31 maggio 2012
Tags : Gianfranco Micciché
Biografia di Gianfranco Micciché
• Palermo 1 aprile 1954. Politico. Leader del partito Grande Sud, nel 2013 confluì nella rinata Forza Italia. Eletto alla Camera nel 1994, 1996, 2001, 2006, 2008 (Forza Italia, Pdl). Dal 3 maggio al 29 novembre 2013 sottosegretario al Dipartimento della funzione pubblica nel governo Letta, viceministro dell’Economia nel Berlusconi II (2001-2005), ministro dello Sviluppo e coesione territoriale nel Berlusconi III (2005-2006), sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel Berlusconi IV (2008-2011). Ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana (2006-2008). Candidatosi come presidente della Regione Siciliana alle elezioni del 28 ottobre 2012, si piazzò quarto con il 15,40% dei consensi (vinse Rosario Crocetta). Non eletto al Senato alle elezioni politiche del 2013, è candidato alle elezioni europee del 25 maggio 2014 come capolista di Forza Italia nella circoscrizione Italia insulare.
• Figlio di Gerlando Micciché, mitico, potente direttore generale del Banco di Sicilia, fratello di Gaetano (vedi). «Ex scavezzacollo della jeunesse dorée palermitana con frequentazioni in Lotta continua strappato alla scrivania da manager di Publitalia per organizzare il partito in Sicilia» (Enrico Del Mercato).
• «A scuola non sapevo studiare. Pessimo, bocciato due volte, disordinato. A vent’anni mi ritrovai ragazzo padre... Quando nasce il Micciché organizzatore? Forse in banca: all’Irfis, una emanazione del Banco di Sicilia. Misi nel lavoro molto impegno, non come a scuola. Si poteva lasciare la banca alle cinque, io mi fermavo fino alle otto. Mi ritrovai capufficio giovanissimo, a ventinove anni anziché a quaranta, come succedeva allora. In banca si impara a dare attenzione alle cose piccole, a diffidare delle apparenze. Uno arriva, ti mostra meraviglie della sua società e in realtà è a rischio di fallimento».
• «Marcello Dell’Utri lo conobbi, per caso, nell’84 a una cena a Milano, a El Toulà. E me ne innamorai. Lui cercava un dirigente per aprire una sede in Sicilia. Mi chiese se conoscessi una persona per bene, simpatica, efficiente, positiva, con capacità di buttarsi senza tregua nel lavoro. E con una laurea. Gli dissi: io ce l’avrei questa persona, e sono io. Però non ho la laurea. Scoppiò a ridere e disse: mi piaci, sei simpatico. Non ha importanza se non hai la laurea, ti chiameremo dottore lo stesso. In Sicilia in due anni avevano fatturato due miliardi. Io arrivai subito a quattordici. Poi Marcello mi chiese di andare a sistemare Brescia, che languiva. Era l’87. E ottenni un incremento di 29 miliardi».
• «Dell’Utri per la pubblicità diceva: dovete scegliere i collaboratori con cui stareste volentieri a cena... Se no, evitate. Se si trasferisce questo criterio in politica, è la fine. Si resta soli. In politica il valore è inferiore. A Publitalia il livello è alto: la valutazione della qualità, nella scelta delle persone, è fondamentale. Per conquistare contratti pubblicitari. In politica i contratti pubblicitari e il fatturato, alla fine, sono i voti. Ma la capacità di trovare voti è inversamente proporzionale, spesso, alla qualità dei curriculum. All’inizio cercavo persone di pura qualità, professori, uomini di cultura alta... Trombature in quantità!».
• Nell’88, fermato dai carabinieri del nucleo antidroga di Palermo, ammise di essere un consumatore di cocaina (il che non è reato). Nell’agosto 2002 i pubblici ministeri Giancarlo Capaldo e Carlo Lasperanza lo sospettarono di aver fatto entrare al ministero delle Finanze un Alessandro Martello che era stato suo collaboratore durante la campagna elettorale dell’anno prima: costui gli avrebbe consegnato 20 grammi di cocaina. Scagionato poi dal senatore a vita Emilio Colombo, il quale ammise: «La cocaina era per me».
• Il cappotto del Polo all’Ulivo (61 seggi a 0) nelle politiche del 2001 fu merito suo.
• Nel 2007 definì «un errore clamoroso» l’ingresso di Romania e Bulgaria nella Ue. Firmò il referendum sulla legge elettorale. Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, rinunciò al suo ufficio nell’ala più prestigiosa del Palazzo dei Normanni: «Volte da dieci metri con la stessa vista di Ruggero II su cupole e mare. Sprofondati nelle poltrone della Torre Pisana ci si può davvero immergere nella storia dei viceré, come conferma Micciché: “Ma quando vedo i turisti in giro nel palazzo bloccati dai commessi nel salone d’accesso alla torre provo un disagio. È come se sottraessi loro un bene che è di tutti. E così ho deciso di traslocare. Un ufficio qualsiasi per me e la torre per loro”» (Felice Cavallaro).
• Nel 2008 fu protagonista di un’aspra battaglia politica all’interno del centrodestra per il governo della Sicilia: chiese che Salvatore Cuffaro, condannato a cinque anni per favoreggiamento e sia pure in primo grado, si dimettesse, poi propose la Prestigiacomo come candidata, quindi propose se stesso, resistette infine il più possibile alla candidatura di Raffaele Lombardo, leader del Movimento per l’autonomia, appoggiato da Cuffaro e apparentemente l’unico capace di limitare il successo in Sicilia dell’Udc. Minacciò di rompere con Forza Italia ma alla fine cedette quando Berlusconi gli offrì la poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Cipe (il Comitato interministeriale per la programmazione economica).
• Nell’ultimo Consiglio di presidenza dell’Assemblea regionale siciliana, prima dell’insediamento della nuova giunta Lombardo, decise che tutti gli ex presidenti dell’Ars parlamentari a Roma o a Bruxelles avessero a disposizione, al ritorno a Palermo, un’auto blu. «E quanti sono questi ex-presidenti? Due: il poco conosciuto Nicola Cristaldi e l’assai più noto Gianfranco Micciché, che presiedeva il vertice notturno» (Gian Antonio Stella).
• Il 6 febbraio 2013 fu colto da malore a Messina. Trasportato in ospedale fu operato di angioplastica.
• Sposato, tre figli.