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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Giorgio Mendella

• Monza 2 marzo 1953. Finanziere.

• «Protagonista negli anni Novanta di un crack memorabile, quello del gruppo Intermercato, che gettò sul lastrico 17 mila risparmiatori lasciandosi dietro una voragine di 700 miliardi di lire. L’ex patron di Retemia, il teleimbonitore capace di vendere qualsiasi cosa attraverso il video, già nell’82, a soli 29 anni, poteva vantare ben 23 condanne per piccoli reati come furti, truffe, emissioni di assegni a vuoto e conti non pagati, magari in qualche albergo di lusso. L’incontro con le televendite l’aveva portato poi a Retemia: e con l’avventura dei “titoli atipici” venduti via etere da Intermercato, Primomercato e le loro sorelline, erano arrivate anche le Ferrari, i casinò di Montecarlo, le suite a Manhattan, con contorno di accompagnatrici. Il tutto sempre pagato con le “attività delittuose” (così i giudici di Firenze) del teleguru e soci: più o meno 3 mila miliardi di lire, dei quali mille mai restituiti» (Sandro Orlando).
• «Un persuasore catodico talentuoso, un uomo capace di parlare per ore e ore con un tono pacato e suggestivo, di vendere prodotti, prestiti, case o satelliti senza perdere per un solo momento tensione e vis affabulatoria. Nel suo campo un vero maestro, un grande personaggio. Con i soldi accumulati, nel 1988 Mendella aveva addirittura acquistato una banca, il Banco di Tricesimo e aveva l’intenzione di costruire circa 15mila appartamenti (prevenduti in tv) sulla costa del Mar Nero, e un centro commerciale a Bucarest. Voleva anche comprare Odeon Tv, Telemontecarlo, una squadra di calcio. Infine, il sogno: l’acquisto e il lancio di Primosat, un satellite in orbita intorno alla Terra da cui diffondere sul pianeta il segnale di Retemia. A contorno, le solite convention con migliaia di persone allo Stadio dei Pini di Viareggio a osannarlo, il coinvolgimento come azionisti-testimonial di celebrità come Ugo Tognazzi, Michele Placido, Gina Lollobrigida, Gino Bartali. Stava per farcela. È crollato perché la Consob e la Borsa, il 25 giugno 1990, decisero di sospendere la vendita delle sue azioni» (Roberto Giovannini e Davide Orecchio).
• Per lui ci poi fu un mandato d’arresto, che divenne internazionale quando decise di fuggire dall’Italia. «Il 27 gennaio 1994 torna in Italia e accetta le manette. Entra in carcere, a Lucca. Le sue società chiudono una dopo l’altra, come scatole cinesi che si ripiegano su se stesse. Entra in carcere da solo. Quando riesce, subisce altre condanne e rientra. Nel 2004 si suicida il figlio, e a lui non viene accordato il permesso per andare al funerale. È un uomo invecchiato. Le sue occhiaie non sembrano più quelle dovute a una vitalità febbrile, ma quelle di un furore assopito dagli psicofarmaci. La sua parlantina è come se fosse ormai animata dall’ansia del risentimento piuttosto che dall’afflato della visione (…) Ma in prigione è rimasto innamorato del mondo. E vendere è l’unica cosa che probabilmente sa fare. Ha pensato a un modo per fare soldi facendo guadagnare chi consuma. E ha bevettato il decoder “Fenix 3” (commercializzato in Polonia, ndr), un congegno che collegato al tuo televisore ti dà 3 centesimi per ogni minuto di pubblicità che vedi» (Christian Raimo).
• Non si legò mai alla politica, raccontò di aver rifutato inviti da parte di Andreotti e Craxi. Nel 1990 dichiarò che fare il deputato non lo interessava: «Io non ho voglia di finire imbavagliato. È già capitato a mio padre cinquanta anni fa».
• Disse di aver votato Forza Italia alle elezioni del 1994: «C’è la simpatia verso Berlusconi, imprenditore che è diventato politico e le cui basi filosofiche non sono poi così distanti da quanto dicevamo e facevamo noi» [Cds, 25/4/1994].

• «Avevo visto il business della televisione e mi pare di non avere sbagliato; il business dei satelliti per la televisione e non avevo sbagliato; il business dell’est-Europa: quello che una volta era “oriente” oggi si chiama “comunità europea” e i valori si sono moltiplicati di 30 volte rispetto ad allora. Che cosa dovrei spiegare? Che in Italia tutti coloro che si sono occupati di comunicazione a un certo livello dopo l’avvento delle tv commerciali sono stati sempre arrestati e comunque azzittiti? Lo sanno anche i sassi».