Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Antonio Matarrese

• Andria (Bari) 4 luglio 1940. Politico. Ex presidente del Bari (1977-1983). Ex presidente della Figc (1987-1996). Dall’8 agosto 2006 al 5 maggio 2009 presidente della Lega calcio (carica già ricoperta dall’82 all’87), al posto di Adriano Galliani, dimessosi dopo lo scandalo Moggi. È tornato al Bari come vice del fratello Vincenzo (presidente dall’83) dal luglio 2010 al marzo 2014, quando la società è stata dichiarata fallita.
• Il 14 gennaio 2013 è stato nominato membro onorario della Figc. Queste, nell’occasione, le sue parole di ringraziamento: «Volevate un manager, l’avete avuto, ma non avete risolto nulla e adesso avete messo in croce Beretta. Siete punto e a capo, ma con voi ho vissuto anni magnifici» [Cds 15/1/2013].
• «Atterra nel mondo del calcio nel 1977, quando la potente famiglia (cantieri, case, strade, stadi), dove non manca nemmeno un vescovo, lo designa alla guida del Bari. Un anno prima, era diventato onorevole con la Dc (61 mila preferenze), un assenteista di successo, rieletto fino al 1994, quando non si ricandida. Da sempre Tonino (per tutti)» (Fabio Monti).
• «Si siede a capotavola anche quando mangia da solo» (Tony Damascelli).
• «Piace a quasi tutti i presidenti del calcio perché, dicono, nessuno sa fare i propri interessi meglio di questo democristiano di ferro, categoria non solo politica ma dello spirito» (Maurizio Crosetti).
• Sul fallimento del Bari: «Dopo trentasette anni si conclude in bianco e nero, anzi in rosso pieno, il film a colori dei Matarrese, la sacra famiglia che ha resistito a tutto, anche a se stessa. Quando Antonio incominciò l’avventura nel Settantasette si presentò con un azzardato slogan: “Saremo la Juventus del sud”. Sarebbe bastato essere “il” o “la” Bari di sempre (…) Antonio sognava lo scudetto e ha perso anche lo scudo della Democrazia Cristiana, nemmeno le preghiere di suo fratello vescovo sono servite a salvare il Bari dall’inferno, senza nemmeno passare dal purgatorio. Li chiamavano i Kennedy del sud, anche questa è stata un’etichetta ridicola, per fortuna con un epilogo meno tragico (…) Il divo Antonio ha avuto miniere d’oro tra le mani, Lega calcio, Federcalcio, Uefa, Fifa, oggi è polvere, memoria di un tempo che è davvero antichissimo, quando Antonio stava seduto a fianco di Blatter, cenava con Platini, dialogava con i grandi del football mondiale, oggi riceve la visita dell’ufficiale giudiziario, controlla i conti con il giudice fallimentare» (Tony Damascelli) [Grn 26/2/2014].
• Sposato, due figli.