31 maggio 2012
Tags : Alberto Meda
Biografia di Alberto Meda
• Lenno Tremezzina (Como) 1945. Designer. Ingegnere. Ha vinto quattro Compassi d’oro (nel 1989, nel 1994 e nel 2008 per le lampade Lola, la serie Metropoli e la lampada MIX di Luceplan; nel 2011 per il tavolo Teak di Alias) e numerosi altri premi. Ha lavorato per marchi celebri, Alfa Romeo Auto, Alessi, Philips, Kartell. «La sua Solar bottle, disegnata insieme al giovane argentino Francisco Gomez Paz, ha vinto l’Index Award 2007 nella categoria “casa”. Purifica l’acqua, la rende disponibile, ed è pure bella. “È banale in sé, è appunto una bottiglia e in pvc, però sintetizza molti discorsi importanti: tecnologia, estetica, utilità e sostenibilità. Esposta al sole, purifica l’acqua contaminata e la rende potabile con un sistema brevettato da una ditta svizzera, Sodis (Solar Water Disinfection). Il contenitore ha una doppia faccia: una trasparente che raccoglie i raggi Uva e l’altra riflettente metallica per sfruttare i raggi del sole. La forma piatta l’abbiamo pensata per il trasporto e anche lo stoccaggio. C’è una maniglia per portarla, ma che può anche diventare base angolare per migliorare l’esposizione. In sei ore i quattro litri di acqua dentro vengono puliti dagli agenti patogeni che causano diarrea, epatite A, dissenteria, colera. Progettare è una competenza che richiede responsabilità e doveri. Una macchina fotografica con un angolo più ampio. Nel dopoguerra, in un’epoca di ottimismo e di ricostruzione, il progettista era chiamato a rispondere insieme a dei desideri e a dei bisogni. La Vespa, la 500, le lampade e le sedie di Castiglioni, la Bic, i post-it sono state dimostrazioni pratiche di un sentire molto forte e molto coeso: innovazione, tecnica, utilità. Poi, nella sbornia dei decenni successivi, purtroppo si è in molti casi persa quell’aspirazione originaria del design che pensava a risolvere i problemi, guardava alla funzione e al rapporto degli oggetti con l’uomo. Nella perdita dello scopo, la nascita di opere che hanno soddisfatto più il narcisismo degli artisti che i bisogni della vita”» (Alessandra Retico).
• Vive e lavora a Milano.