antonio, definì «fango» il giudice Giovanni Falcone: «Era il 13 agosto 2011, uno dei pochi giorni liberi dopo un mese di ritiro in Austria. È stata una cosa detta in macchina, dopo una nottata in un locale, alle cinque meno venti del mattino» (a Raffaele Panizza) [Spw 13/7/2013]. Il 22 giugno 2013 fu raggiunto da un avviso di garanzia dalla procura di Palermo per concorso in tentata estorsione (avrebbe commissionato a Mauro Lauricella il recupero di alcune somme dai soci di una discoteca di Isola delle Femmine) e di accesso abusivo a sistemi informatici (avrebbe utilizzato quattro schede telefoniche intestate a persone ignare). Il 27 giugno, in lacrime, tenne una conferenza stampa per chiedere scusa alla città di Palermo; il giorno dopo scrisse una lettera a Repubblica indirizzata a Falcone. La Figc aprì un’inchiesta. Deferito «per avere violato i doveri di lealtà, probità e correttezza, offendendo la memoria del giudice Giovanni Falcone», la Procura federale aveva chiesto la condanna a una giornata di squalifica e un’ammenda di 50 mila euro. Il 27 febbraio 2014 la Commissione disciplinare della Federcalcio lo prosciolse.