31 maggio 2012
Tags : Nives Meroi
Biografia di Nives Meroi
• Bonate Sotto (Bergamo) 17 settembre 1961. Alpinista. Il 17 maggio del 2014 ha scalato il dodicesimo Ottomila dei quattordici esistenti. Suo malgrado in competizione con altre alpiniste per la conquista di tutte e quattordici le vette: «non è questo il mio modo di andare in montagna. L’alpinismo non può essere considerato una gara, altrimenti tutti dovrebbero partire alle stesse condizioni, dovrebbero esserci regole precise, ma non è così. Ognuno può scalare come vuole: in stile alpino, come ho sempre fatto io con mio marito, oppure con l’aiuto dei portatori di alta quota, con le corde fisse piazzate ovunque o con le bombole di ossigeno. Ma è chiaro che così non si “combatte” ad armi pari. Non scendo a compromessi e non abbandonerò il mio modo di andare in Himalaya per un primato (…). Per andare in montagna occorre tempo, pazienza e umiltà, la fretta è davvero fuori luogo. Triste vedere alpinisti che arrivano ai campi base in elicottero, salgono la cima, e tornano in elicottero, vivendo la cima come unico obiettivo, senza neppure sentire l’odore della montagna con il trekking di avvicinamento»». Per i media, sue rivali sono state l’austriaca Gerlinde Kalterbrunner (14 vette raggiunte nel 2011), la spagnola Edurne Pasaban (14 nel 2010) e la sudcoreana Oh Eun Sun (il suo record come prima donna a completare le 14 nel 2010 è tutt’ora «disputed», contestato, per la mancanza di prove fotografiche).
• «A differenza della nostra eroina, Pasaban e Kaltenbrunner (e, soprattutto Oh Eun Sun – ndr) sono felicemente sponsorizzate e assistite. Nives no. Nives raggranella quanto le serve offrendosi ad umili serate specialistiche, integrate da proiezioni. Anche per questo, non tenta ogni anno le sue scalate, per le quali può contare solo sull’assistenza del marito Romano Benet (Tarvisio, Udine, 20 aprile 1962), e dell’amico Luca Vuerich (Gemona del Friuli, Udine, 11 dicembre 1975). Giunta ai piedi degli Ottomila, Nives non arruola squadre di sherpa, che si carichino di tutto il necessario. Nemmeno le bombole, si fa trasportare, perché lei e i suoi salgono senza. Si trascinano dietro soltanto una tenda, nella quale dormiranno in tre, a trenta sotto zero. E, alla fine, sale. Sale più presto possibile, evitando sin che può la successione dei campi base, che permetterebbero una graduale assuefazione fisiologica. Nel far così, corre ovviamente più rischi, tanto che le è già accaduto, una volta, di essere colpita da un edema, per fortuna sconfitto» (Gianni Clerici).
• «Nives sale, ma scende anche volentieri. “Ho piacere di tornare a casa e di mettermi a fare la lavatrice”. Questa è una cosa che può dire solo una donna» (Emanuela Audisio).
• «Io sono le montagne che non ho scalato».