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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Lorenzo Mattotti

• Brescia 24 gennaio 1954. Illustratore. Autore di memorabili copertine del New Yorker, di Vanity Fair, di Glamour. Suo il manifesto del Festival di Cannes 2000, suoi i disegni per Eros, il film di Antonioni, Wong Kar Wai, Soderbergh. Ultimo lavoro, l’animazione del Pinocchio di Enzo D’Alò nel 2012 Fra i molti libri, Fuochi, Pinocchio, la Divina Commedia e Jekyll & Hyde. «I disegni sono davvero finiti quando tutti i loro colori non spiegano, ma comunicano, respirano».
• Studente di Architettura, dopo aver collaborato con varie riviste, da Frigidaire ad Alter Alter, da Linus al Corriere dei Piccoli, cominciò a dedicarsi anche alla pittura.
• «Cresciuto nell’effervescente Bologna anni Settanta, aperta a ogni avventura nel mondo dei segni. In quel clima underground, percorso da fremiti psichedelici e furori iconoclasti, dove il gruppo Valvoline cercava sbocchi surreali e patafisici per il fumetto, divenne autore di punta, all’inizio di un percorso che l’avrebbe portato a Parigi, dove oggi abita» (Cesare Medail).
• «Venerato in mezzo mondo per il suo disegno espressivo e raffinato, per la sua arte visionaria e onirica» (Lorenzo Viganò).
• «Dice “Ho iniziato disegnando i muri delle mie camere da letto. Copiavo Michelangelo per imparare l’anatomia. Il cinema di Fellini e di Orson Welles mi stregavano per il taglio delle inquadrature. Divoravo fumetti. Disegnavo mostri e baci. Cercavo l’energia di Crumb”. Dice: “Per me tutti i colori hanno un significato e un mistero. Posso sovrapporli per ore, assecondarli sino a quando trovo l’armonia. L’armonia, dice un mio amico francese, è il momento in cui tutti i colori si mettono a cantare”. È un calmissimo ossessivo. Lavora dieci ore al giorno. I suoi disegni valgono piccole fortune. Ha una moglie, due figli ragazzini, ma abita dentro a una sua luna silenziosa. Viene da molte città che gli hanno traslocato intorno e da cui lui si è difeso costruendone una propria. Dice: “Mio padre era ufficiale della Guardia di finanza. Cambiava sede ogni quattro anni. Le città erano come film, finivano sul nero e ne cominciava sempre un’altra. Io abitavo nei seguiti, sempre dopo la parola fine”. Dopo Brescia e molto prima di Parigi, ha vissuto a Ancona, Udine, Como, Venezia, Bologna, Milano. Dice che il solo posto che non ha mai smesso di ruotargli intorno è Castelbelforte, paese di Bassa Mantovana: “Casa dei nonni, nome carico d’avventure, dove assorbivo l’estate e le notti nere di campagna piene di fantasmi, di civette e di vampiri. A parte i terrori notturni che moltiplicavo per inventarmi inseguimenti e fughe, ho ricordi dolcissimi: i campi di grano, il cielo immobile, il fresco delle stanze, la penombra dei miei disegni”. Dice che oggi tutta la vita che galleggia nei suoi disegni arcobaleno, viene dalla paura in bianco e nero della vita. Tutto l’amore, dalla paura dell’amore. Tutte le sue superfici, in giallo e azzurro, sono in omaggio alla curve di quel tempo preziosamente dissipato a Castelbelforte. I bianchi vengono dalle nebbie lombarde. Le trasparenze dall’acqua di lago. La stanchezza dalle zanzare di agosto. E il rosso dalla lucentezza delle angurie. “Ho cominciato a far girare le mie tavole con storie di ragazzi metropolitani. Storie cattive, disegnate veloci, con il nero espressionista che caricava l’anima”. La densità e la lentezza l’ha imparata dagli esuli sudamericani come José Muñoz, Carlos Sampayo e Alberto Breccia. “Ho sempre lavorato contro l’apparente leggerezza del fumetto. Ho trovato la strada grazie al colore”. “Fino al giorno che ho guardato per l’ennesima volta le piscine di David Hockney e le ho viste per la prima volta. Ho visto i corpi nell’acqua. Li ho immaginati in movimento. Non più circondati dall’acqua, ma dal flusso dei sentimenti, allacciati ad altri corpi. Era il nuovo tema che cercavo. Era il tema che mi ha dato una enorme voglia di cominciare a dipingere”. Mattotti oggi dipinge grandi tele in acrilico. Dipinge stanze viste dall’alto e abbracci visti da molto vicino» (Pino Corrias).
• «Da anni vive e lavora a Parigi, conservando sempre l’Italia nel cuore. Spesso torna ad esporre in patria: a Milano è affezionato ospite della galleria Nuages, che ha pubblicato molti dei suoi libri» (Chiara Vanzetto) [Cds 4/12/2008].
• Il suo loft parigino è quasi vuoto: «Odio le pareti affastellate (Giovanna Pezzuoli) [Cds 6/12/2009].
• È mancino.
• Sposato con Rina, padre di Ambra e Simone.
(Lauretta Colonnelli)