31 maggio 2012
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Biografia di Mauro Masi
• Civitavecchia (Roma) 26 agosto 1953. Politico. Manager. Da maggio 2011 amministratore delegato di Consap, la Concessionaria dei servizi assicurativi pubblici. Da aprile 2009 a maggio 2011 direttore generale della Rai. Segretario generale della presidenza del Consiglio nel Berlusconi III (2005-2006) e IV (2008-2011). Direttore del dipartimento editoria della presidenza del Consiglio (dal 2008 al 2011 e già dal 1996 al 2006).
• «Laurea in Giurisprudenza con 110 e lode, la carriera di Masi è iniziata in Banca d’Italia. Nell’88 viene chiamato alla presidenza del Consiglio dove è nominato consigliere per la comunicazione economica. Dal 1991 al 1994 è nuovamente in Banca d’Italia. Nel 1994 diventa portavoce del ministro del Tesoro Lamberto Dini, incarico che ricopre fino al 1995, quando rientra a Palazzo Chigi con il ruolo di direttore dell’ufficio stampa e portavoce dello stesso Dini, diventato nel frattempo premier. Nel 1996 la nomina a capo del Dipartimento per l’informazione e l’editoria. È stato anche vicepresidente della commissione che ha realizzato la campagna di informazione straordinaria sull’introduzione dell’euro. Dal maggio del 1999 al giugno del 2003 ha ricoperto l’incarico di commissario straordinario della Siae» (la Repubblica).
• «La Rai è ancora lontana quando Masi nel 2006 incontra a Palazzo Chigi Massimo D’Alema, allora vicepresidente del Consiglio, che lo nomina suo capo di gabinetto. “Palindromo” lo definisce Prima comunicazione: figura retorica leggibile sia da sinistra verso destra sia viceversa. Ma è solo un effetto ottico. Almeno una volta alla settimana, Masi varca il portone di Palazzo Grazioli. Va a rapporto da Berlusconi all’epoca capo dell’opposizione. D’Alema non ne sapeva nulla. Di più: pensava che Masi fosse un civil servant vicino al centro sinistra, un uomo molto affidabile. Pensava. Il camaleontismo del futuro direttore della Rai raggiunge la vetta più alta. Masi si spoglia del tradizionale neutralismo tipico degli alti burocrati, degli uomini della Banca d’Italia, e forse per nascondere le scappatelle a Palazzo Graziosi mostra una vera adesione al governo guidato da Prodi» (Roberto Mania) [A&F 28/2/2011].
• Da direttore generale della Rai è stato criticatissimo dal centrosinistra, accusato di voler «normalizzare» Viale Mazzini secondo le indicazioni di Berlusconi. «Per esempio quando decise di sollevare Paolo Ruffini dall’incarico di direttore di Raitre il 25 novembre 2009 sostituendolo con Antonio Di Bella che lasciava a sua volta il Tg3. Ruffini poi ricorse alla magistratura del lavoro e venne reintegrato nel suo incarico l’ 8 giugno 2010. Durissime le sue polemiche con Michele Santoro, protagonista di una trattativa (secondo Masi) di uscita dall’azienda nell’estate del 2010: fino a pochi giorni dalla ripresa di Annozero, poi regolarmente ripreso, Masi parlava di accordo vicino mentre Santoro escludeva qualsiasi sua uscita. E poi, il 27 gennaio 2011, il famoso caso della telefonata di Masi in diretta da Santoro che si “dissociava” pubblicamente dal tono della puntata. Altro capitolo polemico quello del rapporto con Fabio Fazio e Roberto Saviano, nel novembre 2010, per Vieni via con me: il centrosinistra ha parlato di “sabotaggio” della direzione generale nei confronti del programma» (Paolo Conti) [Cds 28/4/2011].
• Nelle intercettazioni del Trani-Gate uscite nel marzo 2010 anche alcune sue telefonate con Berlusconi: «Le intercettazioni del Trani-Gate sulle presunte pressioni del premier Berlusconi contro Annozero coinvolgono anche il direttore. Ma nelle polemiche finiranno anche lo stop ai talk show, in ossequio alla par condicio, prima delle Regionali 2010, e il braccio di ferro sui contratti e sugli ospiti di Vieni via con me, il programma di Fazio e Saviano su Rai3 che sarà l’evento dell’autunno 2010» (Carlo Tecce).
• «Il Fatto Quotidiano fece della gestione Masi una caricatura continua, così come Dagospia, che lo soprannominò subito SadoMasi. Detto questo, Mauro si diede un gran da fare: chiuse i rapporti con Sky, fece partire il digitale terrestre e tentò di riportare l’azienda agli obblighi della sua missione di servizio pubblico» (Luigi Bisignani) [L’uomo che sussurra ai potenti, Chiarelettere, 2013].
• Nel 2012 ha raccontato la sua esperienza alla guida di Viale Mazzini in Un nemico alla Rai... 800 giorni contro nella tv pubblica (Marsilio, con Carlo Vulpio).
• Collabora con Milano Finanza e Italia Oggi.
• Come ad della Consap guadagna 473 mila euro all’anno.
• «Gran commis d’Etat di esperienza trentennale, autorità nel campo dell’editoria, pirateria e copyright. Delle segrete stanze Masi conosce i segreti, ma non ha le phisyque du rôle del Richelieu dai passi silenti e implacabili. Con il mustache coprente da sceriffo che va a caccia dell’indiano e l’incedere non felpato da ragazzone di Civitavecchia che ama lo sport e le cose belle della vita, Masi, potendo, non lesina cordialità e convivialità. Pare che alle riunioni con i fidatissimi ami raccontare, per alleggerire il clima della dura giornata lavorativa e nonostante lo stakanovismo che lo contraddistingue (con lui i fannulloni non durano), aneddoti innocui, piccole chicche di dolce vita romana, ricordi semiseri di vertici internazionali e resoconti dell’allenamento in palestra» (Marianna Rizzini).
• «Sono un liberale, buono per il centrodestra e per il centrosinistra. Un liberale con tendenza americana. Non conservatore. In passato mi avevano offerto tante candidature. Quando deciderò, ci metterò la faccia» [Carlo Tecce, Fat 18/7/2012].
• «Se vuole rivolta chiunque come un calzino: è campione di thai boxe» (Denise Pardo).
• «Il più talentuoso sciupafemmine che abbia mai conosciuto» (Luigi Bisignani).
• Divorziato da Mary Anne D’Antine, due figli. Ora legato alla conduttrice Rai Ingrid Muccitelli, più giovane di lui di 26 anni, ex di Piero Chiambretti.
• Veste sempre in gessato: «Mi diverte e mi sta benissimo. È uno dei miei difetti: sono vanitoso».
• «Si sente elegante, lui ex parà con tanto pare di Folgore tatuata sul braccio. Baffi curati, basette lunghe. Capelli tinti. Abbronzato. E molto depilato, si dice. “Il bel Cecè”, secondo Giampaolo Pansa» (Roberto Mania).
• Soffre di claustrofobia.