31 maggio 2012
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Biografia di Valerio Mastandrea
• Roma 14 febbraio 1972. Attore.
• Nato e cresciuto nel quartiere romano della Garbatella, figlio unico di genitori separati, dopo il divorzio è stato affidato alla madre ma è cresciuto soprattutto con la nonna. Un passato come batterista (suona ancora) e playmaker. «A 19 anni ho scritto a Maurizio Costanzo, volevo andare a raccontare i fatti miei. M’hanno chiamato. Un’esperienza che non rinnego, ho toccato con mano le potenzialità televisive. Un passaggio utile a farmi allontanare da quel periodo della vita mia ragionandoci. Avevo fatto il botto, mi sono messo paura, attacchi di panico. Da lì ho cominciato a scrivere e a recitare al teatro Argot di Roma. Era il 1993. Però più vado avanti e più cerco di non andarci in tv, più cresco e più mi spaventa».
• Ex Rugantino a teatro (1998, con la Ferilli, Simona Marchini e Maurizio Mattioli, 253 repliche), nel 2013/2014 in scena con Qui e ora di MattiaTorre, insieme a Valerio Aprea.
• Al cinema è stato tra l’altro il commissario Calabresi in Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana, protagonista di Non pensarci di Gianni Zanasi (2008, Ciak d’oro) e della serie omonima andata in onda nel 2009. David di Donatello come miglior attore nel 2010 per La prima cosa bella di Paolo Virzi e nel 2013 per Gli equilibristi di Ivano De Matteo (miglior attore protagonista) e Viva la libertà di Roberto Andò (miglior attore non protagonista). Da ultimo visto in La mia classe (Daniele Gaglianone, 2013) e La sedia della felicità (Carlo Mazzacurati, 2014).
• Nel 2005, al debutto come regista, firma il cortometraggio Trevirgolaottantasette, vincitore della prima edizione del concorso per cortometraggi, RdC Awards 2005. Nel 2014 ha diretto il suo primo lungometraggio, La profezia dell’armadillo, dall’omonimo fumetto di Zerocalcare. «Il tempo e la vita ti cambiano. A lungo recitare è stato un bacino dove riporre la rabbia, l’insicurezza, la passione che non riuscivo a esprimere. Poi cresci, ti fai una famiglia, hai bisogno di altro. Il cinema ora mi sembra altro. Oggi mi serve di più stare dietro la macchina da presa» (ad Arianna Finos) [Rep 26/4/2014].
• «Sono monicelliano. Mi sento uno de La grande guerra o dei Soliti ignoti. Moretti mi piace molto, Muccino non è nel mio stile e io, probabilmente, non sono nel suo» (ad Alessandra Rota).
• «Il mio è l’italiano parlato da un romano, d’altra parte solo i doppiatori parlano senza regionalismi. Il mio accento racconta una storia. Me ne vanto».
• «Credo che la mia forza stia nel fatto che preferisco essere una persona felice piuttosto che un grande attore» (a Irene Maria Scalise).
• «Ho spesso incarnato personaggi di una certa classe sociale. E quando ho tentato altro, cercando di essere più “alto”, non so se ci sono riuscito».
• «Ho votato sempre a sinistra, Berlusconi non lo voterei mai. Nel 2006 ho votato Prc. Veltroni è un caterpillar, ma non so se voterò» (alla vigilia delle Politiche 2008). Nello stesso anno ha firmato un appello degli studenti della Sapienza contro le aggressioni di alcuni militanti di estrema destra. Nel 2014 l’appello No Tav in solidarietà con i quattro attivisti arrestati con l’accusa di terrorismo e ha fatto sapere: «Sono sempre stato convinto che votare fosse un diritto e un dovere. Dopo le ultime elezioni ho capovolto il pensiero. Credo che oggi sia un diritto anche non votare».
• Romanista, ha dedicato alla sua squadra la poesia L’antiromanismo spiegato a mio figlio.
• Sul braccio ha un tatuaggio con la scritta «Tutto è puro per i puri».
• Non ha mai imparato a nuotare.
• È stato fidanzato con Paola Cortellesi, dal 2008 dirigono Il Quarticciolo, un piccolo teatro nella periferia di Roma.
• Sposato con l’autrice televisiva Valentina Avenia, un figlio, Giordano.