31 maggio 2012
Tags : Paolo Mereghetti
Biografia di Paolo Mereghetti
• Milano 28 settembre 1949. Giornalista (Corriere della Sera). Critico cinematografico. Autore del «più venduto e imitato» dizionario dei film, Il Mereghetti (Baldini & Castoldi Dalai), che si divide il mercato con Il Morandini (vedi Morando Morandini) e il Farinotti (di Pino Farinotti per Newton Compton).
• Laurea in Filosofia con tesi su Orson Welles, «è riuscito a mettere insieme un dizionario vivace perché, pur non rinunciando “a coltivare e conservare lo spirito critico” appiattito “dai meccanismi produttivi e dalle esigenze di marketing”, è molto attento a confrontarsi con il pubblico e pronto a rivedere opinioni smentite (nel bene o nel male) dal tempo» (Santi Urso).
• «Ci sono libri (sul cinema, come su qualunque altro argomento, ma soprattutto sul cinema) più avvincenti della cosa di cui parlano. Uno di questi è Il Mereghetti, vasto repertorio di plot cinematografici, oltre che di giudizi critici fulminanti. (…)Trame sobrie come haiku, giudizi asciutti e nitidi come aforismi, sui quali magari non sono sempre d’accordo, ma un giudizio bello non è necessariamente il giudizio giusto, e del resto chi sono io per criticare?» (Diego Gabutti) [Iog 18/12/2013].
• Caustico nei confronti di quello che chiama Nuovo cinema populista «Francis Ford Coppola l’ha spiegato con lucidità: la vera svolta epocale per il cinema degli ultimi decenni non è stata né la rivoluzione digitale né tanto meno il 3D, ma “il giorno in cui invece di chiederci se una film era bello, abbiamo cominciato a chiederci quanto aveva incassato”. (…) Spesso la vera molla di una degenerazione di tipo populista viene proprio da chi dovrebbe cercare di arginare questa tendenza. Dai giornalisti che si inventano dibattiti su film che non lo meritano, gratificando di un valore (e di un contenuto) opere che invece ne sono prive e finendo, per puro spirito di polemica, a trovare qualità dove non ce ne sono. Dai critici che per paura di essere scavalcati non si sa dove, a destra o a sinistra, si attrezzano per ogni possibile rivalutazione a futura memoria di fronte a film minimi o minimissimi» [Cds-la Lettura 29/04/2012].
• A proposito della giovane critica «La relativa diffusione del patrimonio cinematografico in Rete permette iperspecializzazioni appena un po’ meno goliardiche di quelle operate in Italia dai fautori del trash negli anni Ottanta/Novanta (…) ma che sostanzialmente ne ripropongono i medesimi elementi fondanti: solipsismo critico (quante volte ci si parla addosso, non per spiegare ma per autolodarsi), spirito settario e impermeabilità totale al confronto. Non interessa più “riscrivere” la storia del cinema o difendere un autore (come in fondo aveva cercato di fare, spesso riuscendovi, la cinefilia di ieri) ma piuttosto innalzare dei muri intorno al proprio oggetto di competenza per difenderlo non si sa bene da cosa. Magari senza accorgersi che dietro alle nuove possibilità offerte dal web e dall’evoluzione della tecnologia ci sono spesso precise strategie di marketing e lotte di mercato» [Cds-la Lettura 17/06/2012].
• Trova che i documentari siano la parte più stimolante e curiosa del cinema italiano più recente «Se la missione del cinema è quella di raccontare il reale, il documentarista, che con gli avvenimenti fa i conti ogni giorno, ha imparato anche a chiedersi come organizzare quei fatti, come trovare un senso dentro quel reale senza costringerlo dentro binari previsti e prevedibili, conservando la capacità di “accogliere” le sorprese. Che poi è la scommessa che il cinema ha sempre cercato di vincere, dai tempi di Lumière fino a oggi» (Paolo Mereghetti) [Cds-la Lettura 29/07/2012].