31 maggio 2012
Tags : Marco Materazzi
Biografia di Marco Materazzi
• Lecce 19 agosto 1973. Ex Calciatore. Difensore lanciato dal Perugia, una parentesi in Inghilterra con l’Everton, poi dieci anni all’Inter (2001-2011), dove ha vinto cinque scudetti consecutivi (dal 2006 al 2010, il primo a tavolino causa “moggiopoli”), la Champions League e la Coppa del Mondo per club nel 2010, quattro coppe Italia ed altrettante Supercoppe italiane.
• Con la nazionale ha vinto i mondiali del 2006: in gol contro Repubblica Ceca (subentrò all’infortunato Nesta) e Francia, nella finale contro i transalpini realizzò anche uno dei rigori decisivi e fu centrato in petto da una testata di Zinedine Zidane (espulso): non si è mai saputo cosa gli avesse detto per scatenare una simile reazione, i tabloid inglesi Daily Star e Sun, che avevano parlato di un insulto razzista, furono costretti a chiedergli scusa e a pagargli i danni d’immagine. Agli Europei del 2008 è stato accantonato da Donadoni dopo il disastroso esordio contro l’Olanda (0-3).
• «La trafila era stata lunga. Il padre Giuseppe (Arborea, Oristano, 5 gennaio 1946), allenatore, lo voleva lontano dal calcio e lo iniziò al basket. Pur di disobbedire, lui a sei anni faceva il guardalinee. Nato a Lecce, formato in Sicilia: Messina, Marsala, Trapani. “A Trapani guadagnavo 25 milioni l’anno. Il mister Arcoleo mi teneva sul campo fino a notte, alla luce di una lampada da 60 watt, e mi faceva tirare, tirare, tirare. Ancora sei mesi e sarai pronto, mi diceva”. Sei mesi dopo Novellino lo chiamò a Perugia. Ma poi arrivò Galeone. “Mi disse subito: tra me e tuo padre non corre buon sangue. Poi mi fece vendere al Carpi”. Quindi un anno da emigrante, all’Everton, l’altra squadra di Liverpool. Ancora Perugia, e finalmente l’Inter» (Aldo Cazzullo).
• «Nel 2005-2006 fui molto vicino al Milan. Mancini non mi vedeva, voleva che me ne andassi: a me premeva soprattutto andare a giocare per guadagnarmi il Mondiale. Fui vicinissimo a firmare coi rossoneri, poi però parlai con Lippi, mi disse che un posto tra i 23 me l’avrebbe dato comunque e quel colloquio fu la mia fortuna. Decisi di restare dove mi diceva il cuore, Lippi mantenne la promessa, mi portò in Germania e quel che successe lo sapete» [Gds 10/12/2010].
• Nel 2004 beccò due mesi di squalifica per aver preso a pugni negli spogliatoi il giocatore del Siena Bruno Cirillo. Fino ai trionfali Mondiali del 2006, era noto soprattutto come un giocatore scorretto. Mimmo Ferretti: «In un derby, sistemò prima il suo 45 pianta larga sul petto di Shevchenko lontano dalla porta e dalla palla, e poi a gamba tesa rischiò di colpirlo con i tacchetti in faccia. Dopo quell’esibizione, Bad Boy venne etichettato in diretta tv come “macellaio”».
• «Il mondo del pallone sarebbe meglio abitato se non ci fosse cittadinanza agonistica almeno per i recidivi, per i cultori a ogni costo – e forse loro malgrado –del gioco sporco, in pensieri, parole e opere. (…) Forse Zidane era rimasto alla vecchia casistica secondo cui chi mena parla poco, e viceversa: non sapeva che Materazzi, nel dubbio, non si è mai fatto mancare niente. Amen. Se è passato indenne attraverso gli Stiles e i Passerella, personaggi simbolo dei non indimenticabili mondiali vinti dall’Inghilterra nel ‘66 e dall’Argentina nel ‘78, il calcio riuscirà a sopravvivere anche a Materazzi e ai suoi epigoni» (Gigi Garanzini) [E continuano a chiamarlo calcio, Mondadori, 2007, pp.13-14].
• «Sono arrivato ai Mondiali del 2006 con il marchio della “pecora nera”, poi Nesta si è fatto male e mi sono ritrovato titolare e protagonista con tanto di gol in finale alla Francia... Questo per dire che le etichette, come te le appiccicano poi con i fatti si possono strappare in fretta. Io mi sento un po’ Cassano e un po’ Balotelli, due amici e due campioni che, a dispetto di chi li critica, rimarranno nella storia del nostro calcio» (Massimiliano Castellani) [Avv 10/11/2009].
• «Bisogna essere sinceri, il difensore dell’Inter e della Nazionale non è il massimo della simpatia, però ha dei particolari che affascinano, principalmente per l’aspetto fisico: per esempio ha una straordinaria fotogenia e ha un corpo da modello. È uno che cura molto la sua immagine, pensate ai tatuaggi e ai muscoli scolpiti» (il massmediologo Klaus Davi).
• Il suo idolo è Michael Jordan «Una volta l’ho incontrato, abbiamo fatto la foto insieme, io sognavo di farmi firmare una canottiera, ma mi avevano detto che bisognava chiedere il permesso, che non sarebbe stato facile e non me l’ero portata dietro. E invece la prima cosa che mi ha chiesto lui è stata: “Cosa vuoi che ti firmi?”. E io: “Non ho niente”. Volevo ammazzare tutti» (a Michele Primi) [Rol 3/2014].
• Il numero 23 è per lui una sorta di ossessione: in campo portava la maglia numero 23, il numero di Jordan, si è sposato il giorno 23, ha avuto un figlio il giorno 23 e, quando ha smesso di giocare a calcio, ha aperto a Milano - insieme all’amico Stefano Mancinelli – un negozio di sneaker e sportwear da collezione che si chiama Space23.
• Coltiva una vera e propria mania per le scarpe da basket «Anche se sono da anni un testimonial della Nike, ogni volta che vado in America spendo tutti i soldi in scarpe. Mi sa che sono l’unico. Lo faccio anche solo per averle un mese prima che arrivino in Italia. Questo ti fa capire quanto sono malato. (…) Il mio pezzo più pregiato è l’edizione Defining Moments Package delle Air Jordan II, quelle indossate da Michael quando è tornato a giocare nel 1996. Sono in una scatola dorata, bellissima! Ma ho anche quelle brutte, ogni tanto apro le vecchie scatole e dico: mamma, che orrore! Però anche quelle fanno parte dell’evoluzione» (a Michele Primi).
• «Porto il nome di mia moglie, Daniela, tatuato sul cuore a caratteri gotici, e quello dei miei figli Davide e Giammarco sulle braccia, insieme con la mia data di nascita. La mia terza figlia l’ho chiamata Anna, come mia madre. È morta quando avevo 15 anni».
• «In casa stende con cura i panni (“così poi non c’è bisogno di stirare”) e si occupa del barbecue» (Chiara Risolo) [Pan 30/4/2009].
• «Il giocatore più fesso con cui abbia mai giocato» (Patrick Vieira, suo ex compagno di squadra all’Inter).