31 maggio 2012
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Biografia di Clemente Mastella
• Ceppaloni (Benevento) 5 febbraio 1947. Politico. Sindaco di Benevento dal 20 giugno 2016. Eletto alla Camera nel 1976, 1979, 1983, 1987, 1992, 1994, 1996, 2001 (Dc, Ccd, Margherita), al Senato nel 2006 (Udeur), al Parlamento Europeo nel 2009 (Pdl, ricandidato e non eletto nel 2014 con Fi). Sottosegretario alla Difesa nell’Andreotti VI e VII (1989-1992). Già ministro del Lavoro nel Berlusconi I (1994-1995), ministro della Giustizia nel Prodi II (2006-2008): le sue dimissioni portarono alla caduta del governo e alla fine della XV legislatura. «Conosce la storia del castoro? Quella citata da Gramsci? Un tempo, il castoro era molto ricercato dai cacciatori, perché dai suoi testicoli si traeva una sostanza considerata miracolosa. Quando il povero animale si vedeva circondato, si strappava i testicoli e li gettava ai cacciatori, per aver salva la vita. Ecco, quel castoro sono io. Quando mi sono visto circondato da giudici, giornalisti, servizi segreti, ho lasciato il ministero, insomma mi sono strappato i testicoli. E mi hanno risparmiato» (ad Aldo Cazzullo).
• «Da quando, nel 1976, è entrato in politica, ha fatto il deputato, il senatore e l’eurodeputato ininterrottamente. Un primato. L’uomo di Ceppaloni non colleziona soltanto seggi. Ma anche partiti: ne ha fondati una mezza dozzina; è stato nella Dc ed è in Forza Italia. Ha un debole per le poltrone di governo: due volte sottosegretario e due volte ministro. Nelle cerimonie pubbliche usa il risvolto dei pantaloni per pulirsi le scarpe. Confonde le Mura di Gerico con il Muro del pianto. Ed è persino convinto che Mosè abbia attraversato il Mar Rosso da solo» (Guido Quaranta) [Esp 2/5/2014].
• Figlio di un maestro, laureato in Filosofia («primo in una famiglia di analfabeti»), giornalista, lavorò in Rai e fu capo dell’ufficio stampa della Democrazia cristiana guidata da Ciriaco De Mita: il segretario faceva “ragionamenti” e lui «li traduceva in notizie per gli amici giornalisti. Tanti». «Cordialone con i cronisti ossequiosi e arrogante con gli altri, era soprannominato “la voce del padrone”». Al congresso della Dc del febbraio 1989 si guadagnò gli onori delle cronache e di un neologismo, le “truppe mastellate”, coniato da Giampaolo Pansa per lo zelo con cui organizzò e diresse la claque.
• Nel ’93 tentò lui stesso di fare il segretario della Dc, proponendosi come il simbolo del rinnovamento. «Più che il nuovo che avanza, è l’avanzo del vecchio», commentò il suo compagno di partito Hubert Corsi.
• «A Montecitorio dal ’76 (fino al 2008, quando non si è ricandidato, nonostante l’offerta di un posto da capolista nelle liste del Psi – ndr), si è segnalato, come legislatore, per tre idee. Ha proposto di introdurre la settimana corta nelle scuole per consentire agli studenti e ai loro genitori di godersi un lungo fine settimana. Ha suggerito di far suonare l’inno nazionale all’avvio di ogni partita di calcio non solo come antidoto alle violenze negli stadi ma anche per dare solennità agli incontri. E ha auspicato l’istituzione di un tribunale speciale per i giornalisti sfrontati con i potenti. Nessuna di queste idee è stata presa sul serio» (Guido Quaranta).
• Nel ’98 raccolse l’appello dell’ex presidente Francesco Cossiga, si staccò dal Ccd e diede vita ai Cristiano democratici per la Repubblica, presto confluiti nell’Udr (di cui diventò segretario). L’Udr diede la fiducia al governo D’Alema. Dopo circa un anno trasformò il progetto iniziale in Udeur (Unione democratici per l’Europa) lavorando al progetto di un grande centro. Quindi strinse un accordo con l’Ulivo e si presentò col centrosinistra («un centro-sinistra scritto col trattino, anzi col trattone») alle regionali del 2000. • «Incarnazione del centro del centro del centrosinistra, che però, all’occorrenza, potrebbe trasformarsi nel centro del centro del centrodestra» (Antonio Padellaro). Contrario al referendum sulla legge elettorale (che avrebbe cancellato la sua Udeur, ferma all’1,5 per cento), minacciò più volte di uscire dal governo e di costringere il Paese al voto anticipato per evitarlo. Salvo poi tornare sui suoi passi dichiarando l’intenzione di rifondare un partito cattolico di centro insieme a Casini.
• Fu l’unico ministro a non votare il disegno di legge sui Dico varato dal governo. E in una puntata di Anno zero dedicata proprio ai Dico, provocato da una vignetta di Vauro, per protesta se ne andò dallo studio in diretta tv (il conduttore Michele Santoro lo attaccò, Vauro da allora in poi lo soprannominò “madre Mastella di Calcutta”). Nel maggio 2007 fu uno dei due ministri che parteciparono al Family Day (l’altro era Beppe Fioroni).
• Sull’esperienza nel Prodi II: «L’indulto: nasce dall’accordo tra i grandi partiti, e l’hanno gettato addosso a me. Il volo di Stato (per andare al Gp di Monza del settembre 2007, ci fu anche un’inchiesta per abuso d’ufficio poi archiviata, ndr): avevo chiesto il permesso alla presidenza del Consiglio! Che fastidio dava mio figlio su un aereo che tiene cento persone! Vallettopoli: una sera mi telefona un cronista del Secolo XIX e mi chiede se sono io il politico in barca con due donne e un trans. Passi per le donne, ma il trans! Che schifo! Incontro per caso al Bolognese Lele Mora, lo saluto, e la Guardia di finanza fa irruzione al ristorante per sapere se mi ha pagato il conto! Compro la casa a Roma che affitto da 33 anni, e mi massacrano. Vado al Columbus Day, e trovo contestatori anche lì. Una manovra di avvolgimento: Santoro, Travaglio, l’Espresso, Grillo... Sono stato il loro Mamurio Veturio, il personaggio che nell’antica Roma veniva vestito di pelli e cacciato a bastonate, per purificare l’intera comunità».
• Al momento dell’approvazione dell’indulto, nel luglio 2006, Mastella manifestò comunque commozione ed esultanza, ricordando il forte appello in questa direzione di Giovanni Paolo II a Camere riunite («ci benedice dal cielo», disse). L’indulto (provvedimento di clemenza che estingue o diminuisce la pena senza cancellare il reato) fu deciso soprattutto per alleggerire la situazione insostenibile delle carceri: oltre 60 mila detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 43 mila. Passò con il consenso dei due terzi del Parlamento (indispensabili per questo tipo di legge), vale a dire anche con i voti di Forza Italia e Udc, che pretesero peraltro che fossero inclusi nel perdono i reati finanziari. Nel governo Di Pietro votò contro, e fu la prima grande frattura con il Guardasigilli. Qualche mese più tardi anche il ministro dell’Interno Amato si disse pentito. Oltre 24 mila persone risultarono beneficate, i reati registrarono un aumento, molti tornarono in carcere. Un anno dopo i detenuti erano già 47 mila.
• Nell’ottobre 2007 il pm di Catanzaro Luigi De Magistris fece sapere di aver messo Mastella sotto inchiesta, insieme al premier Prodi, per abuso d’ufficio, finanziamento illecito ai partiti, concorso in truffa nell’ambito di finanziamenti europei e nazionali. La decisione del procuratore capo di Catanzaro di avocare a sé il fascicolo scatenò un duro scontro con Di Pietro, che accusò Mastella di interferenza nel lavoro del magistrato (già sotto inchiesta del Csm per volere del Guardasigilli).
• Il 16 gennaio 2008 il terremoto giudiziario che coinvolge gran parte della famiglia e l’Udeur campana. Mastella è indagato per concussione, falso e concorso esterno in associazione per delinquere. La moglie Alessandrina Lonardo (Ceppaloni 9 marzo 1953), presidente del consiglio regionale della Campania, viene messa agli arresti domiciliari (venendolo a sapere dalla tv) con l’accusa di tentata concussione nei confronti del direttore generale dell’Azienda ospedaliera Sant’Anna e Sebastiano di Caserta, Luigi Annunziata. Arresti domiciliari anche per il sindaco di Benevento Fausto Pepe e due assessori e due consiglieri regionali, tutti fedelissimi di Mastella. Fra i quattro finiti in carcere c’è poi il consuocero, Carlo Camilleri. L’inchiesta è della procura di Santa Maria Capua Vetere: «Dallo scenario disegnato nell’ordinanza del gip - che parla di “un vero e proprio sistema illecito che lascia francamente basiti per i metodi sfacciatamente irregolari con cui veniva esercitato” - l’Udeur in Campania appare più che un partito politico, una lobby dedita a occupare posti di potere» (Fulvio Bufi).
• La signora Mastella sulla vicenda giudiziaria che l’ha vista protagonista (intervistata da Maria Corbi): «Io non ho mai raccomandato nessuno. Vedo messo in discussione tutto il lavoro che ho fatto in questi anni per due medici che non ho mai raccomandato. Peraltro non mi pare che la raccomandazione sia un reato e in ogni caso chi è senza peccato scagli la prima pietra». E la storia di Annunziata che per lei, da intercettazione, sarebbe “un uomo morto”? «Significava che con quella persona non voglio personalmente averci più nulla a che fare».
• «“Nella buona e nella cattiva sorte”: non poteva che andare così, la love story di Clemente & Alessandrina, sancita quando lui diede a lei il primo bacio sulla spiaggia newyorkese di Oyster Bay, Long Island. Insieme al catechismo, insieme nella gioventù cattolica, insieme all’altare, insieme nella scalata al potere, insieme nei guai giudiziari. Roba da fotoromanzi d’altri tempi. Quelli in cui lui dice a lei: “Salvati! Sono perduto!” E lei: “Mai! Piuttosto morta!”» (Gian Antonio Stella).
• Gli arresti domiciliari per la moglie, che venne a saperlo dalla tv, furono forse la goccia che fece traboccare il vaso. «Per non dimettersi da Guardasigilli, con conseguente crisi di governo, il segretario dell’Udeur aveva chiesto la solidarietà del centrosinistra al completo. Il premier Romano Prodi e il ds Max D’Alema erano dispostissimi a prestarla. Non però Antonio Di Pietro, che lo detesta. Era il pomeriggio di martedì 22 gennaio 2008. L’indomani il governo andava incontro a un altro problema: il voto sul ministro Alfonso Pecoraron Scanio che il centrodestra voleva sfiduciare. Clemente minacciò: “Se non date la solidarietà a me, l’Udeur non darà la fiducia a lui”. Come dire, se anche non mi dimetto, il governo cade lo stesso. Era un buon motivo di pressione su Di Pietro che Prodi poteva fare valere. Ci si stava lavorando, quando dal Sannio, feudo mastelliano, arriva a Clemente la drammatica telefonata dei suoi: “Cleme’ statt’ accuorte, oltre ad arrestare tua moglie e Pellegrino, il tuo consuocero, i giudici stanno intercettando i cellulari dei tuoi figli e di tua nuora”. Bianco in volto e fremente, il guardasigilli è sbottato: “È un assedio. Vogliono la nostra ecatombe. Vaffan’ tutti quanti” e si è dimesso all’istante trascinando con sé l’intero gabinetto. La magistratura e i suoi metodi avevano fatto il colpo grosso. A questo punto, indette le elezioni, Clemente aveva ancora carte da giocare. Ma le ha buttate tutte, in un crescendo di cupio dissolvi. Per salvare sé e l’Udeur, ha iniziato il giro delle sette chiese. Incontra per primo il Cav che lo accoglie con benevolenza e gli promette l’elezione di un numero di parlamentari sufficiente a fare sopravvivere il suo partito. Ma, stretto il patto tra loro, l’altro big del Pdl, Gianfranco Fini, s’impanca e lo boccia. Un provvidenziale sondaggio fa sapere che l’ingresso di Mastella procurerebbe la perdita di 10 punti al centrodestra. “Mi spiace, non posso più” gli spiega il Cav. Clemente comincia a sentirsi in braghe di tela, ma ci riprova con gli ex dc sparsi ai quattro venti. “Siamo gente di parrocchia, ci capiremo” si dà coraggio. E va da Pier Ferdinando Casini nel momento peggiore. Costui era a sua volta umiliato e offeso per essere stato accolto con condiscendenza nella Rosa bianca, il neopartito dei suoi due transfughi, Bruno Tabacci e Mario Baccini. Nervosetto assai, Pierferdy gli risponde picche. Il povero Clemente entra allora nell’idea di sciogliere l’Udeur» (Giancarlo Perna).
• Nell’aprile 2008 il Gip di Catanzaro ha archiviato la posizione di Clemente Mastella, indagato per abuso d’ufficio dal pm Luigi de Magistris nell’ambito dell’inchiesta Why not sulle presunte frodi milionarie ai danni dell’Unione europea, perché mancavano i presupposti per l’iscrizione nel registro degli indagati: «Contento? Intanto mi hanno ammazzato politicamente. Chi mi ripagherà adesso?».
• Nel marzo 2011 è stato rinviato a giudizio, assieme alla moglie Sandra Lonardo, per truffa e appropriazione indebita (per l’acquisizione di due appartamenti a Roma di proprietà dell’Udeur e della testata giornalistica Il Campanile) e per abuso d’ufficio (per l’assegnazione di incarichi da parte dell’Arpac, l’agenzia regionale di protezione ambiente).
• Nell’aprile 2014 rinviato a giudizio dalla procura di Napoli per associazione a delinquere insieme alla moglie e a 17 ex dirigenti dell’Udeur. Secondo l’accusa, l’attività dei vertici dell’Udeur in Campania era finalizzata «alla commissione di una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, e soprattutto all’acquisizione del controllo delle attività pubbliche di concorso per il reclutamento di personale e gare pubbliche per appalti e acquisizioni di beni e servizi bandite da Enti territoriali campani, Aziende sanitarie e Agenzie regionali, attraverso la realizzazione di numerosi reati».
• Nel 2010 ha sciolto l’Udeur e dato vita al movimento Popolari per il Sud, che «intende colmare il vuoto politico nel sud a livello locale, confermando al contempo la strategica alleanza con il Pdl».
• Un debole per le citazioni colte che gli ha causato qualche gaffe, da ultimo nel gennaio del 2008 quando, durante il discorso in parlamento con cui rassegnava le sue dimissioni da ministro, attribuì al poeta cileno Pablo Neruda versi della scrittrice brasiliana Martha Medeiros («Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine» ecc.).
• I tre figli si chiamano Elio (nel 2008 protagonista di uno scontro con la Iena Alessandro Sortino su chi fosse più raccomandato), Pellegrino (protagonista il 29 luglio 2006 di uno storico matrimonio con 600 invitati, nello stesso periodo fu tirato in ballo nell’inchiesta sulla Gea, vicenda alla quale risultò peraltro del tutto estraneo, vedi Alessandro Moggi), Sasha (bielorussa adottata quando aveva 8 anni).